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Recensione di Montagna: femminile plurale di Giacomo Pettenati e Irene Borgna

Creato il 03 ottobre 2015 da Leggere A Colori @leggereacolori

Recensione di Montagna: femminile plurale di Giacomo Pettenati e Irene BorgnaVoto:
Informazioni sul libro
Titolo:Giacomo PettenatiIrene Borgna
Pubblicato da:Zandegù
Formato e pagine:
Social:Goodreads
Disponibile su:
scontato

Un libro a due voci: una, quella di Irene Borgna, racconta dei suoi incontri da “precaria tra le montagne” mentre l’altra, quella del geografo Giacomo Pettenati, raccoglie, in una 24 ore intensissima sul territorio, storie di donne che hanno scelto di tornare, restare o di andare a vivere in montagna. Il risultato è un dialogo a distanza tra Irene che ha avuto un anno di tempo per raccogliere le sue storie e Giacomo che ha assemblato tutto in un’unica intensa giornata.


Non mi parlate di montagna, io sono nata al mare e senza non vivo. Eppure quest’anno ho incontrato chi la montagna la narra così bene che te la fa amare: Mauro Corona, Irene Borgna e Giacomo Pettenati che ci narrano storie di vita vissuta o scelta nei boschi, in territori incontaminati, in borghi arroccati in alto, molto in alto.

Borgna e Pettenati in Montagna: femminile plurale ci raccontano storie di donne, una diversa dall’altra ma tutte unite, come anelli di una catena incredibilmente forte: allevatrici, artiste, gestrici di rifugi alpini, lupologhe, coltivatrici, artigiane, donne testarde, mosse da un’unica passione, la montagna. Ogni capitolo scritto da Giacomo Pettenati inizia con l’ora del giorno, il nome dell’intervistata e un breve titolo descrittivo; ogni capitolo scritto da Irene Borgna è aperto da una stagione e dal nome dell’intervistata, accompagnato da un’autentica perla di saggezza alpina. I capitoli descrivono storie di donne incontrate dagli autori grazie a Patricia, tessitrice della rete del Coordinamento delle donne di Montagna: Daniela ha lasciato la pianura per costruirsi una nuova vita in Val Moira; Giulia veterinaria lotta contro gli stereotipi dei pregiudizi di chi crede che una donna non sia in grado di far partorire una vacca; Elisa è a un passo dal punto in cui scopri di non avere più voglia di tornare a vivere in città; Roberta, nata a Torino, vissuta a Catania, per scelta è finita a occuparsi di attività culturali per l’Ecomuseo dell’alta Valle Maira; Anna, tramite amici degli amici, ha trovato un posto di lavoro sicuro come “garzona” per l’agricoltura e l’allevamento biologico in Valle Gesso; Raffaella lupologa, è riuscita a fondare un’associazione fondiaria in alta Valle Tanaro per studiare e proteggere i lupi; Katia, leggenda locale della basse Valle Stura, lascia il posto fisso in banca per darsi allo scialpinismo raggiungendo risultati mondiali; Romina, dopo aver girato il mondo, crea il suo atelier di feltroia all’interno della vecchia canonica di Aisone; Francesca organizza e coordina la ricerca sul lupo nelle Alpi e fa parte della squadra italo-slovena con il compito di comunicare aggiornamenti e risultati degli studi e delle altre azioni previste dal progetto europeo LIFE Wolfalps.

Leggendo questo piacevole reportage capisci che non c’è un solo motivo per cui queste donne hanno scelto di andare a vivere in montagna. Per ciascuna delle donne il motivo è diverso.

C’è chi vive la sua scelta come una rivendicazione, un’opportunità di lavoro, una decisione etico-ecologica, un modo di mettersi alla prova, un percorso di ricerca spirituale, un ritorno alle origini – famigliari o ideali. È impossibile generalizzare, al massimo si possono indovinare delle tendenze: nuove sensibilità, crisi degli impieghi in città e richia-mo del mondo rurale, affitti bassi.

Approfondimento

Attraverso le testimonianze dirette raccolte da Irene Borgna e Giacomo Pettenati non conosci solo storie di donne ma apprendi anche di agricoltura, artigianato, creatività. Il dialogo continuo e serrato tra i due autori, la donna di montagna e il ragazzo di città, con un linguaggio scorrevole, ci mostra che un’alternativa alla crisi, al caos, ai ritmi frenetici esiste e questo ci piace e tanto.




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