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Recensione di House of Cards 3: Atto finale di Michael Dobbs

Creato il 14 aprile 2015 da Leggere A Colori @leggereacolori

Recensione di House of Cards 3: Atto finale di Michael DobbsVoto:
Informazioni sul libro
Titolo:Michael Dobbs
Pubblicato da:Fazi
Genere:Political Thriller
Social:Goodreads
Disponibile su:
in offerta
scontato
Trama:

Francis Urquhart è Primo Ministro da ormai dieci anni e può vantare il record di aver vinto in tutte le elezioni a cui ha partecipato. La sua carriera politica è stata costellata da un’ininterrotta serie di successi, ma Mr. Urquhart non si accontenta: vuole a tutti i costi assicurarsi un posto nella Storia. Per farlo dovrà ancora una volta sfidare i suoi avversari, e la legge stessa, logorato da fantasmi del passato e accerchiato da chi vede ormai inevitabile e imminente la sua caduta.


Bisognava che lo ricordassero. A qualunque costo.

Atto finale è il terzo e ultimo capitolo della trilogia House of Cards. Ancora una volta, Michael Dobbs non delude, perfezionando la sua abilità nel creare, più che descrivere, personaggi concreti e realistici, animati da passioni intense e sempre coinvolgenti.

L’inizio del romanzo può tuttavia riservare brutte sorprese per chi si aspetta di ritrovare Francis Urquhart a risolvere le questioni lasciate in sospeso alla fine di Scacco al re. Tra il secondo e il terzo capitolo passa infatti un considerevole intervallo di tempo (dieci anni), che implica una riconsiderazione della nostra immagine del protagonista.

Francis Urquhart è un gigante della politica, una figura la cui ombra imponente non lascia scampo: o con lui o contro di lui. Dieci anni di mandato ininterrotto hanno acuito i tratti cinici e manipolatori che già l’avevano caratterizzato nell’iniziale scalata al potere, e il suo opportunismo senza scrupoli rappresenta, per chi lo sostiene, l’elemento chiave e geniale della sua persona, ciò che permette a tutti loro di accaparrarsi seggi, ministeri e onorificenze.

Presto diventerà il ministro più longevo dell’età moderna, battendo il primato di Margaret Thatcher, ma i pochi mesi che lo separano da onore e fama perenni si rivelano insidiosi e problematici, non solo nel suo partito ma anche a livello internazionale. L’annosa questione cipriota, che vede gli inglesi impegnati per riportare la pace tra la comunità greca e quella turca, è inasprita dalla scoperta di giacimenti petroliferi in acque contese. Inoltre, c’è chi indaga su crimini di guerra taciuti per troppo tempo, riportando alla luce vecchie ferite e alimentando speranze di vendetta.

Urquhart appare sempre più insofferente verso le direttive dettate da Bruxelles, ed è incapace di separare il suo tornaconto personale dal successo di missioni diplomatiche e militari. È deciso a non abbandonare il potere, ma sembra che questa volta gli intrighi gli sfuggano di mano, rovesciando il suo ruolo di “promotore di pace” e portando a pressioni sempre più frequenti per il suo ritiro.

Thomas Makepeace, il suo ex ministro degli Esteri, appare il candidato più adatto per sostituirlo; si mette a capo di un movimento pacifico di protesta che si trasforma poi in un’insolita campagna elettorale. La sua marcia ostinata e festosa per un Paese più giusto costituirà, suo malgrado, lo scenario per l’ultimo atto di una tragedia annunciata, e ancora una volta tutti gli equilibri verranno rovesciati, in un’ultima, disperata corsa alla dignità, all’orgoglio, alla fama, al ricordo perenne.

Approfondimento

In una sorta di espansione, che segue l’ascesa stessa del Primo Ministro, le trame della trilogia si amplificano, e si complicano, gradualmente. Nel primo libro, infatti, la maggior parte degli eventi salienti si svolge nella House of Parliament. Nel secondo, Scaco al re, lo sguardo si allarga verso Buckingham Palace e anche la monarchia rimane invischiata negli intrighi politici di Urquhart. In Atto finale la sua sfera di influenza raggiunge livelli internazionali, e Micheal Dobbs permette al lettore di scorgere tratti della politica europea e lo trasporta ben oltre Downing Street, fino alla calda e tormentata Cipro.

Questo sguardo più esteso e più internazionale è senza dubbio una scelta abile e non scontata dell’autore, che in questo modo non rischia di banalizzare e di ripetere meccanismi narrativi già sperimentati. Allo stesso tempo, però, la trama risulta a tratti molto complicata, ed è quasi impossibile tenere a mente nomi e relativi ruoli politici dei vari personaggi, soprattutto se non si ha la possibilità di leggere il libro con una certa continuità, in pochi giorni. Inoltre, la questione cipriota costituisce uno dei punti focali del romanzo, ma le vicende narrate appaiono troppo distaccate, con molti nuovi personaggi che faticano a collegarsi in qualche modo a quelli a noi già familiari.

Un elemento apparentemente inspiegabile è il cambiamento del nome della moglie del protagonista (anche nell’originale inglese) che ora si chiama Elizabeth e non più Mortima. Anche il loro rapporto di coppia appare molto più affettuoso e profondo, e le appassionate dichiarazioni di Urquhart stonano a tratti, dopo il ricordo ancora fresco – per il lettore – delle sue numerose avventure e conquiste extraconiugali nei due romanzi precedenti.

Atto finale è quindi un ultimo capitolo che costituisce quasi una storia a sé stante, e che va letta in quanto tale, con la consapevolezza dei dieci anni trascorsi da quando avevamo lasciato Urquhart a sfidare il sovrano. La forza sprezzante di Urquhart e il suo spirito orgoglioso e combattivo, comunque, non sono cambiati, e chi ha apprezzato il suo personaggio nei primi due romanzi non rimarrà deluso dal trionfante colpo di scena finale.

Chiara Foscarin

About Michael Dobbs

è nato nel 1948 ed è stato un esponente del partito conservatore inglese. A capo dello staff di Margaret Thatcher fino al 1987, anno dell’ultima vittoria della lady di ferro, in seguito si è dedicato pienamente alla scrittura. Dopo House of Cards, che è stato il suo esordio, ha pubblicato altri 19 romanzi. Dal 2010 è membro della Camera dei Lord.

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