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Recensione di Nessun requiem per mia madre di Claudiléia Lemes Dias

Creato il 30 novembre 2014 da Leggere A Colori @leggereacolori

11 Flares 11 Flares × Recensione di Nessun requiem per mia madre di Claudiléia Lemes DiasVoto:
Informazioni sul libro
Titolo:Claudiléia Lemes Dias
Pubblicato da:Fazi
Collana:Le Vele
Genere:Narrativa Contemporanea
Formato e pagine:
Social:Goodreads
Disponibile su:
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scontato
usato
Trama:

Genuflessa, donna ultraottantenne lo sa bene:”Nella vita dei comuni mortali la parola di una mamma può essere come la firma di un armistizio o di una dichiarazione di guerra, con delle conseguenze davvero imprevedibili” e lo sanno ahi loro i suoi tre figli Stefano, Aldo e soprattutto Franco, suo terzogenito. Lasciamocelo raccontare proprio da quest’ultimo ripercorrendo i comandamenti cristiani : ” Le famiglie felici non sono mai quel che sembrano...il mondo è composto da un’infinità di famiglie apparenti…”


Dal dizionario Garzanti definizione di requiem: “1. preghiera cattolica per i defunti | funzione cattolica in suffragio di un defunto”
Bene, partiamo da qui, da una parte del titolo e analizziamo: che tipo di romanzo ci si può aspettare, se non un’esternazione, uno sfogo da parte di un figlio al funerale di colei che gli ha dato la vita? Nient’altro in verità. Ma, se proprio codesta mater sempre ha marcato in forma acida e imponente “ vivere è una concessione che vi faccio” rivolgendosi alla sua progenie, allora ecco che questa frase Nessun requiem per mia madre racchiude dentro di sé  tanta amarezza, angoscia e sconforto, conditi da un enorme disillusione verso colei che ha fallito nella missione più importante della sua vita convinta in maniera ossessivamente malata che tutte le donne sono delle galline, di aquila ce n’è una sola la mamma. Ed è proprio questo che si trova nel libro d’esordio della scrittrice  Claudiléia Lemes Dias e molto, molto di più. C’è soprattutto l’iter solitario lento e doloroso per fugare le paure e la diffidenza che la madre ha trasmesso a Franco,uomo ultraquarantenne, verso il mondo e c’è una donna adulta e anziana, Genuflessa De Benedictis , la cui vita è stata condizionata dall’uomo della cantina. Sono loro che raccontano in prima persona le loro vite e se stessi.

Claudiléia, sebbene sia brasiliana,per praticità, scrive direttamente in italiano, in una scrittura semplice, non sofisticata, più vicina al mondo degli immigrati, con l’obiettivo di farsi leggere anche da loro, e  le riesce bene. Esprime infatti così in forma molto pungente e dispiaciuta l’invadenza e il rapporto malato tra madre e figli maschi, ma anche l’immaturità dei vari lui incapaci di crescere e distaccarsi dal ruolo esclusivo di figlio per impossessarsi di quello di partner, e ancora tocca temi caldi come la difficoltà del background nei matrimoni misti, il rapporto conflittuale tra suocera e nuora, lo snobismo dell’alta borghesia e soprattutto- altra chiave di lettura del libro- la problematica dell’incesto, la violenza sessuale in famiglia . Inizia dalla Genesi per terminare con l’Apocalisse; in mezzo i Dieci Comandamenti cristiani. Vi chiederete: “Che cosa c’entra ora la Bibbia?”. Ebbene, questi sono i titoli dei capitoli, messi giù non a casaccio, ma per ulteriormente sottolineare sarcasticamente come a volte si può essere ipocriti e apparenti nel professarsi cristiani cattolici, esser servi di Dio, nominati Ministri straordinari dell’Eucarestia, come nel caso della protagonista Genuflessa,ed essere nello stesso tempo razzisti e intolleranti.
Tanta carne sul fuoco di Nessun requiem per mia madre, tanta riflessione ma, una nota mia la devo mettere :le affermazioni attribuite alla Genuflessa  son demenziali ed esasperate, trapela quindi un personaggio fortemente distorto nel pensiero e malato con patologia grave, un estremo, non un esempio di madre tipica italiana chioccia, quindi tutto va letto con questo preambolo, altrimenti l’odore di putrefazione che fuoriesce dalla cassaforte della memoria investendo tutta la famiglia sa di eccesso, esagerazione  e demenza e il romanzo vuol tirar fuori anche compassione e comprensione, qualcosa di buono più vicino all’amore. Se non proprio un requiem, per lo meno un perdono.



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