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Recensione di La monaca di Simonetta Agnello Hornby

Creato il 02 novembre 2014 da Leggere A Colori @leggereacolori

9 Flares 9 Flares × Recensione di La monaca di Simonetta Agnello HornbyVoto:
Informazioni sul libro
Titolo:Simonetta Agnello Hornby
Pubblicato da:Feltrinelli
Collana:I Narratori
Genere:Narrativa Contemporanea
Formato e pagine:
Social:Goodreads
Disponibile su:
in offerta
scontato
usato
Trama:

Una piccola donna nella Sicilia borbonica combattuta tra la vita monacale e il grande amore.


La monaca eretica.

Messina, 15 agosto 1839. In casa del maresciallo don Peppino Padellani di Opiri, fervono i preparativi per la festa dell’Assunzione della Vergine. È forse l’ultimo giorno sereno nella vita di Agata, innamorata del ricco Giacomo Lepre e da lui ricambiata.

“Era cominciato a febbraio. Lei si svegliava prima delle sorelle e andava a leggere sul balcone; il clima era già primaverile e le bastava mettersi la mantellina sulle spalle. La strada era deserta. Lui era sul balcone dirimpetto. Si conoscevano poco: frequentavano gli stessi salotti, ma Giacomo aveva vent’anni e per molto tempo non aveva fatto caso a lei. Si erano innamorati guardandosi di sfuggita, poi dritto negli occhi, poi mostrando l’uno all’altra il frontespizio dei libri che leggevano e parlando a gesti.”

Agata deve rinunciare al suo amore: le famiglie tuttavia non trovano un accordo e, alla morte del maresciallo, la madre di Agata, donna Gesuela, decide di portarla con sé a Napoli, dove spera di ottenere una pensione dal re. L’unico piroscafo in partenza è quello del giovane capitano James Garson. Dopo un tempestoso viaggio, James e Agata si ritrovano insieme sul ponte e qui lei gli confida i propri tormenti. A Napoli, anche per le ristrettezze economiche della famiglia, Agata viene forzata a entrare in convento.

“Era come se la badessa e le due monache che li aspettavano sapessero che Agata sarebbe arrivata in lagrime. Le monache la presero, le tolsero scialle e velo senza darle la possibilità di protestare e la spinsero tenendola per le braccia attraverso la sala del Capitolo, le stanze di passaggio e la breve rampa di scale, finché non raggiunsero il coro. Quindi la costrinsero a inginocchiarsi davanti alla ringhiera di legno dorato che dava sulla navata della chiesa. Agata appoggiò la fronte sul legno e continuò a lagrimare”

Nel monastero benedettino di San Giorgio Stilita, si intrecciano amori, odi, rancori, gelosie, passioni illecite e vendette. Ma Agata sembra guardare oltre: si appassiona allo studio e alla coltivazione delle erbe mediche, impara a fare il pane e i dolci, confortata dalla scansione della giornata monastica e dalla solitudine. Legge tutti i libri che James Garson le manda con regolarità e segue le sorti dei movimenti che aspirano all’unità d’Italia in casa della sorella Sandra. Ha accettato la vita monastica, ma è combattuta tra un sentimento religioso malgrado tutto intatto e il desiderio di vivere nel mondo. Non vuole dispiacere la zia badessa, ma non vuole nemmeno sacrificare il suo futuro. La contraddizione per Agata si fa sempre più severa, anche se i sentimenti nei confronti di Giacomo Lepre cominciano a sbiadire e cresce l’attrazione nei confronti di James Garson, presenza costante – benché sottotraccia – nella sua vita.

“ James aggiunse, deciso: “In Siria, offrirlo a una donna equivale a dirle che è molto bella”.    Camminavano verso la zia; a un tratto, lui le chiese: “Are you happy?”.    Lei abbassò gli occhi e non rispose.    “Are you happy?” ripeté lui, insistente.    Un gabbiano gridò forte nell’aria. Sembrava un pianto”

Approfondimento

La scrittrice ha dichiarato in un’intervista a “ Il Fatto Quotidiano” che all’inizio Agata, la “monaca eretica” , come la definisce l’autrice, avrebbe dovuto essere co-protagonista del romanzo. Accanto a lei, una musulmana inglese dei nostri tempi.  “Avevo in mente un romanzo sulla libertà delle donne attraverso due personaggi femminili: una donna di oggi, costretta dalla famiglia a un matrimonio combinato, e una donna dell’Ottocento forzata, sempre dalla famiglia, a farsi monaca e a non formarne una sua”. Poi la scrittrice, scrupolosa, quasi maniacale nella ricerca delle fonti, per documentarsi su regole e pratiche all’interno dei conventi ne ha visitati 19 e ha avuto 39 colloqui con altrettante monache e badesse. Risultato: si è appassionata ai racconti della vita monacale, ha buttato via il personaggio della musulmana contemporanea e ha eletto Agata protagonista unica.

La storia è avvincente e coinvolgente, e la scrittura tiene incollati alle pagine per scoprire cosa accadrà ad Agata in un continuo susseguirsi di intrecci, scelte, dubbi, eventi. L’attenzione, direi quasi eccessiva, per tutte le dinamiche della vita monastica rallenta la narrazione e distoglie spesso la focalizzazione sulla trama che ogni tanto zoppica un po’ nonostante l’interessante ricostruzione storica e culturale. Il finale, che ovviamente non svelo, lascia un po’ con i puntini di sospensione e dopo tutto il pathos maturato lascia troppo spazio all’immaginazione del lettore.

Dal mio modestissimo punto di vista, trovo un po’ forzato accomunare la storia di Agata alle protagoniste dei romanzi di Jane Austen, sotto-interpretazione della scrittrice stessa che fa leggere i grandi classici come Orgoglio e Pregiudizio alla sua protagonista. Definire Agata, come nella descrizione Feltrinelli, sorella mediterranea delle eroine di Jane Austen è molto azzardato, nonostante questo legame creato tramite le letture della protagonista risulti ben inserito nel contesto della trama. Le coordinate spazio-temporali, il contesto culturale, la scrittura della Austen rendono, a mio avviso, il confronto, quasi irrispettoso per una Austen addict come me. Consiglio la lettura agli amanti dei romanzi storici.

Isabella D’Amore



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