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Recensione di L’Atelier di Yeng Pway Ngon

Creato il 28 ottobre 2014 da Leggere A Colori @leggereacolori

0 Flares 0 Flares × Recensione di L’Atelier di Yeng Pway NgonVoto:
Informazioni sul libro
Titolo:Yeng Pway Ngon
Pubblicato da:Metropoli d'Asia
Collana:Narratori
Genere:Narrativa Contemporanea
Formato e pagine:
Social:Goodreads
Disponibile su:
in offerta
scontato
Trama:

Negli anni Settanta, una vecchia villa di Singapore si trasforma nell’atelier del maestro Yan Pei e dei suoi allievi, che ogni settimana si incontrano per dipingere e per discorrere d’arte. Intanto gli anni passano, la storia segue il suo corso, e nel piccolo gruppo di artisti ognuno segue la strada segnata dal destino.


Provai una strana sensazione, come se mi trovassi ancora lì, nudo davanti a lei, e il mio viso avvampò. Nonostante provassi un po’ di vergogna, le ero tuttavia molto grata per avermi ritratto nel pieno vigore della giovinezza.

Amore, arte e amore per l’arte, sentimenti, ideali, rivoluzione e storia, ma soprattutto una profonda analisi dell’esistenza umana in tutti i suoi aspetti più profondi e in quei dettagli apparentemente insignificanti, ruotano intorno alla città di Singapore e agli allievi del pittore Yan Pei. Ogni settimana, il piccolo gruppo si riunisce in una vecchia villa dall’atmosfera elegantemente decadente per imparare a dipingere o, più probabilmente, per staccarsi dalla quotidianità, chi per sfuggire ad un matrimonio deludente, chi per incontrare la ragazza che ama, chi sperando, chissà, di riuscire un giorno a vivere d’arte. Mentre al contrario, Yan Pei, che all’arte ha sacrificato la vita e l’unico grande amore, rivede il suo passato con tristezza, ancora innamorato dell’ex moglie Wanzhen, perduta, forse, proprio a causa di questa sua passione.

Settimana dopo settimana, il tempo passa, e dal giorno in cui incontriamo gli artisti per la prima volta, intenti a ritrarre il giovanissimo Jizong, nudo e pieno di vergogna, i loro destini si dividono, si intrecciano agli eventi della storia, si allontanano a volte per ritrovarsi, a volte per perdersi.

Approfondimento

L’Atelier è un romanzo bellissimo, ricco di riferimenti artistici, letterari, poetici, sia d’Oriente che Occidente, intriso di passione e spesso di una malinconica, quasi onirica nostalgia, accentuata dall’alternarsi delle diverse storie, dal passaggio tra terza e prima persona.

Insieme agli artisti dell’Atelier di Yan Pei, anche Singapore muta, si evolve e spesso stravolge la vita dei suoi abitanti, come accade a Jangxiong, costretto alla fuga per le sue idee rivoluzionarie, a lasciare la città senza neanche il tempo di un saluto, diretto verso la guerriglia nella foresta malese. Trent’anni sono tanti, e quando Wanzhen, inutilmente consapevole dei propri errori sentimentali, torna a Singapore, non la riconoscerà più, così come Ningfang e Sixian, che si ritrovano per un fortunatissimo caso in un albergo di Parigi, la troveranno profondamente cambiata, mentre uguali sono rimasti loro, nei timori e nelle incertezze.

Intanto, tra coloro che frequentavano l’Atelier, qualcuno ha seguito strade inattese, qualcuno è cambiato, a volte per scelta, a volte a causa del disincanto della vita. Jizhong, indirettamente, diverrà il filo che li unisce, senza saperlo, attraverso i decenni, fino al giorno in cui ritroverà sé stesso nel ritratto di un ragazzino nudo, dallo sguardo ribelle. L’Atelier è il ritratto di un’epoca, e insieme una riflessione sulle incognite della vita, della morte, del destino, dell’amore. Un capolavoro.



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