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Recensione di La casa dei sette ponti di Mauro Corona

Creato il 22 maggio 2014 da Leggere A Colori @leggereacolori

10 Flares 10 Flares × Recensione di La casa dei sette ponti di Mauro CoronaLa casa dei sette ponti Mauro Corona
Pubblicato daFeltrinelli
Data pubblicazione in Italia:
Formato:
Collana:I narrratori
Genere:Racconti
Pagine:
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La trama:

L’industriale della seta è un uomo concreto, che ama il profitto e battere  la concorrenza. Sembra che niente possa colpirlo, ma quella casa in mezzo al nulla con i comignoli che fumano estate e inverno non riesce proprio a togliersela dalla testa.  Passa del tempo prima che si decida a bussare a quella porta e quando una coppia di anziani gli apre proponendogli una sfida, si troverà davanti a una scelta che potrebbe cambiargli la vita...

Mi piacerebbe iniziare la recensione di La casa dei sette ponti racconto di Mauro Corona con il classico incipit delle fiabe, perché questa storia ha il sapore, i colori e la magia delle storie che più meno tutti noi abbiamo ascoltato da bambini… C’era una volta un’industriale della seta che era intransigente, intraprendente e intelligente, amava il denaro e il lavoro. Ed era solo. Viaggiava spesso e in più di un’occasione si era accorto di una casetta solitaria dai comignoli sempre fumanti, tra i crinali dell’Appennino tosco-emiliano. Aveva tentato di ignorarla, ma non riusciva a togliersi dalla testa la curiosità di sapere chi ne fossero gli inquilini; perciò un giorno decise di fermarsi e bussare alla porta. Una coppia di anziani (che per come sono descritti da Corona, potrebbero essere gnomi) lo salutò gentilmente, ma non lo invitò ad entrare a vedere di più. Anzi lo lasciò sulla soglia ancor più incuriosito. In ogni fiaba arriva il momento della sfida, dove è saggiato il coraggio dell’eroe e anche qui l’industriale è messo davanti a una scelta: voltarsi e andarsene e tornare alla routine, o poter soddisfare la curiosità di visitare l’interno della casa a patto di raggiungerla passando per un percorso alternativo- più lungo e affascinante- attraverso sette ponti.

Che cosa scelse il nostro eroe in La casa dei sette ponti? Scelse di camminare sopra quei ponti sospesi su un abisso tanto reale quanto metaforico. Dovette affrontare i propri demoni interiori, combattere draghi. Un passo alla volta, un ponte alla volta, il protagonista della storia si ritrova a fare i conti con ricordi che credeva seppelliti: rivede i genitori biologici abbandonarlo, poi l’amore dei genitori adottivi e in seguito la visione di se stesso a diciotto anni, un adolescente arrabbiato che incolpa chi l’ha cresciuto della propria solitudine. Infine, paradossalmente, proprio lui che aveva vissuto l’abbandono sulla propria pelle, abbandona la casa dove ha vissuto e le persone con le quali è cresciuto per andare a far fortuna nella grande città. L’industriale nonostante il dolore continuò ad avanzare e a riconciliarsi con il passato, ricucendo strappi e ferite dell’anima e, improvvisamente, arrivò l’illuminazione: le persone che abitano nella casetta altri non sono che quei genitori rifiutati e abbandonati troppo tempo prima!

Fu così che, alla fine del percorso arrivò dove tutto era cominciato, davanti a quella porta a quei due anziani che lo accolsero a braccia aperte e… Vi ricordate come finiscono le fiabe? Anche qui accade qualcosa di simile:

“Lui aveva trionfato sul fronte più importante, quello del cuore. L’amore aveva battuto il denaro. L’uomo aveva rinunciato al potere, al lusso e ai soldi in favore dell’affetto. L’affetto di un figlio adottivo, ritrovato dai genitori dopo tanto tempo. L’affetto di un figlio adottivo che ritrovava i genitori dopo troppo tempo”. – La casa dei sette ponti

E vissero felici e contenti.

Vorrei sottolineare un paio di cose che mi hanno colpito in La casa dei sette ponti: la scelta di Corona di usare il ponte come simbolo di collegamento o scollegamento tra cose e persone (l’industriale aveva tagliato i ponti con i genitori, poi li aveva ricreati, colmando con la forza dell’amore ogni distanza) e la decisione, consapevole o meno, di concludere il finale usando le parole “lui” e “l’uomo”con riferimento a quello che nelle precedenti pagine del racconto era più spesso definito “l’industriale”. Come se grazie alla nuova consapevolezza e al perdono imparati camminando sul filo del ricordo il protagonista avesse nobilitato se stesso, ritrovando la parte più importante e autentica che lo fa essere, appunto, un uomo che usa il cuore e non la logica del profitto. Una piacevole lettura La casa dei sette ponti, che porta via poco tempo, ma regala belle sensazioni. Unica pecca il rapporto pagine/prezzo notevolmente iniquo; sia nel formato cartaceo sia in ebook.

 

Booktrailer

Mariateresa Della Chiesa



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