Magazine Cultura

Recensione di Quella vita che ci manca di Valentina d’Urbano

Creato il 08 febbraio 2015 da Leggere A Colori @leggereacolori
Recensione di Quella vita che ci manca di Valentina d’Urbano

Recensione di Quella vita che ci manca di Valentina d’UrbanoVoto:

Recensione di Quella vita che ci manca di Valentina d’UrbanoInformazioni sul libro

Titolo: Quella vita che ci manca di Valentina d'Urbano

Pubblicato da: Longanesi nel Ottobre 2014

Collana: La Gaja scienza

Genere: Narrativa Contemporanea

Formato e pagine: Copertina rigida, Pagine 332

Social: Il libro su Goodreads

Disponibile su:

Acquista il libro in offerta

Acquista l´eBook scontato

Trama:

La famiglia Smeraldo: madre e quattro figli, tutti con padri differenti. Poi c'è la Fortezza, il quartiere degradato, ai margini della città. Binomio perfetto per una storia di malavita e disagio giovanile, ma anche di un amore inatteso fra fratelli e di uno che porta un sorriso diverso da tutti gli altri, che non fa parte della Fortezza, e che proprio per questo diventa speciale.

Recensione di Quella vita che ci manca di Valentina d’Urbano

La famiglia Smeraldo, protagonista di Quella vita che ci manca, è una di quelle segnate fin dalla nascita. Di quelle che mai riuscirà a scrollarsi di dosso tutto il fango che gli è caduto sopra negli anni o, forse, per chi ci crede - la mano di un destino spietato che per tutto il tempo l'ha perseguitata.

La Fortezza è il quartiere degradato che sta alla periferia della capitale, uno di quelli in cui se vuoi la corrente elettrica te la devi andare a prendere, tanto per capirci. Uno di quelli in cui tutto ciò che sta al di fuori, fa parte di un altro mondo. Troppo buono, troppo pulito per avervi accesso. Un mondo troppo lontano da raggiungere.

Ma tanto Alan, Valentino, Anna e Vadim ormai hanno smesso di sperarci.

Letizia, la madre, l'ha conosciuto, l'ha assaporato quel mondo, e un po' se lo ritrova davanti agli occhi ancora tutti i giorni, ma fa parte del passato, di qualcosa che neanche gli appartiene più. Alan, dei quattro fratelli, è l'invincibile. Poco più di vent'anni, un padre in carcere, una ragazza sbagliata alla quale aveva donato anima e corpo che l'ha lasciato senza un perché, tanta sfrontatezza e una pistola in mano. Alan non teme niente.

Il padre di Valentino invece non è in carcere, lui sì che era un uomo buono. Eppure la vita non è stata clemente neanche con il povero Sandro, tanto che ciò che ne rimane è solo la sua perfetta copia, Valentino, rimasto solo a combattere contro i fantasmi del passato e quelli del presente, obbligato a fare i conti con un fratello-complice che odia quasi quanto ama. Valentino viene di continuo trascinato da Alan: non vorrebbe, ma alla fine non riesce mai a tirarsi indietro davanti agli ordini del fratello. A parte quando si tratta di Delia: ecco, in quei momenti perfino Alan per Valentino non esiste più. La Secca è un'altra storia: è l'Amore con la A maiuscola, è " quel sorriso bello che sembrava entrargli dentro e annidarsi da qualche parte tra i polmoni e le costole. "

Anna è la più grande, rassegnata ormai ad una vita per la famiglia, non ha più sogni, desideri, ambizioni. Fa da spalla alla madre, e da balia a Vadim, il bambino imprigionato nel corpo di uno dei più bei ventenni del quartiere.

Eccoli qui gli Smeraldo, non esattamente il ritratto della famiglia del Mulino Bianco, ma un concentrato di forza, dolore, coraggio e amore.

La Fortezza però non offre molte alternative di vita: " Se non hai un lavoro te lo devi inventare, diceva sempre il padre di Valentino. [...] Così, i fratelli Smeraldo un lavoro se l'erano inventato, ed era il lavoro di tutti quelli come loro. Quelli che vivevano alla Fortezza. ". Ed è questo che Alan fa ogni giorno senza batter ciglio, ed è questo che Vale, invece, porta avanti sempre col groppo in gola, convinto di stare facendo la cosa sbagliata, convinto che prima o poi il gioco finirà, e finirà male.

Alan e Valentino, due anime perse abituate fin da piccole a farsi spazio con le unghie e con i denti in un mondo senza pietà, pronto a divorarle; due ragazzi alla disperata ricerca di una ragione per vivere un nuovo giorno. Due fratelli uniti da un legame tenace e travolgente, travolgente quanto l'amore che Valentino prova per Delia, lei che non fa parte di tutto quel marcio con il quale è abituato a convivere, lei che gli dà un nuovo motivo per andare avanti, lei che lo aspetta, anche quando sembra che non ci sia più niente da aspettarsi da una vita che non fa sconti a gente come loro.

Quella vita che ci manca è un libro tosto, schietto, sincero. La scrittura di Valentina d'Urbano è senza fronzoli, senza forzature e cruda esattamente come ciò che racconta.

L'autrice ha saputo dare un'impronta forte al discorso della famiglia e in particolare al legame fra fratelli che sembra sul serio non possa esser mosso da nessun vento, neanche da quello più intenso. Un amaro e autentico ritratto delle periferie delle nostre città, tra illegalità, povertà e disperazione: la fotografia esaustiva dei giovani che ci vivono (e molto spesso ci muoiono) e sono costretti ad accontentarsi di tutto questo, senza mai conoscere ciò che sta al di fuori.

Approfondimento:
Piove a dirotto, fa freddo: forse ho beccato il momento giusto per finire il libro.

Era il mio primo libro di Valentina d'Urbano e, giuro, sono ancora qui che mi guardo intorno un po' turbata, ancora qui che cerco di capire cosa sia successo, perché sia andata a finire così, anche se forse in fondo già dall'inizio potevo intuire che l'epilogo della storia sarebbe stato quello. Eppure mi ha spiazzato, come da tempo nessun libro riusciva a fare.

La psicologia dei personaggi colpisce il lettore, così come le ambientazioni, descritte con minuziosa attenzione ai dettagli più "noir". Si sente la rabbia di Alan che impugna la pistola e spara contro il televisore, distruggendolo in mille pezzi; si vedono le case fatiscenti della Fortezza, il buio, le strade scrostate; c'è chi spaccia e chi porta la propria disperazione al bar, con la speranza che con l'alcol vada giù anche tutto quel groviglio di pensieri che si porta dietro. La Fortezza non esiste, ma non è difficile immaginarla: basta aprire gli occhi, ce n'è una anche nella nostra città.

Quella vita che ci manca è un libro ha una lezione di vita che più attuale non si può; una giovane scrittrice che ci sprona a non accontentarci, ad andare a prenderci a tutti i costi quella vita che ci manca.

Valentina d'Urbano

Recensione di Quella vita che ci manca di Valentina d’Urbano

Valentina D'Urbano è nata a Roma nel 1985, dove vive e lavora. Si è diplomata allo IED in illustrazione e animazione multimediale. Nel 2010 vince la prima edizione del torneo letterario IoScrittore. Parallelamente alla sua attività di scrittrice Valentina D'Urbano collabora come illustratrice per l'infanzia con diverse case editrici italiane e straniere.


Potrebbero interessarti anche :

Ritornare alla prima pagina di Logo Paperblog

Possono interessarti anche questi articoli :