
Una volta li chiamavamo “giovani di belle speranze”, un modo garbato per definire giovani dotati di talento e di qualità che cercavano coi mezzi propri, tanto ottimismo e col sudore della propria fronte di riuscire nel lavoro, nell’arte .. di riuscire a sfondare insomma.
La definizione è ormai passata di moda (sostituita dalle volgarità politiche dei vari “bamboccioni”, talenti da reality e escort varie), ma la sostanza resta. Parliamo del talentuoso Marco Ramelli, classe 1984, autore e interprete di questo bel cd uscito per la Nimbus Alliance e prodotto dal Royal Conservatoire of Scotland, dove il buon Marco è risultato vincitore all’unanimità del concorso “Scottish International Guitar Competition”. In questo cd uscito davvero dir ecente Marco si confronta ai massimi livelli con un repertorio vario e di notevole impegno dimostrando una sicurezza e una maturità espressiva che davvero lasciano il segno. Il cd si divide tra repertorio classico, ovvero Grand Sonata in La maggiore di Nicolò Paganini, Canciones Populares Catalanas e Scherzo Vals di Miguel Llobet, e contemporaneo, Wainscot Pond, Over the Rainbow e Yesterday di Toru Takemitsu e Partita a Quattro del compositore britannico Rory Boyle, e Marco Ramelli dimostra di trovarsi comodamente a suo agio in entrambe le situazioni.
Credo stiamo assistendo a un cambio di “gestione” a livello di repertorio per chi proviene da studi classici: se fino a qualche tempo appariva come netta la distinzione tra chi studiava e eseguiva il repertorio classico e chi invece si applicava in quello contemporaneo con una chiara distinzione di repertori e scelte, oggi invece noto sempre più la presenza di giovani interpreti che non hanno paura di “mischiare le carte” e di operare indistintamente adottando entrambi i repertori. E’ un buon segno, qualcosa sta cambiando a livello di mentalità musicale.
Mi permetto una piccola nota al margine di questa recensione: il Royal Conservatoire of Scotland si può permettere in questo momento di crisi del mercato discografico di produrre un cd, probabilmente come premio all’interno dei concorsi e delle competizioni che promuove. Non ho notizie analoghe da parte dei Conservatori italiani. Cosa facciamo? Diamo ancora colpa ai politici e alle istituzioni per questo secolare immobilismo o cominciamo a rimboccarci le maniche? Ho usato il plurale in quanto cofondatore della netlabel AlchEmistica, che ha già prodotto musica classica, sono pronto a aiutare chiunque abbia bisogno di aiuto, anche solo organizzativo.
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