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Recensione di Mia madre è un fiume di Donatella Di Pietrantonio

Creato il 29 settembre 2014 da Leggere A Colori @leggereacolori

17 Flares 17 Flares × Recensione di Mia madre è un fiume di Donatella Di PietrantonioMia madre è un fiumeDonatella Di Pietrantonio
Pubblicato daElliot
Data pubblicazione in Italia:
Formato:
Collana:Manubri
Genere:Narrativa Contemporanea
Pagine:
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Trama:

«Mia madre è un albero. Alla sua ombra mi son giustificata. Si secca, anche l’ombra si riduce. Presto sarò allo scoperto » - cit pag.173.

E’ un diario, la storia di Esperina Viola confabulatale da sua figlia per ritardare il lento processo di degrado mnemonico causato dalla patologia neurodegenerativa per eccellenza,il morbo di Alzheimer, ma anche e soprattutto uno sfogo di sentimenti repressi della figlia verso la madre senza freni inibitori.


In genere preferisco recensire un romanzo immediatamente dopo averlo finito, perché penso che le emozioni che ha scatenato vengano fuori più genuine se non ci si pensa tanto su. Con Mia madre è un fiume, romanzo pubblicato nel 2011, che ha vinto numerosi premi, edito da Elliot, esordio stupefacente della quarantottenne Donatella Di Pietrantonio, dentista a Penne, Pescara, che da quando aveva nove anni scrive racconti, fiabe e poesie, ho dovuto modificare la mia strategia critica . Ho preferito rimuginare un pochino alcuni aspetti della questione trattata perché non è un libro facile. Mia madre … è già evidente che si tratta di argomentazione complessa. E’ un riportare con parole soprattutto empatiche ciò che gli occhi vedono e captano, la nostra testa pensa e mette nel nostro scrigno emozionale , delle gesta che la persona più importante per noi ha fatto. Così la percepiamo e la descriviamo.

Qua ne esce una confessione, quasi un’elaborazione di sentimenti presenti in età adulta in una donna che si trova a invertire il suo ruolo da figlia a madre-badante della sua genitrice anziana ammalata. A complicare la situazione c’è un prerequisito: il loro rapporto è andato storto da subito, ossia fin dalla nascita . La scrittura adoperata, in più, non è sempre sciolta e scorrevole. Ci son diverse metafore che danno una certa poeticità al romanzo e nello stesso tempo in antitesi vi son frasi d’impatto – mia madre sa di morte, l’amore per lei è colpevole di non aver saputo trovare le vie del suo – se non addirittura interi periodi in cui pensieri e sentimenti forti vengono fuori in maniera pungente. Allora bummm un colpo violento allo stomaco scatena la domanda: perché proprio con chi dovremmo avere un rapporto amorevole, di gratitudine per antonomasia, siamo molto intransigenti e giudici ? Perché è così difficile perdonare? Lo si può capire dai flash-back molto esaudenti presenti, nei quali oltre che essere narrazione di vita soggettiva con liberazione di emozioni della protagonista e soprattutto della voce narrante della figlia, descrivono un paesino montano della regione abruzzese agli inizi del secolo.

Ecco perché risulta molto crudo ma vero Mia madre è un fiume. Il contesto è molto duro. C’è un’Italia grezza, legata a tradizioni e costumi contadini post bellici . C’è tanto orgoglio, dignità e voglia di farcela, ma nello stesso tempo molta ottusità, aridità di esternazione di pathòs e assai poco se non nullo interesse verso l’aspetto psicologico emotivo sentimentale. C’è quindi pochissimo romanticismo nelle parole e nei fatti; semmai in maniera sfacciata si vede il grosso conflitto di amore ed odio, che come su un’altalena si alterna tra recriminazioni e giustificazioni di atteggiamenti, azioni, parole dette oppure non dette che hanno forgiato l’animo dei allora bambini o giovani. Si scoprono quindi ferite profonde che nonostante il trascorrere del tempo son purulenti, perché seppur bisognerebbe sempre contestualizzare azioni dei nostri genitori, soprattutto in età adulta, non sempre si riesce. Non siamo uomini e donne ideali, proviamo astio verso di loro e questo ci fa molto male, troppo direi nel caso di Donatella Di Pietrantonio o meglio della voce narrante della sua opera prima . Il lettore lo avverte e lo vive, quando ripensando al bambino che c’è in lui, fa un’analisi su se stesso e il suo modo di vedere i suoi genitori. Ecco allora si deve fermare, riflettere, rimuginare e accorgersi che senza la loro ombra siamo a nudo privi di protezione, soli senza quell’amore incondizionato che sebbene non sia stato manifestato sempre in maniera lapalissiana, c’è stato… voglio crederci <3



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