Magazine Cultura

Recensione di Il cavaliere di bronzo di Fedor Galiazzo

Creato il 13 marzo 2015 da Leggere A Colori @leggereacolori

Recensione di Il cavaliere di bronzo di Fedor GaliazzoVoto:
Informazioni sul libro
Titolo:Fedor Galiazzo
Pubblicato da:Lettere Animate Editore
Genere:Fantasy
Formato e pagine:
Social:Goodreads
Disponibile su:
scontato
Trama:

Galenor e la sorella Domiziana sono alla ricerca del padre scomparso e d’improvviso si ritrovano in un mondo fatto di animali parlanti, con una società organizzata come quella degli umani, con gli stessi intrighi a corte e fuori. E proprio uno degli intrighi li terrà intrappolati in quel mondo incantato.


Quando ho cominciato Il cavaliere di bronzo non avevo letto la trama e quindi non avevo idea di quello che mi sarei potuta trovare davanti. Devo dire che è stata una sorpresa: prima di tutto l’ambientazione e poi i personaggi. Non sono molti gli autori emergenti che si cimentano con il Medioevo e con storie di cavalieri al servizio dei re. Fedor Galiazzo, oltre a questo, ha pensato bene di calare la storia in un mondo magico fatto di animali parlanti e regnanti dorati (nel vero senso della parola: persone luccicanti di colore giallo paglierino). Ma direi di andare con ordine.

Galenor è un cavaliere al servizio del re, si interessa di alchimia, è buono di cuore, ha una sorella, Domiziana, molto più piccola di lui (che quasi potrebbe essere sua figlia) e ha un passato segnato dal dolore. Suo padre Eddo è il bibliotecario del re e un giorno scompare misteriosamente. Convocato dal re in persona, Galenor viene a sapere che dalla biblioteca reale è stato sottratto un libro, Cronache e formule. Il titolo è stato scritto in fretta su un pezzo di carta e abbandonato nella biblioteca, come se fosse il primo indizio di una caccia al tesoro. E proprio questo diventa la vita di Galenor da quel momento. Si incarica personalmente di ritrovare il padre, e in un bosco fitto trova alcune pagine di una Bibbia, che riconosce essere quella del padre. In quel momento appare la piccola Domiziana che lo ha seguito nella sua missione, ma in un batter d’occhio è sparita, come risucchiata, in un cespuglio. E lo stesso accade a Galenor quando vi si avvicina. Si trovano così assaliti e legati da un branco di cani parlanti. Questo è il rocambolesco inizio dell’avventura dei due in un mondo fatto di animali che pensano e parlano come umani, hanno scuole, lavori e dei sovrani. Galenor e Domiziana devono però rimanere nell’ombra perché si dice che il re e la sua famiglia non amino gli uomini per delle vecchie storie che si tramandano dal passato. Galenor continua la ricerca del padre Eddo in quel nuovo mondo e grazie a una serie di indizi potrà trovare la strada giusta, anche se sarà molto pericolosa per i nemici che gli si pareranno davanti. Nel frattempo si dipana anche la storia di colui che da il titolo al libro, cioè quella del cavaliere di bronzo che vive nel bosco come un fantasma temuto da tutti ma che in realtà ha un animo dolce e un cuore pronto ad amare.

Il cavaliere di bronzo non ha secondo me un preciso campo di lettori: può essere una storia per ragazzi, che non leggono ancora i libri dei grandi, ma nel tema medievale che fa da sfondo al libro si potrebbero sentire attratti; ma è anche un libro per adulti, perché, in fin dei conti, si tratta di un giallo, anche se abbastanza leggero. Non è un libro che mi ha tenuto incollata dalla prima all’ultima pagina, ma è stata una piacevole lettura di svago. In fondo chi non ha mai sognato almeno una volta nella vita di vivere in un mondo governato da animali parlanti?

Approfondimento

Mentre leggevo, spesso mi sono sentita come su un ponte che collegava Alice nel Paese delle Meraviglie di Louis Carroll a La fattoria degli animali di George Orwell. Entrambi i libri appartengono a un estremo, da una parte si scende nella follia di un autore visionario e dall’altra si entra nella caricatura ironica della società, che ne Il cavaliere di bronzo non si trova, ma sembrava che alcune idee venissero un po’ da entrambi quei libri. Vuoi per gli animali parlanti, vuoi per le stranezze di alcuni comportamenti che nel libro di Fedor Galiazzo parevano assolutamente logici e normali, però mi sembrava di percepire queste due correnti sotterranee.

Non ho dato un voto altissimo al libro perché nonostante la storia scorresse bene e avesse un’ambientazione intrigante e fuori dai normali schemi, non posso dire che mi abbia entusiasmato. Posso definirlo come carino, ma carino non è stupendo. Mancava quel qualcosa in più che avrebbe reso tutto migliore. È un libro che si legge, ma non mi ha lasciato quella patina di affettività che succede con altri.



Potrebbero interessarti anche :

Ritornare alla prima pagina di Logo Paperblog

Possono interessarti anche questi articoli :