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Recensione di Il Ghiaccio sottile di Gianluca Morozzi

Creato il 27 settembre 2014 da Leggere A Colori @leggereacolori

6 Flares 6 Flares × Recensione di Il Ghiaccio sottile di Gianluca MorozziIl Ghiaccio sottileGianluca Morozzi
Pubblicato daGuanda
Data pubblicazione in Italia:
Formato:
Collana:Guanda.bit
Genere:DrammaticoGialli
Pagine:
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Trama:

Nino siede davanti alle sue bollette pensando al mutuo, ai soldi che non bastano mai per arrivare a fine mese, a quei rompiscatole, i venditori porta a porta, non immagina nemmeno che di li a poco, la sua vita cambierà rotta, inesorabilmente ed inaspettatamente. In lui crescerà un'ondata di forza cieca  e distruttiva, che lo porterà alla tipica situazione del serpente che si morde la coda. La famiglia di Nino non è più quella che era stata in tutti questi anni e le persone che la compongono non sono più quelle che lui conosceva...nemmeno lui è più lui.


In il Ghiaccio sottile Nino ha una famiglia e una vita normale, una moglie, due figli, il mutuo e le bollette da pagare. Un quadretto famigliare tipico italiano. Sta per andare a dormire, ma una telefonata giunge nel cuore della notte. Segue la corsa in ospedale e i momenti di speranza e di rabbia che offuscano la sua mente e la sua visione delle cose, solo un elemento è ben chiaro e definito nelle polverose ed affollate strade dei suoi pensieri: trovare il colpevole, costi quel che costi!  La testimonianza/ non testimonianza di un anziano beone che stava rincasando dal bar nel momento in cui tutto stava accadendo. Solo pochi e vaghi indizi, ipotesi. Nulla di certo, tutto si adagia sull’incertezza, sulla probabilità e sulla relatività delle cose. Ci si potrà fidare di quest’uomo?

Poco importa, Nino si arma di quella corazza e di quella forza d’animo, che ogni genitore, messo davanti ad un’ingiustizia verso il proprio figlio, fa nascere da non si sa dove.
Il Ghiaccio sottile é un racconto breve ma carico ed intenso, che si legge d’un fiato, un piccolo romanzo che trasuda Italia in ogni verso e riga. Si colloca, a mio avviso, tra due generi: il drammatico ed il giallo. In ogni pagina una cornice immaginaria, composta da qualche particolare o frase, fa da contorno alla trama cuore del racconto, accompagnandola passo passo e chiarendocela in alcuni momenti, rispecchiando l’attuale situazione del nostro Paese. Con personaggi reali e realistici e, sopratutto, una storia, ahìmè, a volte fin troppo comune e frequente, che si potrebbe benissimo cucire ed adattare a tante famiglie che si trovano a dover fare i conti con una giustizia lenta, quella italiana, che spesso in alcuni casi alimenta nelle persone un generale e profondo senso d’impotenza e di sfiducia, sfociando nei casi più estremi, nella pericolosa giustizia privata, per chi si lascia travolgere come un fiume in piena dagli eventi, i quali accadono e basta, senza preavviso, senza nemmeno lasciare il tempo per un battito di ciglia. Batti le ciglia e quando riapri gli occhi, la tua vita è già cambiata, non è più l’economia domestica a rappresentare il tarlo che rende insonni e tormentate le tue notti, ma gli eventi e se vuoi, chiamalo pure destino. Un padre disperato che si trova tra due fuochi, il cui urlo di dolore ha paradossalmente la forma di muto silenzio e di desiderio di verità e di giustizia, a qualunque costo.
Un dolore silenzioso solo nell’apparenza quello di Nino, che si contrappone al dolore chiassoso del figlio Alessio e a quello, per così dire, mistico della moglie.

In questa vicenda è facile riscontrare, senza molta fatica, elementi afferenti alla cultura consumistica, arrivata in Italia ormai da anni, dalla lontana America, dove la televisione, o meglio “l’onnivisione”, arriva addirittura a sostituire gli organi competenti. – “Se lo fanno vado in televisione! Mi senti? Io vado in televisione e lo dico a tutti!”- Televisione come organo di servizio pubblico oppure ultimo strumento per denunciare ingiustizie, un veicolo per raccontare la disperazione della gente comune? La televisione si aggancia al discorso sul consumismo, infatti nel racconto diversi sono gli oggetti, come elettrodomestici, anche futili, verso i quali viene decentrata l’attenzione dei protagonisti per lenire il proprio dolore, specialmente Teresa. Anche Nino ha ben impresso nella propria mente un bene di consumo, ma per un preciso motivo, quella famigerata Golf nera che gli ha, quasi o in parte strappato, via un figlio…ma nulla è più ciò che sembra ormai.
Qual’è il confine tra la giustizia e l’amore di padre? E sopratutto esiste un confine?  Perché quando scopri che nel calcolo dei probabili colpevoli, devi annoverare anche tuo figlio, nonché, fratello di Sebastiano ora in rianimazione? Allora c’è un confine? C’solo ghiaccio e gelo.
Lo stile di scrittura di Il Ghiaccio sottile è adatto davvero a tutti, chiaro e semplice, scorrevole e senza arzigogolazioni inutili ed effimere. Qui quello che conta è la denuncia di quei pirati della strada che senza scrupoli non sentono il peso nelle proprie coscienze continuando a vivere pur avendo tolto la vita, o parte di essa, a chi, malainauguratamente, ha incrociato il loro cammino, “nel posto sbagliato al momento sbagliato”. L’unico appunto, che mi sento di fare, è che finisce proprio sul più bello, non dando seguito a personaggi ed evoluzione della storia.

Erika Gatti



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