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Recensione di Il veleno dell’oleandro di Simonetta Agnello Hornby

Creato il 08 dicembre 2014 da Leggere A Colori @leggereacolori

12 Flares 12 Flares × Recensione di Il veleno dell’oleandro di Simonetta Agnello HornbyVoto:
Informazioni sul libro
Titolo:Simonetta Agnello Hornby
Pubblicato da:Feltrinelli
Collana:I narratori
Genere:Narrativa Contemporanea
Formato e pagine:
Social:Goodreads
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Trama:

Tre fratelli si ritrovano dopo anni nella tenuta di famiglia, in Sicilia, per assistere la zia che ha fatto loro da madre che si trova in punto di morte. Ognuno di essi dovrà confrontarsi con i propri problemi personali, fare i conti col passato, e fronteggiare la difficile situazione finanziaria in cui versa la tenuta di famiglia, cercando di scoprire i motivi di questo tracollo.


Nell’ antica tenuta Pedrara, situata tra gli oleandri, Donna Anna sta morendo. Al suo capezzale accorrono Mara, Giulia e Luigi: le due donne sono in realtà le nipoti di Anna, figlie di sua sorella, mentre Luigi è il figlio che ella ha avuto da Tommaso, padre delle due ragazze. Occorrono alcune pagine per capire bene come è composta questa famiglia allargata.

Donna Anna è assistita anche da Bede, il factotum della villa, che sembra nascondere parecchi segreti. In che rapporti è, realmente, con Donna Anna? Per quale motivo era così legato al marito di lei, al punto da continuare a vivere nella villa anche dopo la sua morte? In che misura sono collegati il suo progressivo arricchimento e il dissesto della tenuta? Cosa accade ogni notte nella necropoli che si trova accanto alla Pedrara, perché tutti cercano di tenere Mara e i suoi fratelli lontani dalla villa? E il tesoro che Donna Anna aveva nascosto, esiste davvero?

Il veleno dell’oleandro è in definitiva un thriller, non privo di sottili complicazioni psicologiche. La narrazione è affidata in prima persona a due voci che si alternato: quella di Mara, la figlia maggiore, e quella di Bede. La vicenda vera e propria si svolge nel giro di pochi giorni, ma sono numerosi i flashback che riportano al passato e aiutano a comprendere meglio la storia: personalmente, ho trovato questo tipo di narrazione un po’ faticosa, risulta difficile unire tra loro i vari pezzi del puzzle e in alcuni punti le coincidenze paiono forzate e non sempre chiarissime.

Il romanzo è scritto molto bene, con un linguaggio sofisticato ma piacevole, adattissimo alla storia che viene raccontata.

Il mio giudizio però non è del tutto positivo: l’intreccio è davvero complicato da seguire e ho come l’impressione che all’autrice la storia abbia rischiato più volte di sfuggire di mano, e che si sia affannata per ricomporla. Anche il lieto fine mi sembra forzato, quasi posticcio.

 

Approfondimento

In questo thriller un ruolo fondamentale è giocato dal sesso: personalmente, e non per bigottismo o particolari chiusure mentali, sono rimasta un po’ infastidita dall’ambiguità e morbosità che regnano sovrane. Mi è sembrato che in alcuni passaggi l’autrice descrivesse con troppo compiacimento determinate situazioni che meriterebbero, a parer mio, un’indagine più approfondita e delicata: sono raccontate soprattutto le manifestazioni di un disagio profondo, ma non vengono analizzate sufficientemente le cause.

Simonetta Agnello Hornby

Vive dal 1972 a Londra, dove svolge la professione di avvocato ed è stata presidente per otto anni del Tribunale di Special Educational Needs and Disability.
Il suo studio legale nel quartiere di Brixton lavora per lo più con le comunità nera e musulmana.
Si è occupata della donna nel mondo arabo ed è autrice di testi legali dedicati all’infanzia.

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