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Recensione di Centomila, una storia di Giuseppe Panfili

Creato il 17 marzo 2015 da Leggere A Colori @leggereacolori

Recensione di Centomila, una storia di Giuseppe PanfiliVoto:
Informazioni sul libro
Titolo:Giuseppe Panfili
Pubblicato da:0111edizioni
Collana:LaRossa
Genere:Sentimentale
Formato e pagine:
in offerta
scontato
Trama:

Siamo centomila, cose, pensieri, sentimenti. Siamo storie che nessuno racconta, talmente semplici da sembrare inventate, talmente vive da lasciare traccia. Una di queste la racconta Giuseppe Panfili, talmente inventata bene da sembrare vera. La leggi e ti rimangono centomila cose.


Centomila battiti, passi, pensieri, centomila capelli, denari, centomila volte. Il loro punto d’incontro è “una storia”, una nel senso di una come tante. Ma una… quella. Quella che non ti fa dormire la notte. Che se la racconti sembra la stessa di tutti e se la vivi sai che è tutta un’altra cosa. In questa storia scoprirete chi unisce queste centomila cose, scoprirete che sono solo la parte numerica di qualcosa di incalcolabile.

Prima regola: non si inizia una recensione come la si termina. La rispetterò, o forse no. Seconda e ultima regola: le regole son fatte per essere infrante.

Una storia è amicizia nella solitudine, quella tra il bambino Daniele e Vittorio, pittore improvvisato al parco, solo un uomo, che nulla ha più di se stesso.

Un bambino che torna a credere a un uomo, e lo stesso uomo che torna ad amare. Due gelati, una panchina. Sullo sfondo una tela. Bianca. (Centomila, una storia – Giuseppe Panfili)

Una storia è amore, quello tra Daniele, ormai ragazzo, Carla e i gemellini, una famiglia perfetta. Le cose perfette non possono diventare più perfette, o restano così o tornano indietro per perdere la magia. Diventare quello che noi chiamiamo semplicemente “normale”. E, infatti, Una storia è anche tradimento, immorale quanto spontaneo, ingiusto quanto incontrollabile. Cos’è il tradimento se non un segreto passaggio di consegne? Con la scusa di seguire l’istinto Daniele monopolizzerà tutti i sentimenti della sua vita riversandoli su Irene, una ragazzina disillusa, nervosa e insicura.

Non è una vita senza grinze, ognuno ha i suoi scheletri, di ieri, appesi belli belli nell’armadio che sono le paure da mettere oggi. Forse per questo, Daniele e Ines, vanno in ospedale a far ridere i bambini malati, per pareggiare i conti dei sorrisi nel mondo.

La trama si snoda tra il delicato amore sbocciato e l’incoerenza di un matrimonio che non sa di sapere tutto ciò che non è più. Il narratore esterno è imparziale, privo di giudizio morale sostanzialmente. Non appoggia la finzione del protagonista ma sostiene anche, tra le righe, che l’amore non sia mai sbagliato, e il fatto che non lo si possa scegliere e controllare lo dimostra. “Se hai amato era amore, l’amore non è mai un errore” cantava Raf. E in questo tormento, in questo squilibrio il vecchio Vittorio è sempre lì, dalla parte di Daniele, ad ascoltare, a preoccuparsi, con rispetto. A vivere delle sue parole, a caricarsi ogni sua gioia e pena.

Qualcosa sta per cambiare nella vita di Daniele, qualcosa che cambierà la prospettiva delle cose portandola a zero.

Immuni dalle regole sono solo i bambini, i pazzi e i maghi. I primi perché non conoscono le regole, i secondi perché non le capiscono, i terzi perché sanno come sovvertirle. Bambini, pazzi e maghi. Insomma come dire la stessa cosa. (Centomila, una storia – Giuseppe Panfili)

La narrazione è caratterizzata da un forte senso di incompiuto, dalla necessità di Daniele e Ines di incontrarsi per sviluppare la propria storia d’amore controbilanciata da una lontananza fatta di chilometri e ostacoli. Tanti brevi capitoli, frequenti gli stacchi, anche per permettere e isolare la riflessione, (come nei capitoli 19 e 20) attraverso la quale Giuseppe Panfili esprime il meglio della sua scrittura.

La trama è molto lineare e la storia poco articolata, la scrittura è volutamente sospesa tra il concreto, quasi banale, l’astratto e il simbolico. Per come è costruita la scrittura ha motivo la brevità del testo, infatti, le frasi a effetto e quasi poetiche, talvolta cercate con troppa assiduità, a mio parere, suggeriscono o una distribuzione capillare nel testo intramezzate da importanti sezioni di trama oppure, come in questo caso, un concentrato, una densità e vicinanza tra loro ma in una trama non prolissa.

Personalmente credo che i libri di questo tipo lascino più il segno rispetto a storie di trecento pagine piene di avvenimenti “allungati” ad arte di cui non ricorderemo mai i particolari alla fine della lettura, e di concetti triti e ritriti ripresentati in altra forma. Di Centomila, una storia ricorderete tutto, perché è poco, perché il cuore della narrazione ha un peso specifico che supera quello dell’involucro, dei nomi, dei posti, delle date.

ApprofondimentoIMG_0357

Mi capita di conoscere o di avere contatti con gli autori che recensisco, noti o sconosciuti ai più. Conosco anche Giuseppe Panfili perché collabora con il sito Leggere a Colori scrivendo recensioni. Tutti gli autori che ho recensito sanno che io faccio favori, ma quando parlo di libri non faccio favori a nessuno. Perché la libertà di dire quello che penso, l’autonomia che noi bookblogger ci siamo ritagliati nello spazio web è diventata un punto di forza e uno strumento che deve restare a vantaggio di voi lettori.

Centomila, una storia è una storia gradevole da seguire, antipatica da accettare. Si nota qualche pecca di inesperienza, mi riferisco a qualche scena non dovutamente introdotta o di qualche passaggio in cui sarebbe stato meglio passare per gradi dal determinato all’immaginario, per fare qualche esempio. Ma nell’economia totale direi mancanze perdonabilissime, sia ricordando che questa è la prima opera di Panfili (nella prima opera l’autore prende sostanzialmente le misure della sua scrittura) e soprattutto che i pregi sono preponderanti: una costruzione del testo accurata, la capacità di rivisitazione di un tema molto comune attraverso concetti semplici ma finemente cesellati, e mi ripeto, a tratti poetici.

I dialoghi non sono scontati, ne avrei apprezzato una quantità maggiore, ma qui andiamo sui gusti personali. L’impressione è che questa storia sia stata scritta con la pancia, successivamente limata, senza che questo le facesse perdesse i caratteristici tratti di amore viscerale, di entusiasmo e vitalità, di razionalità sull’orlo emozionale e viceversa.

Leggera, Una storia, ti porta dove vuole. È dove sei già stato centomila volte nei sogni. “La verità non è nient’altro che una delle tante possibili bugie”. Centomila battiti, passi, pensieri, centomila capelli, denari, centomila volte. La vita. L’amore.



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