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Recensione di Norwegian Wood di Murakami Haruki

Creato il 01 novembre 2015 da Leggere A Colori @leggereacolori

Informazioni sul libro
Titolo:
Pubblicato: Einaudi
Collana:Super ET
Genere: Narrativa Contemporanea
Formato: BrossuraPagine:

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Giudizio: four-half-stars


Toru Watanabe, 37 anni, si trova improvvisamente a fare i conti con le emozioni di un passato che l’ha segnato nel profondo, decidendo di ripercorrerne le tappe: la sofferenza per la tragica perdita di un amico, un amore struggente che non ha realmente avuto la possibilità di fiorire, la speranza verso il futuro riflessa negli occhi di una ragazza piena di vita.

Toru Watanabe aveva 17 anni quando la morte è entrata nella sua vita, portandogli via uno degli affetti più cari e gettandolo in una sorta di limbo, fatto di monotonia e abitudini, dal quale non riesce (o non vuole) staccarsi, perché lo protegge, lo tiene lontano dalla sofferenza. Dopo un paio d’anni incontra casualmente Naoko, la fidanzata del suo amico suicida. Le parole non dette, i ricordi taciuti, i silenzi, scandiscono gli incontri tra Toru e Naoko, allontanandoli e allo stesso tempo unendoli inesorabilmente nel dolore di quell’esperienza passata. Ma, mentre Toru si è rifugiato in una vita senza emozioni, dove solo il sesso occasionale, seppur contrario al suo senso morale, sembra donargli quell’affetto e quel conforto che ricerca, il dolore di Naoko è più profondo, le ha corrotto l’anima e la mente, l’ha resa fragile in ogni senso possibile.

Naoko cerca con difficoltà di combattere i fantasmi che la tormentano, mentre Toru continua ad amarla e attenderla nella sua apparente apatia; fino a quando non incontra Midori, una ragazza dall’aspetto buffo e dalla irruente vivacità che sa entrargli lentamente nel cuore. Toru deve fare una scelta, rimanere fedele al passato, o rischiare gettandosi incontro al futuro. A volte è la vita stessa a decidere per noi, o, più semplicemente, a mostrarci una scelta già fatta.

Sono molti gli argomenti “forti” di cui si parla in Norwegian Wood: depressione, malattia mentale, solitudine, emarginazione, suicidio, sessualità, pregiudizio. Murakami riesce a farli diventare un tutt’uno con la vita che scorre, quasi a dimostrazione che queste sofferenze sono uno dei tanti aspetti dell’esistenza.

Le due donne che affiancano Toru sono esse stesse simbolo di questa alternanza tra vita e morte. Naoko, con il suo malessere, i suoi tormenti, la sua incapacità di lasciarsi andare, sembra rappresentare la parte più oscura. Midori, al contrario, è l’emblema della vitalità: imprevedibile, sorprendente, ironica, spiazzante. Anche il sesso, tema ricorrente nel libro, differisce per ognuna di loro: per Naoko è sinonimo di ricerca di conforto, per Midori d’amore.

Tutte le vicende hanno come sfondo il Giappone del ’68, anni di rivolte studentesche e sociali, che sembrano accordarsi perfettamente con il fermento interiore di Toru, in netto contrasto con la sua apparente indolenza e noncuranza.

La morte non è l’opposto della vita, ma una sua parte integrante.

Norwegian Wood è un romanzo intimista, introspettivo, che inizialmente potrebbe fuorviare con la sua apparente semplicità, scorrendo come una sorta di diario in cui la quotidianità viene descritta in ogni suo dettaglio, a prima vista superfluo, ma che ha la capacità di consentire al lettore di comprendere le molte sfaccettature dell’animo umano. In alcuni momenti sembra che lo spazio per i turbamenti e i sentimenti sia minimo, che gli avvenimenti, seppure così dolorosi, siano trattati quasi con disinteresse; invece lo stile narrativo adottato da Murakami, con un ritmo lentissimo, a tratti quasi monotono, è ciò che comunica pienamente quel senso di malinconica rassegnazione che identifica il protagonista, quel legame che collega vita e morte in un ciclo continuo e perenne che, in conclusione, è il messaggio trasmesso al lettore.

A photo posted by Leggere a Colori (@leggereacolori) on Oct 15, 2015 at 1:26am PDT

Approfondimento

Norwegian Wood è un romanzo che, come ammette lo stesso autore, si può amare oppure odiare. Ritengo che per comprenderlo fino in fondo ci si debba “staccare”, in qualche modo, dalla filosofia occidentale per la quale molti degli argomenti affrontati sono tabù. Personalmente sono stata particolarmente colpita dal modo in cui vengono trattate malattia mentale e depressione, descritte in modo diretto ma allo stesso tempo non morboso, evitando scene crude e riuscendo ugualmente a comunicarne tutta la drammaticità.

Il protagonista, al contrario degli altri personaggi, sembra sempre muoversi su un filo, sospeso tra la vita e la morte, incapace di decidere se proseguire il suo percorso o lasciarsi andare. I dubbi, le insicurezze e la paura di commettere errori rendono Toru estremamente umano. Alcuni aspetti di lui mi sono rimasti particolarmente impressi: il suo rifugiarsi nei libri, la sua estraneità al mondo che lo rende al tempo stesso acuto osservatore ma emarginato, il suo cercare sempre di sminuirsi per non mettersi in gioco. Un’anima fragile, scossa dalla paura e dai sensi di colpa, che tenta di non rimanerne soffocato e al tempo stesso ne resta ancorato.

Molto gradevole e accurata anche la scelta della colonna sonora che accompagna i protagonisti nel loro viaggio di vita, in cui i Beatles, non solo con la canzone Norwegian Wood, sono protagonisti indiscussi.

Deborah G.



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