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Recensione di Requiem per un sogno di Hubert Selby Jr.

Creato il 09 dicembre 2015 da Leggere A Colori @leggereacolori

Informazioni sul libro
Titolo:
Autore: Hubert Selby Jr.
Pubblicato: Fazi
Collana:Le strade
Genere: Narrativa Contemporanea
Formato: BrossuraPagine:

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Giudizio: four-half-stars


La strada non perdona. Ti annienta se ci vivi ma anche se cerchi di allontanartene. Attraverso la storia di quattro per-sonaggi, i cui sogni di riscatto si infrangono contro la brutalità della vita di quartiere, Selby dipinge un impressionante ritratto della periferia newyorkese degli anni ’70.

Harry e Tyrone sono due giovani tossicodipendenti del Bronx. Stufi di passare le giornate cercando di procurarsi soldi sufficienti ad acquistare altre dosi, decidono di diventare loro stessi spacciatori. Si trovano un lavoro temporaneo –caricare i camion per la distribuzione dei giornali – e utilizzano il denaro guadagnato per comprare eroina pura da rivendere tagliata. Sono convinti di poter smettere quando vogliono, pensano che sia solo una condizione transitoria, un passaggio verso una vita lontana dalla strada.

Anche Marion, la ragazza di Harry, è schiava della droga. I due sognano di aprire insieme un caffè-teatro, dove gli avventori vengano intrattenuti da brevi spettacoli e possano ammirare opere di artisti contemporanei alle pareti. Seduti sul divano, tra una canna e una tazza di caffè, definiscono i dettagli del loro sogno.

All’inizio le cose sembrano mettersi bene, ma purtroppo la droga non perdona: credi di averla sotto controllo, ma in realtà è lei che controlla te. Assistiamo quindi alla lotta disperata di Harry, Tyrone e Marion contro se stessi e contro il sistema; sono vittime di una malattia insidiosa, che li consuma lentamente e vanifica ogni loro sforzo.

C’è una voce, forte e chiara: dice che ci sono rimasti sotto, ma proprio per bene, e loro fanno di tutto per mandarla via ma quella insiste, e più che una voce è una sensazione, che permea ogni loro singola cellula come ha già fatto l’eroina.

E poi c’è Sara, la madre di Harry: la dimostrazione che se vivi nel Bronx, anche se non sei nel tunnel della tossicodipendenza o dell’alcolismo, difficilmente ti salvi. Vedova, vive sola cullandosi nell’illusione che suo figlio sposi una brava ragazza e la renda nonna. La televisione è la sua fidata compagna, le rende la vita tollerabile, le permette di sperare che non finisca davvero tutto lì, tra le squallide palazzine del suo quartiere. Quando viene sorteggiata per partecipare ad un nuovo quiz show, ricomincia a sperare nel futuro: finalmente potrà essere dall’altra parte dello schermo, sarà qualcuno. Le vicine di casa la colmano di attenzione, si fa tingere i capelli di rosso, si mette a dieta per riuscire a entrare nel suo vestito preferito. Finisce per rivolgersi a un medico che le prescrive delle pillole per ridurre l’appetito, di fatto anfetamine; da qui è una lenta discesa verso la fine. È di una tenerezza commovente vederla aggrappata a questa possibilità di riscatto come se fosse la sua ultima occasione ed è straziante assistere al suo fallimento.

Requiem per un sogno è un libro difficile da leggere. Perché è difficile affrontare continuamente, pagina dopo pagina, la disperazione e l’orrore con la consapevolezza che non si tratta di un’esagerazione letteraria ma che nel Bronx la vita era davvero così. È una rappresentazione agghiacciante, cruda, un pugno nello stomaco. Un libro che richiede impegno e anche un po’ di coraggio, ma ne vale assolutamente la pena.

Approfondimento

In Requiem per un sogno lo stile è adeguato al risultato da raggiungere: trascinare con violenza il lettore nella vicenda. Non c’è suddivisione in capitoli, la punteggiatura è scarsa, le battute dei dialoghi non sono delimitate da virgolette: una sorta di flusso continuo e inarrestabile. Il linguaggio è crudo, realistico, a tratti sboccato. Nulla viene lasciato tra le righe, perché tutto deve essere ben chiaro e ben visibile: dalla descrizione di come i ragazzi si preparano la dose all’immagine di Sara che guarda la televisione ingozzandosi di cioccolatini.

Proprio il personaggio di Sara è quello che mi ha colpito di più. Anche dopo aver terminato il libro, ho continuato a pensare a questa povera donna che voleva solo sognare un po’, voleva un suo piccolo momento di gloria. Invece è stata risucchiata nel vortice del “devi fare qualcosa, devi essere qualcuno” e nella sua ingenuità non ha riconosciuto il pericolo. È lei la vera vittima.

Benedetta




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