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Informazioni sul libro
Titolo:Vittorio de Agrò
Pubblicato da:Cavinato
Genere:Biografia
Formato e pagine:
Social:Goodreads
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Trama:
Melvin ha 30 anni e ha passato l’inferno in preda alla malattia mentale, che rischiava di trascinarlo definitivamente giù per un baratro del quale non vedeva il fondo. Melvin ha scritto questo libro per liberarsi dei pensieri e ci accompagna nel labirinto della sua mente, ricordando la sua vita un anno alla volta.
Vittorio de Agrò non ha nascosto il fatto che questo libro parli di lui, ma non nel senso che nel personaggio di Melvin ci sia un po’ di sé stesso. No. Proprio per niente. Vittorio è Melvin. O forse Melvin è Vittorio. In queste pagine le redini non le stringe più la Realtà, ma la Mente. Perché è la Mente che crea la Realtà. E la Mente è così potente, che riesce a farti fare cose che neanche immagini. Ma cominciamo dal principio.
Melvin è un adolescente, un ragazzo sulla via per diventare un uomo. La madre vuole vederlo studiare, vuole essere sicura che da grande avrà un lavoro fisso che lo mantenga. Il padre lo vuole playboy, circondato da ragazze e sicuro di sé. Melvin non si sente né uno e men che meno l’altro. Lui è un osservatore, è uno scrittore, ha un animo mite, è gentile con tutti, è apprezzato da chi lo conosce, ma non si sente mai all’altezza di essere amato per come è. È questo il punto focale: se non ti accetti per come sei, va a finire che vuoi essere qualcun altro. Ed è proprio questo piano che Melvin mette in atto, soprattutto nel mondo virtuale. Ma dal virtuale, la malattia passa al reale: comincia ad avere disturbi della personalità, fa e dice cose che poi non ricorda di aver fatto o detto. Comincia la schizofrenia. E cominciano le voci. Tutto sembra andare verso il peggio, fino a quando Melvin non decide di farsi curare dallo Splendente, uno psicologo. E questo libro è il frutto di quei tre anni di terapia, sono gli appunti che Melvin si è scritto per raccontare la sua vita allo Splendente e per poterla analizzare con lui.
Tutti abbiamo delle manie o dei lati del nostro carattere che sappiamo derivare dalle esperienze che abbiamo avuto nell’infanzia, molto probabilmente dovuti a un atteggiamento dei nostri genitori o a una loro mala risposta. E senza dubbio ognuno di noi instillerà almeno una mania o un blocco mentale nei meandri del cervello del proprio figlio. E non c’è nulla di male in questo. È un processo naturale. Ognuno è perché qualcun altro è stato. Nessuno “nasce imparato” e tutti cresciamo circondati da altre persone. Il bambino assimila tutto quello che vede intorno a sé perché gli servirà per sopravvivere in futuro. Anche per Melvin è stato così. Ma ha avuto dei genitori che lo volevano come lui non era. E lui non è riuscito a venirne fuori nei tempi canonici della crescita. Ma ce l’ha fatta quando ha conosciuto lo Splendente. Rivolgendosi a uno psicologo Melvin ha dimostrato di essere molto più intelligente di altre persone che non vogliono ammettere di avere dei problemi e pensano che andare dallo psicologo sia un segno di debolezza. Conoscere i propri limiti è il primo passo per accettarli.
Approfondimento
Essere Melvin tra finzione e realtà non è una lettura impegnata, ma di certo è impegnativa. Richiede attenzione a partire dal layout del testo: non ci sono interruzioni di paragrafo e le uniche volte in cui il testo va a capo è per segnalare il cambio di interlocutore. Immaginatevi circa 6 pagine di testo ininterrotto. Solo a pensarlo mette un po’ di ansia. Non spaventatevi comunque! Le pagine scorrono via senza indugio, ma ogni tanto cercate di riemergere dall’apnea, perché rischiate di essere risucchiati dal vortice dei pensieri di Melvin. E lo dico per esperienza!
La prima metà del libro è molto scorrevole, perché la vita di Melvin è “normale”, non si sono ancora palesati completamente i problemi che poi avrà (anche se qualche segnale c’è). Ma è la descrizione della vita di un adolescente incompreso dai genitori come ce ne sono tante altre. Ma dalla metà in poi la lettura si fa più pesante e faticosa. Se arrivate fino a lì, non fatevi scoraggiare. Per quanto difficile, c’è ancora qualcosa da scoprire.
Arrivare alla fine del libro comunque è una bella sfida, anche (e soprattutto) con se stessi. Mi sono dovuta confrontare con manie e pensieri che ho anche io (in particolare il fatto di non accettarsi… e so di non essere l’unica!), e in qualche modo lo Splendente ha aiutato anche me. Se siete pronti ad accettare il rischio di scoprirvi imperfetti, allora prendete in mano questo libro e buttatevi nella mischia!