Recensione di La giornata di uno scrutatore di Italo Calvino

Creato il 09 marzo 2015 da Leggere A Colori @leggereacolori

Voto:
Informazioni sul libro
Titolo:Italo Calvino
Pubblicato da:Mondadori
Genere:Classici
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Trama:

Amerigo Ormea accetta l’incarico di scrutatore che la locale sezione del partito comunista gli affida, durante la tornata elettorale del 1953. Non in una sezione qualunque, di una scuola o di un altro locale pubblico, ma al Cottolengo di Torino, famoso istituto religioso governato dalle suore, asilo di minorati, deficienti, deformi.



Dopo la guerra, votare diventa obbligatorio: la legge “truffa” appena approvata stabilisce che il partito che riceve il 50% più 1 dei voti, ha diritto ai due terzi dei seggi. Sono coinvolti tutti, ospizi, conventi, ospedali, riserve di voti del partito cattolico al potere.

Sorto tra il 1832 e il 1842, il Cottolengo, istituto religioso di carità gestito da suore, nel racconto di Italo Calvino diventa seggio elettorale delle elezioni del 1953 e offre lo spunto al protagonista de La giornata di uno scrutatore, Amerigo Ormea, scrutatore designato dal partito comunista, per riflessioni profonde che gli faranno vacillare ideali e certezze.

A dir la verità, considerando la descrizione dei membri del seggio elettorale, nominati dai principali partiti, allora come ora, la visita del candidato onorevole al seggio, vietata allora come ora, l’impegno delle religiose a far votare per il partito cattolico anche i ciechi, i paralitici e gli infermi gravi, allora come ora, sembra di trovarci oggi ad una tornata elettorale e che nulla sia cambiato. È il protagonista a fare la differenza: la sensibilità via via crescente di Amerigo le cui certezze iniziano a vacillare insieme ai suoi ideali: quelli egualitari della società democratica in cui ognuno è chiamato a impegnarsi con la conseguente necessità della partecipazione di tutti “alle cose della politica, ai problemi sociali, gente povera interessata più alle questioni universali che a quelle private”. In nome della democrazia. Diversamente da oggi, le elezioni provocano un’eccitazione, tutto un fermento, anche in un istituto dove i votanti quotidianamente ai margini, ignorati e rimossi dalla vita pubblica e dalla politica, si sentano chiamati ad un’insolita prestazione, protagonisti una tantum seppur sotto lo sguardo di estranei. Una generazione umana, bersagliata da un malevolo destino, chiamata come tutti i cittadini a dare un voto. L’idiota e il cittadino cosciente sono uguali di fronte allo Stato. È l’occasione in cui lo Stato ha bisogno di tutti, anche degli idioti e dei deformi, molti dei quali incapaci di intendere e di volere. Ma ci sono le suore che li aiutano, ci sono certificati medici che attestano la capacità di intendere di quegli sventurati che non potendo da sé soli votare, hanno bisogno di una mano, quella di una suora o di un assistente, per compiere il loro dovere di cittadini.

Amerigo si accorge che è difficile far rispettare la legalità. Discute sempre meno animosamente, perché in lui si fa pressante la riflessione su quelle creature, sui loro diritti, sui principi della stessa democrazia. Progresso, libertà, giustizia, uguaglianza sono principi, sono idee dei sani, dei privilegiati: escludono tutti quelli che, come gli infermi del Cottolengo, non hanno più diritti, perché dipendono dagli altri, dalla carità degli altri. Anzi, quelle povere creature che lì hanno chi si occupa di loro, chi li assiste e se ne prende cura, chi gli vuol bene, chi conosce a fondo il significato della parola “carità”, quegli ultimi sono contenti di fare ciò che la suora vuole, di rendere alla suora un gesto di riconoscenza, votando e obbedendo alla sua volontà.

Profonde e molteplici le riflessioni che Calvino fa sulle suore e sugli infermi del pio istituto. Innanzitutto dice che sono fotogeniche, che in foto sono quasi tutte belle, perfette perché la foto riproduce la pace interiore, la beatitudine che le invade e riempie il loro animo. Anche gli idioti in foto sembrano felici, contenti; sono fotogenici come le suore. I minorati, i disadattati no, in foto vengono uno strazio, i volti irrigiditi al lampo del fotografo.

Approfondimento:

Sicuramente la scena più commovente e toccante del racconto è la “dipintura poetica” di un vecchio campagnolo, e di suo figlio, impedito dalla paralisi, che impiega molto del tempo della visita del padre per mangiare una merenda. Il padre, vestito a festa, passa tutte le domeniche al Cottolengo a guardare il figlio che mangia: i due, padre e figlio si guardano fissi negli occhi senza accorgersi di ciò che accade intorno a loro. Amerigo pensa che la scelta della suora è un atto di libertà: dedicare la propria vita agli ultimi, ai diseredati, agli ammalati è una missione volontaria. Il vecchio padre, invece, non sceglie, la sua vita è sì altrove ma la domenica lui è lì, lo sguardo fisso in quello di suo figlio, solo loro due e nessuno intorno. E capisce che quello è l’Amore.

È un racconto molto bello e profondo.

Lina D’Alessandro

Italo Calvino

E’ nato a Santiago de las Casas nel 1923. Tornato in Italia con la famiglia, frequenta le scuole nella città di Sanremo e, terminato il liceo, si iscrive ad Agraria, ma interrompe l’Università per evitare l’arruolamento forzato e dopo si unisce alle brigate partigiane nella Brigata Garibaldi. Nel 1944 entra nel Pci e alla fine della guerra ne diventa militante attivo e Quadro.
Si iscrive e si laurea alla facoltà di lettere di Torino e nel frattempo inizia a collaborare a riviste. Entra a lavorare all’Einaudi e nel 1950 ne viene assunto definitivamente come redattore. Iniziano i questi anni le prime uscite dei suoi romanzi, tutti accolti con grande stima dalla critica internazionale.
L’anno successivo alla morte di Vittorini, cioè nel 1966, si trasferisce a Parigi con la famiglia.
Inizia poi a collaborare con il Corriere della Sera, quindi con La Repubblica su cui scriverà fino al 1984.



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