Recensione di ‘Il gioco dell’angelo’ di Carlos Ruiz Zafòn

Creato il 13 settembre 2014 da Francesca Ghiribelli @fraghi88


Titolo originale El juego del ángel

Autore Carlos Ruiz Zafón

1ª ed. originale 2008

1ª ed. italiana 2008

Genere romanzo

Sottogenere thriller

Lingua originale spagnolo

Ambientazione Barcellona,1920

Protagonisti David Martín

Preceduto da L'ombra del vento


Citazione
“Uno scrittore non dimentica mai la prima volta che accetta qualche moneta o un elogio in cambio di una storia… Uno scrittore è condannato a ricordare quell’istante, perché a quel punto è già perduto e la sua anima ha ormai un prezzo.”

TRAMA
Nella tumultuosa Barcellona degli anni Venti, il giovane David Martín cova un sogno, inconfessabile quanto universale: diventare uno scrittore. Quando la sorte inaspettatamente gli offre l'occasione di pubblicare un suo racconto, il successo comincia infine ad arridergli. È proprio da quel momento tuttavia che la sua vita inizierà a porgli interrogativi ai quali non ha immediata risposta, esponendolo come mai prima di allora a imprevedibili azzardi e travolgenti passioni, crimini efferati e sentimenti assoluti, lungo le strade di una Barcellona ora familiare, più spesso sconosciuta e inquietante, dai cui angoli fanno capolino luoghi e personaggi che i lettori de "L'ombra del vento" hanno già imparato ad amare. Quando David si deciderà infine ad accettare la proposta di un misterioso editore - scrivere un'opera immane e rivoluzionaria, destinata a cambiare le sorti dell'umanità -, non si renderà conto che, al compimento di una simile impresa, ad attenderlo non ci saranno soltanto onore e gloria.
RECENSIONE
Adoro questo autore,anzi voglio espormi, dicendo che è uno tra i miei preferiti.Questo libro è una specie di seguito de ‘L’ombra del vento’, primo grande successo di Zafòn.Diciamo, però che le tracce di un seguito sono ripercorribili solo a grandi linee, perché ritroviamo solo alcuni luoghi comuni come Il Cimitero dei Libri Dimenticati, un rifugio segreto ideato in modo davvero sorprendente e che io ho amato molto fin dal primo libro.Qui troviamo come protagonista, David Martìn, un personaggio sofferto e quasi ‘maledetto’ che inizia la sua disperata storia ripercorrendo le linee di un’infanzia squallida; viene abbandonato dalla madre quando è solo un bambino, mentre il rapporto difficoltoso con il padre sfocia in una fine cruenta, dove è costretto a vedere il genitore morire davanti ai suoi occhi attraversi ripetuti colpi di pistola.Ma questo sarà solo l’inizio, perché la vita di questo ragazzo sfortunato, troverà soltanto un’apparente protezione sotto il caro amico Vidal, l’uomo più ricco e prestigioso di Barcellona.David inizia il suo percorso da semplice fattorino al suo fianco, ma la sua strada è destinata a voler raggiungere l’ambito desiderio di diventare uno scrittore.Tutto ha inizio presso la redazione de ‘La Voz de La Industria’, dove darà vita a racconti mistici e terrificanti, una via di mezzo tra thriller e horror, ma poi una parte di notorietà arriverà quando la sua mente riuscirà a creare ‘La città dei maledetti’, quasi uno specchio narrativo per dare voce al luogo in cui vive. Una Barcellona come sempre surreale, gotica e misteriosa.La storia infatti viene suddivisa in ampi capitoli che prendono il nome dell’opera che racchiude il periodo significato di vita del protagonista.David nel suo cammino avrà l’incontro con un editore davvero singolare e in parte davvero suggestivo, una sorta di figura sinistra e diabolica, il quale lo convincerà sotto una lauta somma di denaro a ideare un romanzo trattante una religione oscura e ambigua, prevalente su tutte le altre.Ed è qui che Zafòn ci vuol far comprendere quanto uno scrittore possa essere capace di ‘armarsi’ della sua fantasia per far credere alla gente come una bugia può essere falsificata in verità.L’autore ha voluto mostrarci in questo suo libro quanto la professione di scrittore nella Spagna degli anni Venti-Trenta possa essere davvero complicata, quasi una sorta di stato di disperazione fisica e psicologica.Nel momento in cui questo misterioso editore Andreas Corelli ( nome italo - ispanico) entrerà nella vita del povero Martin, riuscirà a renderla dannatamente difficile.Sembra che l’opera voglia farci leggere il mondo del protagonista come un viaggio tra incubo e sogno, rendendo anche la storia d’amore tra David e la sua adorata Cristina quasi una maledizione mandata dal cielo.Corelli, riesce come solo un vero capolavoro narrativo sa fare, a dirigere i fili dell’esistenza di David, riducendolo quasi a un fantasma.La narrazione ci mostrerà le tante fragilità del protagonista, soprattutto quando incontrerà tanti altri personaggi secondari altrettanto importanti ed essenziali per il romanzo; in seguito le vicende di Martìn e i suoi sentimenti contrastanti per le persone a cui è più legato, come anche Sempere, unico e sincero amico che lo ha aiutato fin da piccolo, lo trascineranno in una sorta di crisi d’identità, dove il suo antagonista, Corelli, lo trascinerà quasi fino all’Inferno per fargli fare i conti con se stesso e la sua viscerale passione di scrittore.Ho amato tutti i libri di Zafòn, quindi anche questo resta uno dei miei preferiti, ma la mia valutazione a differenza degli altri non è di cinque stelle, ma di quattro stelle e mezzo, perché alla fine il significato della storia in se stesso resta ambiguo fino in fondo e ho trovato un po’ di ambivalenze con due opere famose e classiche come ‘Il Dottor Faust’ di Goethe e ‘Il ritratto di Dorian Gray’ di Wilde.Il primo perché il personaggio di Corelli appare proprio come il diavolo in persona con cui David fa un contratto per riuscire a diventare uno scrittore celebre e per guarire da una malattia, la quale non si sa se sia un’invenzione del protagonista o sia davvero reale, mentre mi ricorda Dorian Gray, perché alla fine Martìn sembra non invecchiare mai e appare come una maledizione dover continuare a vivere in eterno vedendo soffrire e scomparire le persone a lui più care.Insomma una storia bellissima, indimenticabile e struggente, ma altrettanto ambigua che ci spinge a domandarci se ciò che ha vissuto il protagonista sia accaduto davvero o sia soltanto frutto di un sogno con cui l’autore ci ha stregato.
Francesca Ghiribelli.


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