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Recensione di I pesci non chiudono gli occhi di Erri De Luca

Creato il 29 aprile 2014 da Leggere A Colori @leggereacolori

0 Flares 0 Flares × Recensione di I pesci non chiudono gli occhi di Erri De LucaI pesci non chiudono gli occhiErri De Luca
Pubblicato daFeltrinelli
Data pubblicazione in Italia:
Formato:
Collana:I Narratori
Genere:Narrativa Contemporanea
Pagine:
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La trama:

A sessant’anni è quasi naturale guardarsi indietro e mettere a fuoco i momenti salienti della propria vita, i più belli, i più importanti e in questa storia il protagonista ritorna con la memoria ai suoi dieci anni, ad un’isola d’estate, a una ragazzina che scriveva storie di animali e che gli ha insegnato la bellezza e la semplicità della parola “amare”.

Alzi la mano chi non si è mai sentito goffo, impacciato, quasi imprigionato nel proprio corpo che non sembra stare al passo con i cambiamenti della testa, dell’anima! Lo stesso accade al protagonista di I pesci non chiudono gli occhi, che a dieci anni si sente esattamente in questo modo: imbozzolato nel proprio corpo di bambino, per dirla con parole sue. A tal proposito c’è da notare che a questo protagonista, e voce narrante del libro, le parole piacciono moltissimo: dai romanzi ai giornaletti dell’enigmistica. Ne ha incontrate molte nei libri del padre, nei racconti delle donne della sua famiglia, a scuola, nei laconici discorsi dei marinai dell’isola che parlano principalmente più dialetto. Una parola che non conosce, però, è “amare” … (un verbo che gli adulti “esageravano a ingrandire (…) più di tutto mi irritava l’imperativo: ama.

Al culmine del verbo gli adulti si sposavano, oppure si ammazzavano”, cui preferisce “mantenere”: tenere per mano. Condurre e lasciarsi condurre, un gesto di fiducia. Elementare, immediato. Finché non incontra lei, la ragazzina che scrive di animali perché essi sono infinitamente più chiari e diretti dell’uomo, incapaci di mentire e di commettere ingiustizie per vanità ed egoismo. Lei che gli insegna a coniugare entrambi i verbi: prendendogli la mano dopo essersi tuffati in acqua per sfuggire a un trio di bambini dispettosi, o di nuovo quando è pestato da quegli stessi teppisti e lei lo va a trovare garantendogli che le ferite sarebbero guarite, o nei baci inizialmente inaspettati e infine voluti e cercati. Troviamo scritto:

“Prima di questa estate lo leggevo nei libri e non capivo perché gli adulti si scaldassero tanto. Adesso lo so, fa succedere cambiamenti e alle persone piace essere cambiate. Non so se piace a me, però ce l’ho e prima non c’era… mi sono accorto di avercelo. È cominciato dalla mano, la prima volta che me l’hai tenuta. .. È cominciato dalla mano che si è innamorata della tua.

Poi si sono innamorate le ferite (…) ”. Amare e mantenere, delicatamente e allo stesso tempo in modo determinato, senza tante moine, ma in maniera diretta e schietta: i due verbi possono convivere, anzi, ciò che impara il ragazzino è che questi due verbi si sostengono a vicenda. E non necessariamente in maniera drammatica, come nel finale del libro nell’addio tra i due ragazzini che decidono consapevolmente di separarsi senza promettersi niente, senza lasciarsi dietro promesse che sarebbero impossibili da mantenere.

“Non trasciniamoci dietro una promessa che poi tradiremo”. Lo sappiamo che non ci rivedremo. “E se ci capiterà, saremo indifferenti, non ci riconosceremo”.

Erri De Luca scrive I pesci non chiudono gli occhi con uno stile poetico, ma mai sdolcinato; accorto nella scelta delle parole, preciso. È un tipo di scrittura che mi piace molto, asciutta essenziale, ma non per questo arida. Forse qualcuno si chiederà come mai il libro ha un titolo così strano, che pare lontano anni luce dalla storia raccontata. Leggetelo e lo scoprirete. Vi assicuro che vi gusterete I pesci non chiudono gli occhi, attraverso la storia di questo bambino (il giovanissimo Erri De Luca?). O meglio: attraverso le parole stesse che sono, a mio modesto parere, co-protagoniste del romanzo. Un’ode ai sentimenti – non al sentimentalismo- alla memoria e alle parole che mi fa assegnare a questo libro quattro stelle.

Buona lettura!

Mariateresa Della Chiesa



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