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Recensione di La settimana bianca di Emmanuel Carrère

Creato il 18 febbraio 2016 da Leggere A Colori @leggereacolori
Recensione di La settimana bianca di Emmanuel CarrèreRecensione di La settimana bianca di Emmanuel Carrère


Titolo: La settimana bianca

Autore: Emmanuel Carrère

Pubblicato: Maggio 2014 da Adelphi

Giudizio sintetico: Recensione di La settimana bianca di Emmanuel Carrère

Genitori che appaiono nevrotici, ossessivi e iperprotettivi. Sembra che non capiscano il loro bambino, che presi dai loro impegni quotidiani trascurino i suoi desideri e le sue fisiologiche necessità affettive. Ma la realtà è molto peggio di così. Al termine di una vacanza in montagna organizzata dalla scuola, una terribile rivelazione, per il piccolo Nicolas...

Nicolas giunge allo chalet di montagna accompagnato dal padre, che prima di ripartire dimentica di consegnargli lo zaino contenente tutto ciò che gli occorre per passare in montagna il suo periodo di riposo. Si prospetta per lui una settimana piena di sofferenze e di timori: Nicolas è timido, afflitto da paure di vario genere e intimorito dai suoi compagni, di cui teme gli scherzi e la presa in giro. Insegue costantemente manifestazioni d'affetto che i genitori gli hanno sempre negato.

La prima notte il pigiama lo riceve in prestito da Hodkann. Hodkann è il capo carismatico e indiscusso della camerata. I due si conosceranno meglio quella notte stessa, dato che Nicolas ha trovato posto nell'alloggiamento superiore del letto a castello nel quale anche Hodkann dorme.

In attesa che suo padre gli riporti lo zaino, Patrick, l'istruttore di sci, si offre di accompagnare Nicolas ad acquistare qualche indumento. Durante il breve viaggio in auto in compagnia di Patrick, il bambino si lascia andare e sogna:

Avrebbe voluto che tutta la sua vita fosse così, viaggiare sempre sul sedile davanti ascoltando quel genere di musica, e in futuro assomigliare a Patrick: guidare bene come lui, con la stessa disinvoltura, la stessa sovrana libertà nei movimenti.

È uno dei passaggi de La settimana bianca in cui traspare chiaramente il profondo disagio di un adolescente i cui sonni sono popolati da angosciosi incubi e assassini, rapimenti e minacce incombenti. Evidente è la paura di Nicolas di stare in compagnia dei suoi coetanei compagni di camera, il suo irreprimibile bisogno di relazionarsi con persone adulte che possano dargli tutta la sicurezza che gli manca.

Sonni disturbati da incubi e da visioni terrificanti, si diceva: una notte Nicolas viene trovato fuori al freddo, accoccolato sul sedile dell'auto di Patrick. Subito soccorso e portato dentro dall'animatrice Marie Ange e dallo stesso Patrick,

Sempre a occhi chiusi, non aveva idea di dove l'avessero trasportato, sapeva soltanto che era al sicuro, che aveva caldo, che si occupavano di lui, che Patrick era andato a salvarlo dalla morte e l'aveva portato in braccio fino a quel calore e a quella sicurezza. [...] Adesso che lo credevano sonnambulo, forse la notte sarebbe potuto uscire di nuovo, così da alimentare la malattia e la preoccupazione nei suoi confronti."[...] "Sperava solo che suo padre non tornasse, che la settimana bianca continuasse cosi, che tutti i giorni fossero come quello, e che la febbre non scendesse.

La personalità del piccolo, a questo punto, è messa completamente in luce e non presenta più lati oscuri. Essa costituisce uno degli strumenti di cui Emmanuel Carrère si serve per costruire la storia, il pretesto di cui approfitta per creare una struttura romanzesca perfetta.

Approfondimento

Una lettura attenta del libro confermerà all'ipotetico lettore che nel complesso l'originalità dell'intreccio narrativo risiede in un semplicissimo dato di fatto: ne La settimana bianca Emmanuel Carrère riesce magistralmente a fondere uno stile di scrittura che si può collocare facilmente sul solco tracciato dalla migliore letteratura "da brivido" e l'approfondimento psicologico di una figura di bambino.

Non un bambino, però, come tutti i bambini dovrebbero essere, felice e spensierato, ma un innocente dalla personalità disturbata come Nicolas. La circostanza trova peraltro giustificazione nel fatto che tra gli interessi di Carrère vi è la pedagogia. Intervistato, l'autore ha sostenuto che

Durante il soggiorno sulle Alpi, si verificherà il rapimento prima, il ritrovamento poi, di un fanciullo. Ucciso da un maniaco. Solo verso la fine del racconto, si scoprirà che il mostro è il padre di Nicolas. Ma non è questo il punto, cioè il protagonista non è il padre e la storia raccapricciante della pedofilia. Tant'è che non ne ho fatto materia di narrazione. Quel che conta è l'universo immaginifico di Nicolas, un bambino dalla fantasia morbosa e già turbata.

La dichiarazione di Carrère conferma quanto si è già detto (il testo completo dell'intervista rilasciata da Carrère a Vincenzo Latronico può essere letto qui). Che altro aggiungere? La settimana bianca, in definitiva, appare opera da leggere e da consigliare. È una narrazione dal ritmo incalzante, quella che caratterizza il libro in esame, che utilizza bene, unendoli a uno stile scorrevole e facendoli diventare costitutivi della trama a tutti gli effetti, elementi come la suspense e la tensione emotiva.

Giovanni Graziano Manca

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