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Recensione di Il capitano è fuori a pranzo di Charles Bukowski

Creato il 21 settembre 2015 da Leggere A Colori @leggereacolori

Recensione di Il capitano è fuori a pranzo di Charles BukowskiVoto:
Informazioni sul libro
Titolo:Charles Bukowski
Pubblicato da:Feltrinelli
Collana:Universale economica
Genere:Biografia
Formato e pagine:
Social:Goodreads
Disponibile su:
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Scordiamoci qualsiasi tipo di follia, seppur ordinaria: “Il Capitano è fuori a pranzo” è l’emblema della quotidianità, mediocrità e fastidi annessi.


Tra l’estate del 1991 e l’inverno del 1993, alla soglia dei settant’anni, Charles Bukowski scrive il suo diario, aprendo uno squarcio sul suo mondo, composto quasi interamente da corse ai cavalli, pensieri pigri e schietti, complicità ed ozio con la moglie Linda.

Un flusso di coscienza che scorre lento, rende la lettura – a tratti – faticosa, intrisa della melanconia dell’uomo arrivato alla fine, consapevole di dover vivere adagio ciò che gli resta, di dover succhiare la polpa, pretendere l’essenza. Accostare Bukowski, scrittore scellerato, provocatorio, eccessivo, all’idea di pacatezza che traspare da queste righe farebbe storcere il naso anche ai lettori più inclini al cambiamento stilistico. Eppure, il pazzo Hank è consapevole della dipartita e si attacca alla scrittura come baluardo tra lui e la morte, con un’opera d’arte oltre modo onesta ed ardua: il racconto di se stesso. L’autore si crogiola nell’appagamento letterario, dichiarando di essere consapevole di “non aver mai scritto meglio di così”, alternando fasi di autocelebrazione a fasi di commiserazione. Ma quando si raggiunge l’apice, il rischio maggiore è di cadere vertiginosamente e infrangersi assieme alle proprie ambizioni? Il Capitano è fuori a pranzo rappresenta un testamento letterario, “chicca” per i fan accaniti, ma di sicuro non il testo migliore dell’autore. Spesso associato alla corrente del “realismo sporco”, movimento nato negli Stati Uniti alla fine degli anni Settanta, riconducibile al Minimalismo. Bukowski riduce al minimo le descrizioni, elimina gli avverbi, centellina gli aggettivi, per mettere in risalto l’opera nel suo naturale contesto, senza orpelli.

Ho trovato la lettura tediosa e fiacca, a volte fossilizzata, persino ripetitiva. Priva di colpi di scena, mi ha suscitato l’ansia dell’attesa senza mai appagarmi, come un piacere rimandato e poi negato, parabola del tramonto dello scrittore.

Invecchiamo ma, a volte, i nostri sogni non invecchiano con noi: si cristallizzano sotto strati di insoddisfazione. Così diveniamo guscio, custodia raggrinzita di un’anima troppo giovane e il senso di inadeguatezza ci assale. I tramonti non ci emozionano più, il vino non ci dà euforia, le belle donne diventano bambine imbellettate. Ma ci ostiniamo, ricreiamo gli eventi, le situazioni, ricerchiamo le emozioni di allora per nutrire e colmare il vuoto di oggi, per non restare guscio e divenire, finalmente, pienezza. Henry Charles Bukowski muore l’anno successivo alla stesura di questo diario, senza rimpianti, dopo una vita di eccessi, lasciando un patrimonio artistico vastissimo: sei romanzi, centinaia di racconti e innumerevoli poesie.

Approfondimento

Dai critici Bukowski fu definito “una pittura dettagliata di certe fantasie maschili tabù: lo scapolo disinibito, solitario, antisociale, e totalmente libero”. Egli si adattò perfettamente a quest’icona di anticonformismo, dando spesso spettacolo di sé pubblicamente, durante le letture delle sue poesie o alle numerose feste a cui prendeva parte. Il suo stile di vita fu subito catalogato come espressione di un atteggiamento tipico della Beat Generation, movimento da cui però prese le distanze. La lapide dell’autore recita: “Henry Charles Bukowski, -Don’t try – 1920-1994”. “Don’t try”, in italiano “non provare”, è il titolo di una sua raccolta poetica di cui spiega il significato nel 1963: «Qualcuno in uno di questi posti mi chiese: “Cosa fai? Come scrivi, come crei?” Non lo fai, gli dissi. Non provi. È molto importante: non provare, né per le Cadillac, né per la creazione o per l’immortalità. Aspetti, e se non succede niente, aspetti ancora un po’. È come un insetto in cima al muro. Aspetti che venga verso di te. Quando si avvicina abbastanza, lo raggiungi, lo schiacci e lo uccidi. O se ti piace il suo aspetto ne fai un animale domestico.»

Anastasia Cicciarello

About Charles Bukowski

nato Heinrich Karl Bukowski, è stato un poeta e scrittore statunitense di origine tedesca.
Ha scritto sei romanzi, centinaia di racconti e migliaia di poesie, per un totale di oltre sessanta libri. Il contenuto di questi tratta della sua vita, caratterizzata da un rapporto morboso con l’alcol, da frequenti esperienze sessuali e da rapporti tempestosi con le persone.

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