Recensione di Esistenze di cera di Sara Stefanini

Creato il 04 luglio 2014 da Giuseppe Bonaccorso @GiuseppeB

Riporto la recensione della mia ultima pubblicazione “Esistenze di cera” scritta da Sara Stefanini. Per chi lo volesse è disponibile anche in versione audio su Youtube.

“Fu un istante, ma un istante non è forse sufficiente per far nascere una nuova vita?” Scene assurde pirandelliane, teatrini falsati e personaggi bizzarri. Si tratta delle undici novelle di Giuseppe Bonaccorso raccolte in “Esistenze di cera”. Alcune di loro non hanno una fine, questo per lasciare più spazio alla fantasia del lettore e personalizzare il seguito di ogni storia. Già dalla prima pagina si individua lo stile pessimistico della vita vista dall’autore: monologhi interiori e situazioni imbarazzanti fanno da cornice a questa collezione di commedia contemporanea. Dal malato terminale che vuole essere per forza arrestato per omicidio, al padre di famiglia che improvvisamente si accorge di avere un sosia che gli “ha rubato la vita e la moglie”, da una donna che è convinta di esser tradita dal marito fingendosi vedova al clochard che era figlio dell’ambasciatore nigeriano desideroso di raccontare la sua vita.

I personaggi nelle novelle di Bonaccorso non sono ordinari, né tantomeno le loro storie. Le parole chiave che caratterizzano questa raccolta sono due: solitudine e silenzio. I protagonisti sono personaggi abbandonati dalla società e lasciati soli a se stessi nelle loro vite infauste e tristi che portano il lettore in un pessimismo più che mai leopardiano. Silenzio è un’altra parola significativa: il silenzio della morte dell’anima quando scopri che la tua morte fisica è vicina, il silenzio di una relazione spezzata e mai più riconquistata. Senza contare che l’assenza, la mancanza e l’insoddisfazione personale hanno travolto tutte le “creature” di Bonaccorso. Il libro comincia con la vita di Fausto, cui gli viene diagnosticato il cancro. Tra gesti spavaldi, furti e incesti, Fausto faceva tutto ciò che non avrebbe dovuto o potuto fare per vivere a pieno i suoi ultimi giorni.

Voleva provare più esperienze possibile. Bonaccorso riesce esattamente a far provare al lettore le sensazioni che toccano le persone colpite per far capire il valore vero delle cose, l’essenza della vita. Poi c’è Alessandro che ha una moglie e due figli. Un bel giorno si sveglia e vede un sosia occupare il suo posto, rivedendo la sua vita dall’esterno. Un altro sé ha preso il suo posto al lavoro, passa del tempo a giocare con i bambini e accarezza sua moglie. Questo gli permette anche di fare ragionamenti sulla vita passata e sui suoi sentimenti. Ma arriva il momento in cui si ritrova costretto a scegliere: o lui o se stesso. Giuseppe Bonaccorso ha scritto delle novelle che hanno una doppia chiave di lettura: il lettore deve solo scegliere cosa fare. Intraprendere una lettura più superficiale ridendo semplicemente degli eventi infausti e assurdi che si succedono pagina dopo pagina, oppure analizzare più profondamente le situazioni in cui si trovano i personaggi che caratterizzano la raccolta per una visione più introspettiva.

L’autore ha già pubblicato altri libri: “Vertigini astratte”, “Infinita nigredo” e “Gocce di mercurio”.

       

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