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Recensione di Scontro di civiltà per un ascensore a piazza Vittorio di Amara Lakhous

Creato il 16 novembre 2015 da Leggere A Colori @leggereacolori

Informazioni sul libro
Titolo:
Autore: Amara Lakhous
Pubblicato: Collana:Assolo
Genere: Gialli
Formato: BrossuraPagine:

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Giudizio: four-half-stars


Sembra solo un semplice ascensore di un palazzo romano di Piazza Vittorio. In realtà è il centro di un piccolo mondo dove convivono civiltà, vite e culture diverse, a volte pacificamente e a volte no. Diventerà addirittura teatro di un de-litto che coinvolgerà i condomini e tutti coloro che entreranno a far parte del mondo dell’ascensore del palazzo in piazza Vittorio…

Un comune palazzo in piazza Vittorio, uno come tanti a Roma, è lo sfondo del romanzo corale Scontro di civiltà per un ascensore a piazza Vittorio. Il fulcro di tutto è in realtà l’ascensore della piazza, intorno al quale ruotano i personaggi che caratterizzano il racconto.

Le voci sono quelle dei condomini e di tutte le persone che per lavoro o per amicizia entrano nel palazzo, che si caratterizza come un vero e proprio microcosmo. Diverse sono le culture e le civiltà che si vengono a scontrare. Le vicende sono quelle della quotidianità, ma narrate

da più punti di vista. C’é la portinaia napoletana che non vuole che si usi l’ascensore; il professore milanese che si rifiuta di fare le scale e vede nell’ascensore il simbolo della civiltà moderna e dell’evoluzione; la signora Elisabetta che non si preoccupa se il suo cane Valentino fa i bisogni al suo interno; l’iraniano Parviz che invece ci va su e giù perché lo trova rilassante; e poi c’è Amedeo, che non lo usa proprio perché lo soffoca.

Amedeo, il personaggio dal passato sconosciuto, è la voce di raccordo tra tutte quelle degli altri protagonisti. Tutti lo rispettano, tutti gli vogliono bene perché sì comporta bene e rispetta il prossimo. In realtà è solo perché, a dispetto degli altri, è l’unico che non incarna uno stereotipo e che non riporta le vicende seguendo dei preconcetti. Proprio la sua diversità porta gli altri personaggi a dare per scontato che non sia un immigrato – «Non può esserlo», dicono.

Stranieri, italiani del Nord e del Sud sono in continuo scontro e ognuno è convinto di possedere la verità assoluta. Amedeo invece no, vuole solo fuggire da un passato che lo tormenta ogni notte.

Il culmine dello scontro tra i personaggi avviene quando, proprio nell’ascensore, viene trovato il cadavere di uno dei condomini: il Gladiatore. Ciascuno incolpa il prossimo a seconda della propria visione della realtà: è quindi compito della questura stabilire la verità dei fatti.

La gente felice non ha né età né memoria, non ha bisogno del passato. – Tahar Djaout

Approfondimento

Scontro di civiltà per un ascensore a piazza Vittorio non è un vero e proprio giallo. La soluzione del caso passa in secondo piano rispetto alle riflessioni sul razzismo. Costruito come una sceneggiatura teatrale, al suo interno i personaggi raccontano gli eventi come se fossero intervistati davanti all’ascensore del palazzo in piazza Vittorio.

I protagonisti, seppur inventati dall’autore, sembrano esistere davvero: parlano in dialetto o mischiano italiano e la loro lingua madre e si comportano così come ci si aspetta.

L’ascensore è il pretesto dell’autore per riflettere sul tema dell’intolleranza. I personaggi che costellano il romanzo, siano essi italiani o immigrati, incarnano ciascuno dei cliché, dei pregiudizi che il lettore conosce bene. Essi raccontano le stesse vicende convinti di possedere l’unica verità.

Affascinante è proprio l’idea di verità su cui il lettore si trova a riflettere. Non sembra esisterne una sola, ciascuno si crea la propria. Chi non si preoccupa di trovare la propria è Amedeo, l’unica voce fuori dal coro. La sua premura è solo quella di trovare serenità e felicità, e non si capacita di come gli altri personaggi credano che la loro infelicità sia dovuta solo a colpe altrui. Amara Lakhous riesce a dipingere così il razzismo moderno che accompagna le persone comuni: accusare l’altro, straniero o no, di ciò che le rende scontente.

Deborah Basili



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