Gus Van Sant ci riporta indietro nel tempo e ci racconta una storia meravigliosa come solo lui sa fare. “Milk” è una sorta di documentario drammatico che ci racconta la vita e la morte di un personaggio simbolo della lotta omosessuale contro le false ideologie di chi non sa o comunque non vuole vedere. Harvey Milk fu il primo attivista omosessuale a rivestire un ruolo politico negli Usa.
Era vissuto nel buio e nella paura fino a quarant’anni, viveva a New York e lavorava per una società di investimenti a Wall Street. Quando conobbe il bel Scott Smith, se ne innamorò e lo portò con sè a San Francisco, nel quartiere Castro, dove aprirono un negozio di fotografia, il Castro Camera, che divenne ben presto il luogo d’incontro per tutti gli omosessuali emarginati. Quando Harvey, dopo tre candidature, riuscì ad avere il posto di consigliere si batté con tutte le sue forze contro la Proposition 6, che voleva bandire tutti gli insegnanti omosessuali dalle scuole pubbliche della California.
Tutti i ragazzi che si radunavano all’interno del Castro Camera erano tutti giovani provenienti da ogni parte degli Usa con la speranza di trovare un posto dove essere felici e avere speranza. Quella speranza per molti alla fine degli anni ’70 arrivò sotto il nome di Milk. “Mi chiamo Harvey Milk e voglio reclutarvi tutti!”diceva all’inizio di ogni suo intervento pubblico. I giovani che Gus Van Sant ci descrive in ogni suo film da Belli e Dannati a Elephant, da Will Hunting a Paranoid Park, sono giovani abbandonati dalle proprie famiglie che si perdono nella notte sui marciapiedi freddi per donare il proprio corpo, fanno uso di droghe e muoiono nei vicoli bui con la speranza che qualcuno li tragga in salvo. La storia di Harvey viene nel film divisa in due parti. Una è quella che ci rende partecipi della sua vita privata, del suo amore per Scott e del suo modo di essere allo stato naturale e l’altra è quella che segue il suo percorso politico fino alla morte, quasi certa e aspettata. La bellezza di questo film viene anche da una bella fotografia mescolata ad immagini di repertorio reali di quegli anni. Gus Van Sant ha un occhio particolare anche per la musica.
A differenza di Paranoid Park in cui ogni personaggio ha una musica che descrive il suo modo di pensare e vivere, in Milk ci sono delle scene in cui la musica ci mostra lo stato d’animo del personaggio in quel momento (vedi la scena a teatro che sembra quasi premonitrice). Come sempre Sean Penn, nel ruolo di Harvey Milk, è magistrale. Gli fa da spalla un bravo James Franco, mentre un Emile Hirsch, quasi irriconoscibile all’inizio, si adatta bene a tutti i ruoli fuori dagli schemi. Gus Van Sant corona la sua carriera con questo meraviglioso film impegnato politicamente e socialmente. Non cade mai nel banale o nel volgare, non si piega alle regole del mercato e ci piace così.