Recensione di Noi siamo infinito, Ragazzo da parete di Stephen Chbosky

Creato il 03 giugno 2014 da Leggere A Colori @leggereacolori

8 Flares 8 Flares × Noi siamo infinito, Ragazzo da pareteStephen Chbosky
Pubblicato daSperling & Kupfer
Data pubblicazione in Italia:
Formato:
Collana:Pandora
Genere:Romanzo epistolare
Pagine:
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La trama:

Ragazzo da parete, noto anche come Noi siamo infinito, è un romanzo epistolare che racconta il primo anno di liceo di Charlie, un ragazzino problematico che supera la propria timidezza attraverso l’amicizia di Patrick e Sam, studenti dell’ultimo anno. Proprio quando tutti i suoi problemi sembrano essersi risolti, antichi demoni del passato ritornano a far traballare tutte le sue certezze impedendogli di essere felice.
 

In Noi siamo infinito Charlie è un ragazzo da parete, un adolescente che ha problemi a relazionarsi con i suoi coetanei perché osserva il mondo con occhi diversi e non si vergogna di farlo. Alle prese con il suo primo anno di liceo che descrive in una serie di lettere ad un amico, l’unico che sembra stimolarlo è il suo insegnante di inglese avanzato Bill che, riconoscendo in lui una maturità fuori dal comune, lo invita a scrivere saggi su libri da lui appositamente consigliati. Trascorrendo le giornate tra lo studio e le conservazioni stentate con sua sorella, Charlie avverte la mancanza di qualcosa che presto sembra trovare una corrispondenza nell’amicizia di Patrick e Sam, studenti dell’ultimo anno, conosciuti per caso nel corso di una partita di football. Accantonando la differenza d’età a favore della sintonia, Charlie si sente subito parte di un gruppo, stentando a credere di sentirsi completo in un mondo che lo aveva sempre fatto sentire vuoto. Poi, c’è una novità: Sam. La spiritosa, insicura, timida Sam che, sin dal primo istante, sveglia in Charlie un sentimento inaspettato che non trova più modo di fermarsi. Appartenere ad un gruppo ha i suoi lati positivi, così Charlie partecipa alla sua prima festa, lì dove viene a conoscenza della relazione omosessuale tra Patrick e Brad, assiste al The Rocky Horror Picture Show, spettacolo dove Sam interpreta Janet e Patrick il Dottor Frank-N-Furter, si infatua di Mary Elizabeth, ragazzina prepotente e difensore accanita dei diritti femminili per poi constatare di non amarla davvero. E infine c’è il passato, la morte della zia Helen che perseguita Charlie al punto da scatenargli delle crisi che culminano nei momenti in cui si sente solo e abbandonato. Questa è la storia di un ragazzo da parete che si riscatta dalla vita attraverso la forza dell’amicizia e dell’amore e, nonostante le difficoltà che essa comporta, non smette mai di essere se stesso.

Noi siamo infinito e il ragazzo da parete

Ammetto di aver visto prima il film e poi aver letto il libro di Noi siamo infinito, ciononostante, ho trovato entrambi straordinari sia per il tema trattato che per lo svolgimento. Tutti noi sicuramente abbiamo avuto un Charlie nella nostra vita. Era quel ragazzo che se ne stava sempre seduto per conto suo, guardava gli altri con un’aria di diffidenza e stringeva a sé i libri come avessero un qualche speciale potere in grado di renderlo immune dalle risate degli altri. Era il ragazzo che non aveva amici ma solo conoscenze, il secchione che posizionava le mani in corrispondenza delle tempie e si concentrava su una pagina sforzandosi di ignorare tutto il resto. Ricordo, però, che era l’unico in grado di capirmi veramente. Non dico che gli altri non ci riuscissero, sia chiaro, ma il ragazzo da parete ha un senso in più rispetto agli altri, oltre ad osservare ti scava dentro, vede l’America lì dove tutti credevano di aver visto le Indie. E sebbene anche io qualche volta abbia dimostrato diffidenza nei suoi confronti, è l’unico che penso mi rimarrà dentro, perché, a differenza degli altri, non ha mai rinnegato se stesso per apparire al mondo.

Pensate sia facile essere se stessi? Credete di svegliarvi la mattina ed essere sempre la stessa persona lungo tutto il corso della giornata? Caspita, quanto vi sbagliate. Sono quasi sicura che ognuno di voi interpreti quattro ruoli diversi al giorno. Immagino che il vostro atteggiamento vari a seconda che le persone che troviate davanti siano genitori, amici, insegnanti o fidanzati. Vi è mai capitato di battere il cinque con vostra madre o essere rimproverati da un vostro amico per la vostra educazione? Vi siete mai chiesti perché temete di replicare ad un insegnante eppure, davanti al vostro fidanzato, alzate la voce più che con chiunque altro? In realtà, penso che siamo l’uno lo specchio dell’altro. Educazione, maleducazione, rispetto, avversità, sono tutti termini che conosciamo, fanno parte di noi e hanno fatto parte di altri, contribuiscono in qualche modo alla formazione di tutti. Poi, per qualche strana ragione, ci ritroviamo a domandarci: chi siamo? E lì diventa tutto offuscato, meno chiaro, nero. Ci sentiamo diversi ma di fatto non lo siamo, vorremmo provarci ma intorno a noi cosa ci stimola?

Noi siamo infinito non è certo un libro superficiale. Sebbene la trama sia lineare i temi che affronta sono tutt’altro che semplici, anzi, sono sicura che meriterebbero una riflessione più lunga e accurata. Dimenticavo un’immagine, la più importante. Vi siete chiesti perché il libro si intitoli in questo modo? Bene, c’è una lettera nella quale Charlie, in macchina con Patrick e Sam, dice loro di sentirsi “come infinito”. La verità è che ci sentiamo infiniti quando pensiamo di non avere limiti e quasi sempre, capita quando accanto a noi abbiamo persone con le quali la vita assume un aspetto migliore di quella che è realmente.



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