Potremmo aprire una parentesi infinita sull’annoso problema della traduzione in italiano dei titoli dei film stranieri, ossia su quel misterioso processo che porta inspiegabilmente a trasformare titoli come Eternal Sunshine of the Spotless Mind in Se mi lasci ti cancello. Allo stesso modo, infatti, anche la trasposizione di Identity Thief in Io sono tu lascia alquanto perplessi, soprattutto perché chi si occupa di queste cose ha avuto molti mesi per pensarci, visto che il film è uscito negli USA a febbraio. E invece no. Io sono tu. Che non significa nulla, né in italiano, né dopo averlo visto. Dunque, pieno di sconcerto, non mi rimane che procedere alla recensione di Io sono tu, rabbrividendo ogni volta che devo scrivere il titolo.
L’idea alla base è in realtà molto carina. Sandy Bigelow Patterson (Jason Bateman) è un uomo che conduce una vita relativamente tranquilla in Colorado: due figli (e un terzo in arrivo), una moglie discretamente figa, un lavoro che gli permette in qualche modo di arrivare fino alla fine del mese. Finché un giorno scopre che da qualche parte negli Stati Uniti c’è qualcuno che ha deciso di rubargli l’identità. Che semplicemente vuol dire che questo qualcuno se la spassa spendendo soldi utilizzando le sue carte di credito clonate. Si scopre poi che il ladro di identità è in realtà una lei (Melissa McCarthy) e gran parte della comicità del film è giocata sul fatto che Sandy sia più un nome da donna.
A tal proposito vorrei fare una precisazione, sentendomi toccato direttamente dalla questione visto che mi chiamo Andrea. Sandy non mi pare proprio sia un nome esclusivamente da donna, anche perché vorrei ricordare che le sopracciglia che hanno fatto la storia della tv americana portavano proprio lo stesso nome e appartenevano ad un uomo: Sandy Cohen di The O.C.
Come accennavo, l’idea è molto carina. Peccato che sia stata sviluppata, per usare un eufemismo, in modo non ottimale. In poche parole, fosse stato per me avrei già emesso un mandato di cattura internazionale per gli sceneggiatori. Tutta la storia è incentrata sul viaggio che Sandy quello vero intraprende per trovare Sandy quella finta e portarla in Colorado per risolvere i problemi che gli ha creato. Sebbene il film sia scorrevole, in molte circostanze la prevedibilità e le trovate à la Vacanze di Natale sembrano prevalere.
Una nota di merito va in ogni caso ai due protagonisti, soprattutto a Mellissa McCarthy che interpreta un personaggio che, al di là delle sfumature comiche, è complesso e multisfaccettato, come le tinte per capelli L’Orèal.
Insomma, un film perfetto per il sabato pomeriggio su canale 5.
CHIPS e CHEAP: CHIPS è la coppia di protagonisti che da sola riesce a mantenere il film sopra i livelli di decenza e allontana il rischio di addormentarsi. CHEAP sono le trovate degli sceneggiatori, che io un po’ mi immagino così.
Livello di SHAZAMMABILITÀ: basso. Qualcosa di ascoltabile qua e là si sente, ma nulla di memorabile. Un po’ come il film stesso.
Livello di BONAGGINE DEL CAST: basso. Peccato per la moglie di Sandy Patterson, interpretata da Amanda Peet, che trova pochissimo spazio.
Quanto dura / quanto sarebbe dovuto durare: 111 minuti / 90 minuti sarebbe la durata perfetta se si conta che verrà interrotto dalle pubblicità del sabato pomeriggio di Canale 5.
Mi devo fermare dopo i titoli di coda per vedere la SCENA NASCOSTA o posso andare direttamente a casa? No. Potete andare a casa anche se alla fine dei titoli di coda c’è una traccia audio di due secondi che ripete una battuta già sentita dodici volte durante il film.
GIUDIZIO COMPLESSIVO: due Anne Praderio su cinque.
Il post Recensione di Io sono tu e omaggio a Sandy Cohen, scritto da Signor Ponza, appartiene al blog Così è (se vi pare).