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Recensione di La bestia che dorme di Sabrina Bergamini

Creato il 26 ottobre 2015 da Leggere A Colori @leggereacolori

Informazioni sul libro
Titolo:
Autore: Sabrina Bergamini
Pubblicato: Robin
Collana:Robin&sons
Genere: AutobiograficoDrammatico
Formato: BrossuraPagine:

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Giudizio: four-stars


Non ci si deve mai dire persi. Non tutto si può risolvere e non tutto si deve accettare. Questa è la storia di una ragazza coraggiosa due volte: nel vivere e nel raccontare.

Il titolo è l’ultimo elemento da cui partirei per parlare di questo libro perché sarebbe anzitempo rivelatore ma è senz’altro un elemento distintivo, forte, potente, in grado di comunicare al lettore che questa non sarà una lettura priva di ferite e di elementi forti (la bestia) e di fragili equilibri (perché la bestia dorme e va bene, ma solo finché dorme).

Tutto ciò che si costruisce su una base non solida rischia, alla fine, di franare. Questo dato di fatto segnerà la personale storia di Sabrina Bergamini, lei sa quanto possa far male franarsi addosso. Un’infanzia segnata, i segni sottopelle. Una famiglia infelice, logorata dai rapporti, condizionata dai rapporti e da alcuni disturbi, mentali e non, sottovalutati. Il silenzio, forse per orgoglio, o testardaggine, cade rovinosamente sul futuro di una ragazzina che prova a essere come le altre, e più cresce più si rende conto che queste prove durano quanto quelle nel camerino, non bastano. Fuori la vita è un’altra cosa. Essere come tutti è solo un sogno.

L’adolescente diventa ragazza, si illude che il proprio medico possa diventare il punto di riferimento che le manca, un ancóra cui aggrapparsi e da lì, sorretta e protetta, cominciare ad aggredire il problema, quello di sempre. Andrea la ascolta, la confina in una parte segreta e meno rispettabile della sua vita, la illude, usa la forte leva del rapporto di dipendenza medico-paziente per esercitare la sua influenza. Perché di amore non si può parlare. Appare da subito un rapporto sbilanciato, malato, la parte debole, quella meno lucida, quella disperata è lei. Il rapporto diventa una forma di costrizione, a volte violenza mentale che sfocia in una più sottile violenza fisica. È una forzatura, una caricatura di rapporto, non è quello che serve ma è quello che c’è.

Il racconto diventa più graffiante quando Sabrina racconta le ossessioni della sua vita: l’anoressia e la bulimia, due attori che hanno recitato per lei, la prima sul palco e la seconda dietro le quinte, un’esistenza straripante di dolore. Questo libro è un’analisi lucida e consapevole di ciò che è stato in anni non sereni o addirittura disperati. Sabrina è sincera, candida, non ha paura di mettere in ordine idee e sentimenti davanti a tutti.

A photo posted by Leggere a Colori (@leggereacolori) on Oct 19, 2015 at 1:54pm PDT

Fin dalle prime pagine un sottile filo di emotività tiene legati i pezzi disarmonici del destino. Una ragazza che non vuole mollare, che si merita una vita normale. Lo stile della scrittura è asciutto, concreto, spesso duro. Duro nel senso di esatto, senza enfasi o teatralità per i momenti drammatici, duro nel senso di “tale e quale” e chi l’ha provato sa. Chi non l’ha provato invece, leggendo questa storia, non può far a meno che far passare la rabbia, lo sgomento, l’idea di coraggio dal racconto alla propria anima. Immagina. Apprezza l’idea che diventa azione. L’azione diventa fatto, la scelta è una liberazione. Questo è un bel messaggio, dai segni sottopelle a un libro stampato alle nostre coscienze.

Approfondimento

La narrazione è spesso frammentaria, non segue rigide logiche temporali, piuttosto un libero flusso di coscienza che a me sembra un processo di interiorizzazione, graduale e naturale. Alcuni capitoli sono poco più che post-it, pensieri a voce alta, toccanti e scritti bene. Probabilmente poteva essere un lavoro più ordinato, penso che sia una preferenza soggettiva. Personalmente preferisco quando le emozioni sono capaci di porre in secondo piano la forma e i discorsi sulla forma. Questo è un piccolo libro, un piccolo libro maturo.

Forse tutto questo è stata un’appropriazione indebita finita bene. Finita con il coraggio di andare a riprendersi ciò che ci spetta, ricordarsi di averne il diritto. Non è per niente scontato quando ci si trova senza forze emotive, in balìa di eventi negativi e senza aiuti dall’esterno. E poi la bestia dorme, “finita”, va messa tra virgolette. Ma non importa. Non è questo che importa. Ci sono conquiste da cui non si può tornare indietro, anche se è vero che si impara sempre, e questa storia finora è stata conquistata, duramente, sfida dopo sfida. E adesso è anche un po’ di tutti noi.



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