Ripetere giova dicevano i romani e sicuramente a qualcuno è stato a dir poco utile visto il successo artistico e commerciale di forme come il minimalismo e la techno. Deve averlo pensato anche Riccardo Dillon Wanke che ripropone in questo disco la registrazione del concerto del …
Lo fa tuttavia con altro spirito e idea. La sua non è la ripetizione ossessiva della techno o il processo contrappuntistico di Reich ma lo sviluppo progressivo di una forma basata su suoni ricavati dalla sua chitarra elettrica proposti in successione e sovrapposizione fino a creare una texture riverberante non lontana da certe cose a cui l’austriaco Fennesz. La sua felice intuizione è quella di partire da suoni dalla durata brevissima progressivamente aumentandone la durata fino a saturare completamente gli spazie e annullando i silenzi, a quel punto l’ascoltatore matura una certa tensione, aspettandosi la risoluzione del climax musicale, soluzione che non avviene con la quiete che quasi gradualmente riavvolge la struttura musicale riconsegnadola al silenzio.
Un esempio di toccante poetica. Gli applausi finali sono ben meritati.
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