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Recensione di Non deve accadere di Anne Holt

Creato il 02 giugno 2014 da Leggere A Colori @leggereacolori

6 Flares 6 Flares × Recensione di Non deve accadere di Anne Holt Non deve accadere Anne Holt
Pubblicato daEinaudi
Data pubblicazione in Italia:
Formato:
Collana:Einaudi. Stile libero big
Genere:Thriller
Pagine:
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La trama:

Johanne Vik, che sa ricavare da casi separati il profilo di un assassino, e Yngvar Stubø, il detective impulsivo e geniale, si sono sposati e vivono con una bimba neonata e l'altra figlia di Vik. Ma Vik sente che la tranquillità è apparente. E ha sempre più paura. Perché sa che nei delitti senza movente che stanno sconvolgendo la Norvegia c'è l'impronta di qualcosa che lei stessa ha fatto di tutto per dimenticare. E che il misterioso assassino seriale ha un obiettivo molto preciso in mente. Qualcosa che non deve assolutamente accadere.

Secondo episodio di una trilogia, Non deve accadere è un thriller intessuto di dense linee psicologiche. Non deve accadere è ambientato in Norvegia, precisamente a Oslo, apparente città tranquilla e senza ombre. I protagonisti sono una coppia di sposi, Johanne Vik e Yngvar Stubo, due detective: compagni nella vita e colleghi sul lavoro. La storia si basa sulla ricerca di un enigmatico killer, che, supposto sia un seriale, potrebbe essere l’autore degli omicidi di quattro personaggi noti. Le particolari ed inquietanti scene del crimine e i rituali con cui questi crimini vengono compiuti suggeriscono un intento chiaro e preciso dell’omicida che va ben oltre il solo atto di uccidere.  Uccidere è solo un mezzo per comunicare qualcosa che ha profonde radici nel passato.

Sarà proprio questo intento tanto chiaro quanto non manifesto a guidare le ricerche di Johanne e Yngvar.  Rilevante è il fatto che Johanne sia una profiler con uno spiccato intuito nel cogliere particolari invisibili agli altri. Yngvar è fedele al suo lavoro, che vive come una missione, fidandosi e avendo costante bisogno dei suggerimenti della moglie. Entrambi, come due segugi, seguono le tracce appositamente seminate dal killer per loro, senza lasciarsi mai distogliere dal loro obiettivo, neppure dalla nascita del loro primo figlio.  Sono identificabili all’interno del romanzo due linee narrative, costruite una sull’altra e strettamente connesse tra loro: la prima è quella che segue la narrazione degli omicidi e la seconda è quella che segue la vita privata dei nostri protagonisti. Queste due strade narrative sono connesse dalla dedizione che Vik e Stubo hanno per il loro lavoro condividendo privato e pubblico in ogni momento, ma anche dal desiderio del killer di comunicare loro qualcosa. Qualcosa che può sconvolgere le vite private dei due investigatori, facendo emergere qualche ombra nel loro rapporto, mettendoli a dura prova.  Questo legame tra vita lavorativa e vita privata apre le porte all’animo e alla psicologia dei personaggi del romanzo, portando alla luce segreti del passato che ancora oggi portano turbamento e sofferenza. Evidente è l’abilità dell’autrice nel mescolare i livelli narrativi evidenziati poc’anzi. Ogni particolare, che può sembrare anche di poca importanza, assume valore e significato man mano che le pagine scorrono.

La ricchezza di particolari e la generosità nel descrivere situazioni, apparentemente esterne al nucleo della storia, si ricompongono verso la fine del romanzo. Le ultime pagine svelano l’intreccio e scorrono velocissime tra le mani del lettore. Da evidenziare che questa scelta narrativa può dare un senso di smarrimento al lettore che può avvertire un po’ di pesantezza durante il dispiegarsi della storia che scompare con il procedere della lettura, man mano che si svela il fitto intreccio. Mi ritengo soddisfatta di Non deve accadere, pur non essendo una divoratrice di thriller. Anzi!  Questo è uno dei pochi che ho letto nella mia vita, ma mi ha lasciato voglia e curiosità di leggerne ancora. Non deve accadere è assolutamente consigliato per chi non legge abitualmente questo genere, ma anche per chi ne è un grande appassionato. “Non deve accadere” lascia assolutamente soddisfatti.

Cristina Silvestri



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