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Recensione di Gli ultimi giorni dei nostri padri di Joël Dicker

Creato il 29 gennaio 2016 da Leggere A Colori @leggereacolori

Informazioni sul libro
Titolo:
Autore: Joël Dicker
Pubblicato: Bompiani
Collana:Narratori stranieri
Genere: Romanzo Storico
Formato: BrossuraPagine:

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Giudizio sintetico: four-half-stars


Gli uomini talvolta possono arrivare a compiere azioni di una crudeltà estrema nei confronti dei loro simili. Possono comportarsi come gli animali, lasciandosi guidare soltanto dall’istinto che domina la razionalità. La guerra ne è l’esempio lampante e questo romanzo ci mostra un commovente spaccato del secondo conflit-to mondiale.

Durante la seconda guerra mondiale molti giovani sono costretti ad abbandonare le loro famiglie e i loro progetti per combattere. Paul Emile, per gli amici Pal, lascia l’anziano padre a Parigi e viene reclutato dai servizi segreti britannici: insieme ad altri ragazzi come lui dovrà sottoporsi a un duro addestramento prima di svolgere missioni ufficiali in Francia, con lo scopo di aiutare la Resistenza contro i tedeschi. L’addestramento si svolge nel sud dell’Inghilterra e in Scozia ed è massacrante, tanto che alcuni giovani non riescono a completarlo.

Pal fa parte di un gruppo che con il tempo diventa la sua nuova famiglia: c’è Gros, ingenuo e affettuoso, Claude, al quale la guerra ha impedito l’ingresso in seminario, Stanislas, che è il più anziano e si sente un po’ il padre di tutti. L’unica donna è Laura, ragazza inglese di buona famiglia, che porta una ventata di dolcezza tra gli orrori della guerra: lei e Pal si innamorano e cercano di portare il loro sentimento sano e salvo alla fine del conflitto, essendo costretti a separarsi per lunghi periodi durante le missioni francesi. Ognuno di loro ha bisogno di aggrapparsi a qualcosa, anche fosse solo un fiore cresciuto in mezzo alla neve, per superare lo strappo dalla vita precedente, la totale incertezza sul futuro, la paura concreta di morire: è importante, quando si è in condizioni disperate, avere qualcosa per cui sopravvivere.

Era stata indubbiamente quella la prova più difficile: sopravvivere al disastro dell’umanità, non rassegnarsi e tener duro. Le torture sono torture: fanno male – un po’, molto…-, ma poi il dolore scompare. E lo stesso con la morte: la morte è soltanto la morte. Ma vivere da Uomo in mezzo agli uomini, invece, era una sfida quotidiana.

Oltre a fornirci elementi di carattere storico, Joël Dicker in questo romanzo si concentra sull’animo umano e sulle sue sfumature: in primo piano troviamo Pal, che si colpevolizza per aver lasciato solo il padre e per non potergli fare avere sue notizie secondo le regole dei servizi segreti; l’anziano signore aspetta ogni giorno il ritorno del figlio, non chiude più la porta di casa perché Pal possa entrare in qualsiasi momento. Vi sono scene, come quella del padre che prepara la sacca da viaggio per il figlio, che suscitano il pianto e trovo che Dicker sia straordinario nel sollevare emozioni in modo così genuino.

Un’altra figura significativa è il tedesco Kunszer, di stanza a Parigi all’hotel Lutetia: è un nemico, quindi dovrebbe essere determinato e spietato; in realtà ha perso l’amata nel bombardamento di Amburgo, è fragile e insicuro riguardo alle sorti della guerra e forse non gli importa gran che di vincere, tanto ormai la sua vita e l’umanità intera sono irrimediabilmente devastate. La premura che manifesta nei confronti del vecchio padre di Pal è un’altra delle vette che Dicker raggiunge nel parlarci dell’Uomo. Egli infatti non parla di buoni e cattivi, di alleati e nemici: parla di Uomini che, di qualunque fazione facciano parte, si ritrovano costretti a compiere azioni abominevoli, disumane. Sono Uomini che non si sentono più tali, smarriti davanti a ciò di cui l’Uomo è capace.

Gli ultimi giorni dei nostri padri è un grande romanzo e merita di essere letto anche da chi non è appassionato di storia perché di fatto non è la storia che ci racconta, ma gli Uomini che l’hanno fatta.

A photo posted by Leggere a Colori (@leggereacolori) on Jan 25, 2016 at 11:13am PST

Approfondimento

Joël Dicker è diventato famoso per La verità sul caso Harry Quebert, romanzo che ho letto e apprezzato, scritto nel 2012. Gli ultimi giorni dei nostri padri è in realtà precedente (2008-2009) ma è stato pubblicato dopo: da un punto di vista puramente storico, parla del poco noto SOE, Special Operations Executive, un’organizzazione britannica creata nel 1940 da Churchill. Tale organizzazione doveva collaborare con la Resistenza e i gruppi partigiani in Europa aiutandoli ad addestrare i volontari, a sabotare gli invasori nazisti distruggendo strade, ferrovie e linee di telecomunicazione, a distribuire armi, munizioni ed esplosivi. Ad esempio, il SOE ha contribuito in maniera rilevante al successo dello sbarco in Normandia.

Gli ultimi giorni dei nostri padri ci aiuta a conoscere la Storia e a non dimenticare che certe cose sono già successe; a conoscere l’Uomo, che è fragile ed imprevedibile e senza amore non va da nessuna parte. Infine a conoscere i Padri, che rappresentano la nostra origine, il nostro punto di partenza e quindi, anche quando siamo lontani, li portiamo con noi nel cuore.




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