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Recensione di Di mercoledì di Anna Marchesini

Creato il 26 gennaio 2016 da Leggere A Colori @leggereacolori

Informazioni sul libro
Titolo:
Autore: Anna Marchesini
Pubblicato: Rizzoli
Collana:Best BUR
Genere: Narrativa rosa
Formato: BrossuraPagine:

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Giudizio sintetico: three-half-stars


Quando la signorina Else, una spilungona un po’ strana, decide di andare dalla psicologa per risolvere i problemi covati da una vita, origlia di nascosto la storia della Signora Zelda. Diventate amiche, le due donne, tralasceranno i propri dispiaceri all’ombra della vita tragica della povera Maria.

La signorina Else è un tumulto di sensazioni contrapposte che le rendono difficile l’esistenza. Per questo decide di recarsi da una coppia di psicologi. Vuole affrontare le proprie paure, la rabbia e i dispiaceri che porta con sé da una vita, senza essersene mai sbarazzata del tutto. Una casa di sensazioni tragiche che le impediscono di vivere come vorrebbe. Che le impediscono di proferire parola durante le sedute terapeutiche, mentre con il pensiero ripercorre i suoi vecchi fiumi di tristezza. Zelda, al contrario, si trova nello studio dello psicologo spagnolo perché suo marito la crede depressa. Succube di un coniuge dalla personalità dittatrice, rifugia le sue emozioni nell’amato giardino, credendosi felice.

Quando Else origlia le conversazioni intime della signora Zelda, le due diventano amiche. Da qui le loro tristi emozioni vengono spazzate via dalla tragica storia di Maria. Due genitori ossessivi che la tengono incatenata in un luogo che non ama. Una morte interiore mai cessata, in cui la vita tenta di rinascere sulla scia di un amore delicato, coltivato sotto l’illusione di potercela fare. Un amore pieno di menzogne che finisce per spezzare, in minuscole schegge di ossa, la vita che Maria credeva di aver finalmente ritrovato. Si consuma così una straziante fine che viene pronunciata inconsapevolmente dalla nenia che il padre di Maria recitava così: “Dopo cento anni e cento mesi l’acqua torna ai suoi paesi”.

La storia contenuta in Di mercoledì è caratterizzata da una scrittura scorrevole, ricca di metafore che intessono le emozioni delle tre donne e per niente banale. Credo fortemente, infatti, che la bellezza di questa narrazione non sia nelle immagini che evoca, quanto invece nella ricerca delle parole che Anna Marchesini trova per raccontare le sensazioni delle protagoniste.

Tuttavia, spesso, le vicende diventano ridondanti a causa dei troppi termini utilizzati per descriverle. Uno stile, comunque, unico, degno di una brava scrittrice. Da notare, anche, che nessun paese viene citato di preciso se non quello delle emozioni, intrappolate in un tempo passato. È il consumarsi della Vita, tuttavia velata da un pessimismo Leopardiano.

Come in tanti libri che ho letto, ho potuto constatare, ancora una volta, che i romanzi moderni non si limitano a raccontare ma celano dietro di loro una vera e propria morale, degna delle fiabe di Esopo. La Marchesini in questo libro nasconde una morale formativa, attraverso la messa in disparte delle due protagoniste-amiche (Else e Zelda) per dare spazio a una vicenda molto più tragica delle loro. Scuotendole e scuotendoci a vivere, senza credere mai di essere i portatori assoluti del dolore. Di mercoledì è un libro che stupisce poco alla volta, con un finale che evidenzia il filo sottile che tiene legate le tre donne. Una fine che sconvolge gli animi e porta a riflette su quanto la Vita sia beffarda se ci sfuggono le sue redini. Consigliato, se amate riflettere sui temi principali dell’esistenza: la Morte, il dolore e la Vita.

A photo posted by Leggere a Colori (@leggereacolori) on Jan 13, 2016 at 8:11am PST

Approfondimento

La prima cosa che ho pensato leggendo Di mercoledì è che fosse un libro intriso da una vena di pessimismo cosmico, tipico dello stile leopardiano. È impressionante quanto la tristezza delle protagoniste evochi Leopardi. E nelle stesse immagini che l’autrice descrive ritrovo il vecchio poeta: in un passaggio infatti il personaggio di Else se ne sta alla finestra a osservare la Vita che scorre. Proprio come ne Il Sabato del villaggio, poi citato dalla stessa autrice. Conferma della macchia leopardiana sulla quale si districa l’intera narrazione.

Alessia Bellizzi




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