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Recensione di Il pappagallo di Flaubert di Julian Barnes

Creato il 11 aprile 2015 da Leggere A Colori @leggereacolori

Recensione di Il pappagallo di Flaubert di Julian BarnesVoto:
Informazioni sul libro
Titolo:Julian Barnes
Pubblicato da:Einaudi
Collana:Supercoralli
Genere:Narrativa Contemporanea
Formato e pagine:
in offerta
scontato
Trama:

Un uomo ripercorre la vita e le passioni di Gustave Flaubert, lo scrittore francese autore di “Madame Bovary”, “L'educazione sentimentale” e altri romanzi, partendo dal pappagallo che ha ispirato il racconto “Un coeur simple” (Un cuore semplice) contenuto nel libro del 1877 “Trois Contes” (Tre Racconti). La caccia al tesoro di questo animale impagliato lo porterà ad un finale insospettabile.


Di solito da un romanzo ci si aspetta una storia che cominci e finisca in maniera decisamente lineare. Non si vuole faticare nella lettura: si vuole un testo fluido e calmo, con pochi nodi di lettura da sciogliere. Stile, o stili, a parte, leggere Il pappagallo di Flaubert è leggere un incrocio tra una narrazione regolare, si potrebbe dire standard come sono standard altri libri con un inizio, uno svolgimento e una fine concatenati tra loro, e un libro “strano”, alla maniera del monaco che definisce al monaco detective del libro Il nome della rosa di Umberto Eco un libro che poi si rivela essere il libro protagonista: quello che uccide tutti coloro che lo leggono. In questo caso nessuno viene ammazzato dalla lettura. Ma dire che è difficile leggere questo libro diventa un errore se si segue il filo conduttore della vita di Gustave Flaubert, tratteggiata da innumerevoli particolari sapientemente sparsi e alternati da considerazioni all’interno del testo. Perché una determinata difficoltà di lettura c’è. Ma se si è spinti avanti, in quanto lettori che non si arrendono alle prime pagine ma vanno avanti fino a che l’autore non li ha accontentati con il suo narrare, per vedere dove vuole andare a parare lo scrittore, la difficoltà non c’è. Anche se esiste. Ma passa in secondo piano se davvero si vuole sapere del pappagallo di Flaubert, e il titolo in questo è sapientemente scelto.

Detto diversamente, Il pappagallo di Flaubert è spumeggiante per la ricchezza e allo stesso tempo per la caoticità del materiale vergato su carta. È la ricerca della realtà e della verità nera su bianco di un appassionato del grande romanziere francese del diciannovesimo secolo. Una verità che magari una documentazione internet, tipo Wikipedia, non possiede ma integra, aggiungendosi e concatenando gli eventi, a quella del libro.

Chi scrive questo libro, Julian Barnes, parte dalla casa di Croisset, vicina a Rouen, nel Nordovest della Francia per raccontare, oltre al Flaubert uomo e scrittore (e a volte tutte e due le cose insieme), anche di questo pappagallo. Un racconto non lineare, come potrebbe essere l’indagine di un detective all’interno di un libro giallo. Ma pur sempre con il progetto in testa di raccontare tutto quello di cui si è in possesso riguardo Flaubert e che lo rende un uomo con i suoi pregi e i suoi difetti, non solo uno scrittore con annessi e connessi.

Approfondimento

Come detto sopra, Il pappagallo di Flaubert potrebbe essere un libro che apprezzerebbero di più coloro che magari stanno già studiando Flaubert e vorrebbero sapere qualcosa di più sui particolari della sua vita, cose che in molti altri testi non si troverebbero. Alcuni potrebbero trovare materiale definibile “da sbadiglio” e non magari quello che oggi si definirebbe gossip. A chi ha all’attivo la lettura di almeno un libro integro di Flaubert, cioè un’edizione con il piccolo saggetto di introduzione, mi sento tranquillamente di consigliare di leggere questo libro, e suppongo che non ci saranno difficoltà di comprensione. Per tutti coloro che sono digiuni da Flaubert, potrebbe essere questo un buon inizio di lettura del suo filone narrativo, utile per poi poter passare alla lettura vera e propria delle opere menzionate nel libro.

Matteo Baudone

About Julian Barnes

Julian Barnes è nato a Leicester nel 1946. Si è dedicato al giornalismo, scrivendo sul «New Statesman», sul «Sunday Times» e sull’«Observer».

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