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Recensione di Shift di Hugh Howey

Creato il 05 maggio 2014 da Leggere A Colori @leggereacolori

0 Flares 0 Flares × Recensione di Shift di Hugh HoweyShiftHugh Howey
Pubblicato daFabbri
Data pubblicazione in Italia:
Formato:
Collana:Narrativa
Genere:Fantascienza
Pagine:
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La trama:

Catapultati di nuovo in un mondo fatto di silos sotterranei, veniamo a conoscenza di quello che è successo prima della loro creazione, cosa ha costretto la popolazione a rifugiarsi lì e delle rivolte che li hanno messi alla prova nei tre secoli della loro esistenza.

Come in Wool, primo capitolo della trilogia del Silo, anche in Shift Hugh Howey dimostra la sua dimestichezza e le sue capacità di descrivere a parole un mondo che ancora non esiste (e personalmente spero non esista mai!). In questo volume, a differenza del precedente, ci muoviamo in un arco di tempo definito (ogni capitolo ha l’indicazione del luogo e dell’anno in cui si svolgono le azioni) ma, a mio parere, troppo vicino a noi: ci spostiamo tra il 2049 e il 2345. Nel primo si sta progettando e costruendo quello che nel secondo è diventato l’unica realtà: i silos, le nuove case di un’intera popolazione senza memoria. Se non avete ancora letto il primo capitolo della serie ma la cosa vi sta intrigando, vi consiglio di chiudere questa recensione e fare dell’altro per non rovinarvi il finale (perché ve lo assicuro, ne vale la pena rimanere con il fiato sospeso!).

Eliminati i vergini (interessati) della trilogia, ora possiamo continuare. Eravamo rimasti al ritorno di Juliette nel silo 18, dopo che aveva fatto la conoscenza di Solo (o Jimmy, come preferite) e aveva scoperto l’esistenza di altri mondi identici al suo una volta superata la collina. In questo volume però siamo catapultati alle origini del progetto, alla costruzione dei silos stessi e alle motivazioni di una scelta di vita tanto drastica per la popolazione del pianeta. Scopriremo anche cosa successe a Solo durante la rivoluzione che lo costrinse a vivere nel reparto nascosto dei server per molti anni e arriveremo infine allo stesso punto dove siamo ci hanno lasciato in Wool.

Nel 2049 seguiamo Donald, un giovane laureato che, poco dopo essere uscito dall’università, decide di buttarsi in politica. Viene coinvolto in un progetto che, a detta del suo superiore, servirà come scialuppa di salvataggio per gli addetti di un’enorme centrale nucleare: si tratta infatti della costruzione di silos interrati che salveranno le persone in caso di una perdita alla centrale. La realtà? I silos salveranno delle persone, o per lo meno salveranno coloro che lo sapranno, le quali vi si rifugeranno per un incidente, che però è stato programmato anni prima. Nel proseguire della storia ci imbattiamo in vari personaggi, tra cui Troy, un uomo che sa, nel profondo, di aver dimenticato qualcosa che non doveva dimenticare. Siamo quindi immersi nella vita del silo 1, la centrale operativa di tutto questo marasma. Qui non esistono donne o bambini e gli uomini lavorano per sei mesi filati senza riposo, per poi goderselo nei successivi sei mesi di ibernazione. Coloro che diventano “scomodi” per il progetto, sono condannati al sonno eterno, un’ibernazione senza programma di risveglio… ma anche nei programmi più rigidi possono esserci dei cambiamenti.

Un libro da leggere all’aria aperta, lontani dalla sensazione di claustrofobia che s’insinua sotto pelle mentre si girano le pagine. Abbiamo scoperto cosa è accaduto nei trecento anni precedenti alla ribellione di Juliette e possiamo immaginare che il prossimo capitolo ci farà procedere in avanti, date le anticipazioni di distruzione che si sono intuite in questo volume.

E adesso? Adesso possiamo solo aspettare il seguito.

To be continued…

Stefania Recchia



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