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Recensione di Kiss the Guitar player di Klimt, Challenge Records, 2009

Creato il 14 luglio 2010 da Empedocle70
Recensione di Kiss the Guitar player di Klimt, Challenge Records, 2009
Un disco divertente. Divertente, leggero, ben suonato e ben costruito. Il progetto di base è quello di chiedere a sette chitarristi / compositori di creare dei brani per chitarra e l’ensemble Klimt!, gruppo di musica da camera olandese dalla solida formazione classica da tempo dedito a un repertorio vicino alle musiche jazz e a altre forme di musica popolare, dei brani caratterizzati da una sorta di “parità musicale con l’ambizione dichiarata di superare la formula usuale “solista versus ensemble”. Coinvolti nel progetto i chitarristi Leonardo Amuedo, Axel Hagen, Maarten van der Grinten, Bert Meulendijk, Peter Tiehuis, Arturo Ramòn e Olaf Tarenskeen (gli unici due a presentare una seria formazione classica, gli altri tutti provenienti da un background più jazz e pop): l’idea ha funzionato? Parzialmente sì. Se l’idea era di riuscire a scrivere e suonare una musica fresca, allettante, piacevole e allo stesso tempo basata su un’elevata qualità strumentale, la scommessa è stata sicuramente vinta: il disco è davvero gradevole, si ascolta tutto con grande piacere e relax e non si avverte in nessun senso quel senso di pesantezza “intellettuale” che a volte accompagna i progetti innovativi. Se l’idea era quella di creare dei nuovi percorsi musicali innovativi .. beh non ci siamo: poche davvero poche sono le idee davvero nuove che circolano, nella maggior parte dei casi si tratta di riproposizione di formule musicale già adottate e sentite principalmente negli anni ’80 con quel genere camaleontico chiamato “Fusion” e da gruppi e musicisti come gli Uzeb, Al Di Meola, Didier Lockwood o certo progressive di marca Journey e certe cose ultime suonate dagli Yes. Brani come “Gustav on the rocks” e “Into ecstasy” hanno davvero ben poco da dire. Decisamente meglio e anzi davvero interessanti le tre parti del “Trinity for string quartet” di Veli-Matti Halkosalmi e i “Fandango” e “Dance of the seven veils” basati sul Guitar quintet in Re maggiore G448 di Luigi Boccherini e riarrangiati da Arturo Ramòn.
Per cui attenzione: se siete alla ricerca dell’ultima novità in campo di avanguardia musicale chitarristica questo cd non fa per voi, se invece volete ascoltare della musica davvero gradevole, ben suonata e arrangiata senza voler cadere nel zuccherificio imperante della musica pop commerciale allora compratelo subito, vi sorprenderete a battere il tempo e a swingare schioccando le dita, e l’estate non chiede di meglio.
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