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Recensione di Divergent di Veronica Roth

Creato il 04 luglio 2014 da Leggere A Colori @leggereacolori

7 Flares 7 Flares × Recensione di Divergent di Veronica RothDivergentVeronica Roth
Pubblicato daDe Agostini
Data pubblicazione in Italia:
Formato:
Genere:Fantasy
Pagine:
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Il libro su Goodreads
La trama:

Beatrice, alias Tris, è una adolescente della fazione degli abneganti. Giunto il suo sedicesimo compleanno sta per sottoporsi al test di personalità per decidere il suo destino sociale senza ritorno: candida, erudita, abnegante, intrepida o pacifica? Qualcosa va storto, sembra non possedere un'unica predisposizione caratteriale e questo è pericoloso per la sua incolumità al punto di doverlo celare a chicchessia, persino alla sua famiglia. La scelta ufficiale le porrà numerosi e difficili ostacoli da superare, ma accanto avrà alcuni fedeli compagni di fazione che la proteggeranno e sosterranno. Persino il suo istruttore, per affinità elettive, la prenderà sotto la sua ala protettrice, intuendo immediatamente che, come lui, è una divergente.

La storia di Divergent si svolge in un tempo imprecisato, in una società, forse un mondo, in cui le persone sono segregate in fazioni in base ad una predisposizione caratteriale prevalente: il coraggio, l’altruismo, la sincerità, la cultura, la gentilezza. Ogni fazione ha la presunzione di possedere la dote necessaria alla conservazione di uno stato di pace, l’unica capace di scongiurare una guerra. Doti che, se coesistenti nello stesso individuo, rappresentano un’anomalia e una minaccia da reprimere con la condanna a morte: la divergenza, ossia il pensare e l’agire libero con tutte e cinque le doti caratteriali.

L’adolescenza rappresenta il momento della scelta della fazione cui appartenere da adulti. Il test di appartenenza si svolgerà attraverso simulazioni indotte da improbabili sieri ipnotici, che riveleranno l’indole di ciascun individuo, per iniziarlo poi alla nuova vita di fazione, cui sarà condannato in eterno, pena l’espulsione e la vita da escluso, qualora dovesse subentrare dubbio o incertezza sulla scelta ormai fatta. Beatrice, la protagonista, è una sedicenne figlia di Abneganti, ossia della fazione degli altruisti. Il test di simulazione rivelerà ambivalenza tra le sue origini e la fazione degli Intrepidi, ossia i coraggiosi e temerari, su cui cadrà la sua scelta definitiva, costringendola ad abbandonare la famiglia d’origine. Anche il fratello di Beatrice, Caleb, scoprirà di avere doti logiche e passione per lo studio, che lo porteranno alla scelta di un’altra fazione ancora, quella degli Eruditi.

Prove d’iniziazione improbabili e sovrumane, atti di cruenta crudeltà, in una sorta di bunker oscuro e angusto, si avvicenderanno nella nuova vita della protagonista, fino alla rivelazione che essa stessa è una Divergente, pericoloso ostacolo al compiersi del delirante piano degli Eruditi di sterminare gli Abneganti, considerati ostacolo al progresso e all’arricchimento individuale. Tra complotti e alleanze, sieri alienanti, dolore fisico e mentale, violenza, lutti, suicidi e omicidi, Beatrice conoscerà il primo amore, il suo istruttore Tobias l’anima gemella, divergente anche lui, e ritroverà quello fraterno. Beatrice si ritroverà infine con Tobias e Caleb, personaggi positivi, Peter, la sua nemesi, e Marcus, il padre temuto di Tobias, tra gli Esclusi, forse il vero e unico mondo possibile, dove le scelte continue sono un percorso obbligato lungo il cammino dell’esistenza di ogni individuo.

Beatrice, la protagonista, vive in una società smembrata, surreale, senza tempo e spazio geografico. Non si capisce se questa società rappresenti l’intero mondo o una sua parte. I colori del romanzo sono cupi, solo grigi e buio. Il ritmo è pigro, la storia è banale, per nulla avvincente, e la scrittura piatta. Primo romanzo di una trilogia, ad un’età giovanissima, certo, ma non sufficiente a giustificare la prolissità senza contenuto. Si fa fatica ad arrivare in fondo. Se il mio fine non fosse stato di recensirlo, avrei abbandonato la lettura al decimo capitolo, quando ormai avevo perso definitivamente la speranza che ci fosse la svolta narrativa. Finisce come inizia, senza senso e senza emozioni.

S’intravedono le angosce tipiche dell’adolescenza, l’identificazione amletica tra l’uno o l’altro genitore fino alla frattura definitiva e al ritrovamento successivo. Il desiderio di separazione e indipendenza portato all’estremo di forzare il proprio destino, pur di esser o sembrare altro dalle proprie origini, l’intuizione che l’adattamento acritico ad un credo, qualunque esso sia, porti inevitabilmente all’annichilimento, a sentimenti di prevaricazione, invidia e odio fino allo scontro fisico brutale. Temi questi estrapolabili e interessanti, comunque condotti con espedienti narrativi banali, crudi e noiosi. Forse è solo il giudizio di chi non ama questo genere.

Divergent non è, comunque, un libro che consiglierei, né che mi piacerebbe conservare in formato cartaceo nella mia libreria. Detto ciò, ammetto comunque che scrivere una storia e portarla a termine è sempre un’impresa non da tutti e quindi, anche solo per questo, apprezzabile.

Aurora Landriani



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