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Recensione di La bambina con gli occhi di cielo di Barbara Mutch

Creato il 06 ottobre 2014 da Leggere A Colori @leggereacolori

19 Flares 19 Flares × Recensione di La bambina con gli occhi di cielo di Barbara MutchLa bambina con gli occhi di cieloBarbara Mutch
Pubblicato daCorbaccio
Data pubblicazione in Italia:
Formato:
Collana:Romance
Genere:Romanzo StoricoSentimentale
Pagine:
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Trama:
Prima metà del Novecento, Cradock House, Sudafrica. È questo il luogo in cui Cathleen Harrington si trasferisce per amore del marito. È qui che il suo destino, messo alla prova da un ambiente che non le appartiene, s'intreccia a quello della piccola Ada. La bambina di colore, figlia della governante di Madam Cathleen, crescendo alla sua sequela sarà capace di stupirla per creatività e interesse nell'apprendere quanto più possibile. Il loro legame si consoliderà nel corso dei decenni, nonostante le violenze, la segregazione razziale e le aberrazioni tipiche dell'apartheid.

Nobili sentimenti infarciti da una scrittura lineare, diretta e senza fronzoli in La bambina con gli occhi di cielo. Romanzo d’esordio ambizioso per Barbara Mutch, la sudafricana che tratta il difficile tema dell’apartheid con la consapevolezza di chi va dritto al cuore. Attraverso la speranza di Cathleen Harrington, la donna che per amore abbandona l’Irlanda e la famiglia per seguire il marito in Sudafrica a Cradock House, il lettore è condotto nei sentieri dei buoni propositi, anche se minati dalle brutture dell’uomo bianco nei confronti dei neri. Con Cathleen, che in Ada – l’altra eroina della storia – trova il talento, la creatività ma anche la figlia che avrebbe voluto, la Mutch riscatta tutte quelle persone che mosse da bontà d’animo, hanno riabilitato la dignità dell’uomo con la storia, mostrandoci la profondità oltre la superficie, raschiando l’osteggiata patina dell’indifferenza tipica di una società borghese. Certo, la piccola Ada, la figlia della governante di una ricca famiglia bianca, crescendo tradisce la fiducia che Mrs Cath aveva riposto in lei. Ma lì si toccano le corde della paura, del panico e dell’inquietudine, frutto della reticenza che la società del tempo produceva.

Nonostante tutto, nonostante i lutti, le perdite e gli allontanamenti, il personaggio di Cathleen riesce a scrollarsi tutto di dosso, oltrepassando potenziali rancori in nome della ricerca di un ideale, di un’amicizia, di un legame indissolubile. Motivo per cui farà l’impossibile per ritrovare Ada. L’amore per la musica, per la scrittura e un’innata voracità nella lettura, arricchiscono La bambina con gli occhi di cielo, trasformandolo in una sorta di diario, sulla falsariga di quello che “Madam Cathleen” conserva nella sua stanza. Coprendo un arco di tempo imprecisato, ma comunque accostabile al periodo tra la prima guerra mondiale e l’elezione di Nelson Mandela a Presidente della Nazione, decretando la fine dell’apartheid, le vicende di Ada e della famiglia Harrington narrano quasi un secolo di storia. Il punto di vista della bambina, cresciuta alla sequela della sua “Signora”, è sicuramente propiziato dall’istruzione ricevuta – cosa di certo inusuale tra i bambini neri dell’epoca.

È certamente mediata dall’amore che sconfigge il disprezzo, da una volontà che sconfigge anche la violenza consumata in ambienti a lei cari, relegandola apparentemente in una sorta di limbo tra il mondo patinato dei bianchi e quello monocromatico dei neri. La bambina con gli occhi di cielo ha tutto ciò che occorre per far sognare un mondo migliore, ha tutto per sconfiggere con la positività di fondo il dramma della segregazione razziale, degli soprusi etnici e dittatoriali. Forse pecca di eccessiva lentezza nella fase centrale del racconto, ma e come cercare ad ogni costo il pelo nell’uovo.

Dario Cataldo



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