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Recensione di Calcio e Acciaio, dimenticare Piombino di Gordiano Lupi

Creato il 22 luglio 2014 da Leggere A Colori @leggereacolori

13 Flares 13 Flares × Recensione di Calcio e Acciaio, dimenticare Piombino di Gordiano LupiCalcio e AcciaioGordiano Lupi
Pubblicato daA.Car
Data pubblicazione in Italia:
Formato:
Genere:Narrativa Contemporanea
Pagine:
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La trama:

Tornare a Piombino da eroe, da celebre giocatore dell´Inter. É il sogno avverato di Giovanni che vive una nuova era, lontana dai riflettori, in un territorio in perpetuo cambiamento che non é più totalmente suo. C´é spazio per i ricordi, per guardare le cose dove si son lasciate senza toccarle, con nostalgia e rimpianto, e per il presente dove possono, devono, vivere i sogni degli altri.

Dimenticare Piombino, una quasi città con la sua storia di acciaierie e tifo che scendono fino al mare. È ciò che non farà Giovanni piccolo eroe sportivo che dal calcio di Piombino arriverà all´Internazionale di San Siro per tornare a vestire una casacca nerazzurra che però pesa di più.

Giovanni è l´ultimo erede di una stirpe di campioni, cresciuta sotto il sole dello Stadio Magona, all´ombra dei pini marittimi e dei pitosfori profumati di salsedine nel golfo di Baratti. Per questo è tornato a casa. Ritrovare i luoghi dove è cominciato il sogno e accorgersi che non sono cambiati. (Calcio e Acciaio – Gordiano Lupi)

Il successo è una dipendenza, specialmente per le nuove generazioni, ma non lo è stato per Giovanni, piedi per terra e non solo in campo, della vecchia scuola, dove si predicano sacrificio e rinunce, rigore e professionalità per potersi esprimere ai massimi livelli.

Sarà che Giovanni ha avuto una sola cosa dalla vita tra quelle che ha amato, ed è il calcio. I dribbling, lo scatto, l´odore dell´erba, il rumore dei tacchetti nel tunnel dello stadio, le sfide. La sua è una storia che inizia come tante, rappresenta il sogno, la voglia di rivincita della sua famiglia per lui ancora prima che per se stesso. Quella voglia di farcela indispensabile che separa un futuro campione da un rassegnato. Il padre di Giovanni lavora in acciaieria, fa i turni, si spacca la schiena, guardando suo figlio gli dice “ tu non ci devi finire a lavorare là”. È una speranza, una specie di promessa, la spinta a un sogno. Il nonno di Giovanni invece conosce la guerra e conosce l´America delle opportunità, da emigrato pieno di speranze. Se ha imparato qualcosa dalla vita questo è sognare, nel senso più pieno di credere, e questo insegnerà al giovane nipote, giorno dopo giorno. Che le cose impossibili sembrano, ma finiscono per non esistere. E resta una realtà tutta da fare.

“Ci sono stati tempi duri. Non ho fatto altro che sognare”, rispondeva.

“E hai realizzato quei sogni?”.

“No. E neppure vorrei”.

“Perché, nonno?”.

“Non potrei vivere senza sogni”.

 

(Calcio e Acciaio – Gordiano Lupi)

Giovanni non è il classico calciatore, si interessa di cinema, legge, scrive lettere d´amore. Ha vissuto il suo sogno, ora ha concluso la sua carriera da professionista nel Piombino, società che l´ha lanciato, vive in una bella villa al mare con la madre vedova e per non fare a meno del calcio allena. Proprio il Piombino, i cui campionati esaltanti sono soltanto nei ricordi di qualche vecchio, tra giovani promesse e scarpe da appendere al chiodo. L´universo che ruota intorno a Giovanni è legato al calcio, il Presidente, i suoi colleghi, i giocatori, l´amico Paolo arbitro che lascerà il calcio per sposare una ragazza cubana (eh sì, Lupi trova un angolino per descrivere la sua amata Cuba), e il gruppo di mezza età composto da divorziati e soli, tra cui Cinzia, compagna abituale in una storia in cui il sesso prova senza successo a coprire la solitudine. Giovanni è tornato, è nella sua città, la respira e ricorda, la scruta e ricorda, la cammina e ricorda. Tutto il romanzo è un processo di riappropriamento di cose lasciate a metà: un amore di gioventù, il proprio padre, le esultanze al Magona. Ora il suo mestiere non è più fare gol, è cercare per trovare una vita propria lì dove le cose non sono più come una volta, dove il calcio e le persone non lo sembrano neppure. È far vivere a qualcun altro il suo sogno. Una narrazione impregnata di dolce nostalgia in cui il calcio è una malattia che ti allunga la vita. Il miglior tempo perduto è lì, sono quei dubbi che ti vengono in mente solo quando non sei più così giovane, e ti sembra di non avere poi così tutto quel tempo.

Le acciaierie forse chiuderanno, lo stadio Magona si lascia consumare dal tempo e dimenticare dai tifosi che hanno l´abbonamento al calcio in Tv. Questi due simboli della prosperità di Piombino sono in difficoltà, sono i tempi che cambiano e noi con loro. Ma Giovanni non ci sta, aggrappato al suo rettangolo verde mette i sogni in campo, incita i ragazzi, vive per la prossima partita.

E poi c´è l´amore, che di regole precise non ne ha, e che forse non è mai stato così importante come il calcio. È stato sacrificato, come altro del resto, per nutrire i sogni e destinato ai rimpianti. Che poi l´amore c´è, ma bisognerebbe trovare un modo per farlo uscire fuori, per sentirsi fragili una buona volta, davanti a una madre che non avrai sempre, davanti a una ragazza, Cinzia, che non aspetta altro che essere importante. Giovanni ha ottenuto ciò che voleva, ma non si ottiene mai veramente tutto. Qualcosa resta fuori. E questo qualcosa non torna più. Questa è la malinconia di Calcio e Acciaio, presentato al premio Strega quest´anno, storia di calcio certo, ma anche storia di rimpianti, di ricordi, del cambiamento repentino della società, storia di valori e scorci, deliziosi, che restano di una Piombino più forte del tempo.

Fondamentale in questo romanzo è la costruzione introspettiva del personaggio la cui narrazione supera il periodo delle vicende narrate al presente stesse, la storia in fondo è uno spaccato, non pretende di essere inizio o fine. In questo Gordiano Lupi è stato molto efficace, riuscendo a delineare il personaggio in maniera molto precisa attraverso pensieri e ricordi, luoghi e immagini, talvolta ricorrenti, altrettanto precisi capaci di ricostruire perfino quel tempo che non c´è più facendolo vivere al lettore. Una scrittura suadente, dai tempi dosati, molto descrittiva. Che quando descrive Piombino si esalta regalando ad angoli di terra e mare una magia che non può lasciare indifferente il lettore.

Quando ho saputo di Calcio e Acciaio ho chiesto a Gordiano Lupi di mandarmi una copia del suo lavoro, perché non ho mai letto niente di suo, perché amo il calcio, oltre che -perdutamente- i libri. E mi son sembrati buoni perché. Ringrazio Gordiano per il dono, perché il valore di certi libri non è quello commerciale, non è la carta e la copertina e l´inchiostro, ma è la magia delle storie che vi sono racchiuse. Quei libri che vorresti non finissero mai.

Una storia che ci insegna che “c’è sempre un sogno per cui vale la pena lottare”. Magari non è in campo la Domenica, è tra le strade della nostra città, nelle nostre vene, nei nostri pensieri, nel cuore di qualcuno che lo conserva per noi. Noi forse saremo quelli che un giorno ricorderemo quale è stato. Magari ne parleremo seduti al bar parlando anche di calcio. Perché “parlare di calcio è inutile ma quanto ci piace”…



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