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Recensione di E qualcosa rimane di Nicoletta Bortolotti

Creato il 04 maggio 2014 da Leggere A Colori @leggereacolori

8 Flares 8 Flares × Recensione di E qualcosa rimane di Nicoletta BortolottiE qualcosa rimane Nicoletta Bortolotti
Pubblicato daSperling & Kupfer
Data pubblicazione in Italia:
Formato:
Collana:Pandora
Genere:Narrativa Contemporanea
Pagine:
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La trama:

Due sorelle, un rapporto unico e profondo segnato da una lacerazione che affonda le radici ai tempi dell’infanzia. Un affetto straordinario che né la lunga assenza né gli irrisolti conflitti interiori riescono a scalfire. Una storia delicata e profonda come solo un amore limpido può esserlo, raccontato con linguaggio immaginifico entro una cornice sfumata da colonne sonore di straordinaria intensità.

Una storia permeata dai ricordi e caratterizzata da linguaggio suggestivo quella raccontata da Nicoletta Bortolotti che in E qualcosa rimane analizza il particolare rapporto tra due sorelle per poi allargarsi all’analisi di un’intera famiglia la cui storia comincia in una Milano di inizio anni 70 e tra una serie continua di rimandi e flashback approda fino ai giorni nostri. Ogni anno raccontato corrisponde ad un capitolo che inizia con un’asciutta descrizione degli avvenimenti salienti di cronaca e politica e i dettagli riguardanti il diverso taglio di capelli sfoggiato di volta in volta dalle donne protagoniste dei ricordi. Pian piano si dischiude il punto di vista della narratrice, Margherita, che a tratti si interseca con quello di Viola, la sorella minore, materialmente distanti sul piano dei contatti, ma indissolubilmente unite da un’emotività condizionata sin dall’infanzia da quanto avveniva nella loro casa detta dei “Lego”, il rifugio che le riparava dalla perdita di pezzi a cui pian piano andava incontro la relazione dei loro genitori.

E ancora le canzoni di Ornella Vanoni, di Guccini, di Vecchioni sullo sfondo di una storia d’amore estremamente irrazionale caratterizzata da venature bizzarre di cui le figlie costituivano l’equilibrio. Due caratteri, quelli genitoriali, troppo diversi tra loro, che conducono i due ad una inevitabile quanto drastica separazione. E allo stesso modo le figlie, assimilate nelle parole della protagonista per la loro natura al mondo dei cani e a quello dei gatti: Margherita e la madre, presenti, prevedibili come i primi; Viola e il padre istintivi e sfuggenti come i gatti. Stessa saga familiare, differente il modo delle due sorelle di reagire al trauma della separazione dei genitori e distante anni luce il loro atteggiamento di fronte all’universo maschile di cui Margherita descrive la disperazione ogni qualvolta Viola si stanca dell’ennesimo uomo. E il racconto dell’annunciata fuga di casa da parte di Viola: un silenzio lungo 8 anni intervallato da telefonate senza principio di dialogo. Per questo quando improvvisamente Viola riappare, Margherita non esita alla richiesta di voler trascorrere del tempo insieme.

La ritrovata vicinanza “fisica” con la sorella scatena in Margherita una cascata prorompente di pensieri, dettagli e domande che vorrebbe rivolgere a Viola per colmare il buco di quegli anni, ma si trattiene per paura che lei possa di nuovo sfuggirle per quella natura così vicina ai gatti. Viola la invita a trascorrere un fine settimana insieme, loro due da sole, nel mare di Sestri Levante, col mistero di un segreto da rivelarle. Margherita accoglie l’invito ma l’idea di quanto Viola possa rivelarle, la tiene come sospesa in un tempo fatto di riaffioro di ricordi e di condivisione degli stessi tra le due. D’un tratto si dissolvono i conflitti dell’una verso l’altra. E proprio quando Margherita pensa di aver “afferrato” Viola, ecco che quest’ultima sfugge di nuovo non senza però averle lasciato nuovi ricordi tangibili della sua presenza. Perché “le anime gemelle – si sa – non hanno bisogno di vivere nello stesso posto o di sentirsi trenta volte al giorno per sapere di essere profondamente affini.”

Lucia Guglielmini



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