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Recensione di Branchie di Niccolò Ammaniti

Creato il 11 giugno 2014 da Leggere A Colori @leggereacolori

6 Flares 6 Flares × Recensione di Branchie di Niccolò AmmanitiBranchieNiccolò Ammaniti
Pubblicato daEinaudi
Data pubblicazione in Italia:
Formato:
Collana:Einaudi. Stile libero
Genere:Narrativa Contemporanea
Pagine:
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La trama:

Marco Donati è un ragazzo che ama i pesci, ha un negozio di acquari e una vita normale. Finché non scopre di avere un tumore che in poco tempo lo porterà alla morte. Una lettera dall’india cambierà quello che sotto tutti i punti di vista sembra essere un destino segnato. Siete pronti a immergervi in questa storia e a fluire con la corrente, ovunque essa porterà?

“Branchie nasce come un tumore (maligno?) di una tesi in biologia”, dice Ammaniti nell’introduzione al libro che l’ha fatto conoscere al pubblico, come a prepararlo all’argomento. E’ chiaro, coinciso, e al lettore da del tu fin da subito, come a invitarlo a entrare nella storia senza mediazione alcuna, direttamente, come un tuffo nell’acqua… pronti a seguire la corrente e a lasciarsi trasportare. Come i pesci dell’acquario di Marco Donati, il protagonista della storia, che in seguito alla scoperta di avere di avere un tumore ai polmoni perde interesse per la propria vita aspettando semplicemente di morire. Finché arriva una lettera dall’India e decide di lasciare la monotonia della città e un destino ineluttabilmente segnato, per un ultimo grande progetto: la costruzione di un acquario speciale per una ricca bizzarra e sconosciuta signora che gli pagherà ogni spesa. Chi di noi non lo farebbe? Così parte, lasciando a Roma una madre iperattiva e iperpreoccupata, una fidanzata ignara delle condizioni di salute in cui si trova e il negozio di acquari che gestiva.

Sull’aereo trova un’improbabile compagnia di uomini vestiti di arancione che spera di arruolarlo nel loro movimento spirituale e per tutto il viaggio cerca di convincerlo a entrare nella loro setta. Sembrano innocui, ma in breve tempo, Marco si rende conto che sono persone pericolose e appena sceso dall’aereo, si trova a scappare per le strade di Bombay, diretto verso la casa della sua benefattrice. Arrivato là, trova un’ amara sorpresa: la signora è morta da anni. In più, nella fuga, ha perso ogni centesimo che aveva in tasca . Ognuno di noi nelle stesse circostanze cadrebbe in preda allo sconforto più nero… ma non Marco (ed è uno dei motivi per cui questo personaggio mi sta stranamente simpatico). È vero, deve morire, ma non si piange addosso e anzi, forse perché sa qual è la “propria data di scadenza”, apprezza ogni singolo momento di ciò che gli accade. Non è n sentimentale e non si perde in metafore sdolcinate, ma si rimette in marcia per le strade polverose, finché non viene catturato da una musica mai sentita prima e precipita in una buca che non aveva visto a causa dell’oscurità. Viene così a conoscere la Banda dell’Ascolto Profondo, composta da personaggi diversissimi tra loro, accomunati dalla passione per la musica. Questa banda lo accoglie e lo ospita nel loro appartamento e lo invita a suonare con loro, che a breve dovrà esibirsi per un personaggio di spicco, ricco e potente. Marco decide di unirsi a loro – in fin dei conti non ha nulla da perdere- e così viene a contatto con la bellissima figlia dell’uomo che li ha ingaggiati per lo spettacolo.

La ragazza lo seduce e lo porta nella clinica del dottor Subtonik, un chirurgo estetico che esegue interventi estetici a richiesta, prendendo le parti necessarie alle clienti, direttamente da altri esseri umani. Il protagonista si ritrova in un letto pronto per essere operato: il dottore gli toglierà i polmoni malati sostituendoli con quelli sani di qualcun altro. Qui ritrova la propria madre venendo a sapere che ogni cosa, dalla lettera al rapimento, era stata organizzata da lei nel tentativo di salvargli la vita. Ormai rassegnato si prepara all’inevitabile, ma la Banda dell’Ascolto Profondo riesce a portarlo via, pianificando di chiudere quella clinica, che più che estetica, sembra essere un luogo degli orrori. Ogni cosa avviene in fretta e il finale esplosivo, sia letteralmente sia metaforicamente, ci lascia stupiti e perplessi: la clinica esplode e ogni personaggio trova una nuova vita. Il perfido dottore diventa “buono” e continua il lavoro di chirurgo salvando vite, usando non più esseri umani, ma animali. Ha salvato anche Marco, alla fine, sostituendo i polmoni malati con delle bellissime branchie, che lo rendono un ottimo ibrido che nuota felice nell’acquario comunale di Berlino. Seguendo la corrente degli avvenimenti è diventato ciò che amava di più: un pesce. Felice, senza pensieri. Limitandosi a seguire la corrente. Un libro interessante per lo stile asciutto, diretto e surreale. Si legge in fretta, si segue il protagonista nelle sue vicende (tra la fantascienza e il thriller) e ci si lascia trascinare. Piacevolmente, ma senza pretese. Motivo per cui l’ho valutato 3,5 stelle.

Mariateresa Della Chiesa



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