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Recensione di Shirley di Charlotte Brontë

Creato il 13 febbraio 2016 da Leggere A Colori @leggereacolori

Informazioni sul libro
Titolo:
Pubblicato: Fazi
Collana:Le strade
Genere: Romanzo StoricoClassici
Formato: BrossuraPagine:

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Giudizio sintetico: four-stars


Prendete due giovani donne innamorate, il fascino un po’ selvaggio della campagna inglese e la penna abile e delicata di Charlotte Brontë: il risultato non può che essere garantito. “Shirley” è stato consigliato da Vin-cent Van Gogh al fratello Theo e da lui definito bello come un dipinto preraffaelita.

Nonostante sia un romanzo piuttosto lungo, la trama di Shirley è assai semplice: nel villaggio di Briarfield, Yorkshire, vive il reverendo Helstone con la nipote Caroline; il padre della ragazza è mancato tempo addietro e la madre ha lasciato il paese senza mai più cercare un contatto con la figlia. Caroline è una giovane timida, sensibile, generosa e assennata: si occupa dei bambini della scuola domenicale, ricama per beneficienza e prende lezioni di francese dalla cugina Hortense. Ed è proprio del fratello di quest’ultima, Robert Moore, che è segretamente innamorata.

Egli però non è tipo da lasciare spazio ai sentimenti: non è abbastanza benestante per poter mantenere una moglie ed è costantemente impegnato a gestire il suo opificio, dotandolo di nuovi macchinari e fronteggiando il malcontento dei lavoratori. La situazione sembra destinata a languire, sia per Caroline sia per l’attività di Robert, quando nel villaggio si trasferisce la ricca ereditiera Shirley Keeldar. Nonostante la differenza di posizione sociale e soprattutto di carattere, lei e Caroline stringono una sincera e fedele amicizia che non sembra essere minacciata nemmeno dalle voci circolanti circa un possibile matrimonio tra Miss Keeldar e Mr. Moore. Shirley è una ragazza forte e determinata e chissà se riuscirà con la sua energia a traghettare Caroline e l’intero villaggio verso un futuro più luminoso.

Shirley è un romanzo dedicato al percorso interiore che i personaggi compiono per raggiungere la loro personale realizzazione. Per le strade e nelle case di Briarfield accade relativamente poco, mentre la mente e il cuore dei suoi abitanti sono densi di pensieri, tormenti ed emozioni. Charlotte Brontë è dettagliata e puntigliosa in ogni descrizione di luogo e personaggio; grazie ad un linguaggio estremamente ricco e curato riesce a rendere ogni sfumatura in modo perfetto. È proprio nell’analisi, più che negli eventi, che si realizzano il talento e lo scopo dell’autrice.

Oltre che storia d’amore, Shirley è infatti un romanzo storico e sociale in cui prima di tutto si parla dell’Inghilterra delle lotte operaie e della crisi: molti manovali perdono il lavoro perché sostituiti dalle macchine e gli imprenditori devono barcamenarsi tra la spinta verso la modernità e i bisogni concreti della popolazione. Nello stesso periodo l’Europa e l’Inghilterra stessa lottano contro Napoleone.

Charlotte Brontë non manca poi di lanciare frecciatine al clero anglicano, dipingendo i curati di paese in modo impietoso e salvando solo i reverendi “di una volta”, ancora impegnati a confortare i bisognosi e predicare carità e fratellanza.

Infine tema molto caro all’autrice è quello del matrimonio e del ruolo della donna: in particolare attraverso i pensieri di Caroline emerge l’incertezza di una giovane che, impossibilitata a sposarsi, non saprebbe che fare della sua vita; ci si aspetta che ricami e passeggi per il resto dei suoi giorni ma ciò è mortificante. D’altra parte, sposarsi significa spesso sottomettersi al marito occupando una posizione appartata e altrettanto insoddisfacente.

“E chi si preoccupa dell’immaginazione? Chi non la giudica piuttosto pericolosa, un attributo insensato…affine alla debolezza e forse anche partecipe della pazzia…non una qualità ma piuttosto un difetto della mente? Probabilmente tutti la giudicano così, tranne quelli che la posseggono, o che si illudono di averne”.

Consiglierei Shirley innanzi tutto agli amanti di Charlotte Bronte che troveranno una lettura da sorseggiare come un thè inglese, anche se forse meno intensa di Jane Eyre. Lo consiglio anche a tutti gli altri lettori, perché è un romanzo di grande valore e merita di essere letto.

A photo posted by Leggere a Colori (@leggereacolori) on Feb 9, 2016 at 10:36am PST

Approfondimento

In Shirley siamo all’inizio dell’Ottocento, periodo in cui, giusto per avere un riferimento, Jane Austen sta per venire a mancare (1817) e Charlotte Brontë sta per nascere (1816). Il suo primo romanzo, che è anche il più famoso, è Jane Eyre, pubblicato nel 1847 con lo pseudonimo di Currer Bell. Infatti Charlotte e le sue sorelle Emily e Anne vivono in una società dove il ruolo della donna è tutt’altro che emancipato e trovano il coraggio di mandare in stampa i loro lavori solo cambiando nome: diventano così la famiglia Bell e danno alla luce Jane Eyre, appunto, Cime tempestose (di Emily) e Agnes Grey (di Anne).

Quando il fratello Branwell e le due sorelle muoiono a breve distanza, Charlotte ha già iniziato a scrivere Shirley ma lo interrompe, sopraffatta dal dispiacere e dalla necessità di assistere il padre essendo ormai rimasta figlia unica. Lo porta a termine e lo pubblica nel 1849, ma non ottiene lo stesso successo di Jane Eyre, forse perché è meno ricco di emozioni e di suspense.

Questo secondo romanzo le toglie l’anonimato, perché il pubblico inizia a riconoscere elementi tratti dalla realtà e li ricollega a lei: innanzi tutto Caroline e Shirley rappresenterebbero le due sorelle scomparse. Il curato Malone è il signor Malone, gestore irlandese di una birreria del villaggio di Charlotte; anche gli altri due curati, seppur non con gli stessi nomi, si ispirano alla realtà. Inoltre l’autrice ha inserito il suo cane Keeper che corrisponde a Tartar, il fedele compagno di Shirley.

Insomma, dietro una storia molto semplice c’è molto più di quel che appare a prima vista.




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