Ci sono personaggi che si possono definire come “universalmente riconosciuti”, in quanto entrati (a pieno titolo) nel cuore di milioni di spettatori. Tra questi possiamo certamente annoverare Shrek, Fiona, Ciuchino e il Gatto con gli stivali: le loro avventure nel fantastico mondo di “Molto Molto Lontano” – e basate sul popolare libro per bambini “Shrek” di William Steig – oltre al clamoroso successo di botteghino, hanno ricevuto anche parecchi elogi da parte della critica.
Al quarto episodio, tuttavia, si impone una nuova necessità: quella di rendere la storia ancora interessante, aggiungendo quel necessario tocco di freschezza che, diversamente, farebbe perdere alla storia il mordente necessario per bissare i precedenti successi.
Ecco quindi che il regista Mike Mitchell assembla una squadra di tecnici e artisti; nuove menti creative che sviluppano una sceneggiatura nella quale il nostro orco, ormai padre addomesticato con le sue responsabilità, doveri ed obblighi, si leva il cappello di celebrità locale che non fa più paura agli abitanti del posto, per andare incontro ad una crisi di mezza età allorquando un sortilegio gli consente di riportare indietro nel tempo le lancette dell’orologio e tornare alle sue origini.
Cosa sarebbe successo se la sua vita fosse andata in modo diverso?
Un veloce patto stretto col diavolo (che qui porta il nome di Tremotino) condurrà Shrek a vivere, per un solo giorno, libero da responsabilità e da vero orco; tutto questo in cambio di un giorno della propria vita da cedere al terribile Tremotino.
Transazione apparentemente equa, se non fosse per il fatto che il giorno che gli viene sottratto è proprio quello della sua nascita, col risultato che la storia della sua vita viene stravolta completamente.
Inizia, così, quella realtà alternativa dove tutti i protagonisti non si sono mai incontrati né conosciuti e dove Shrek dovrà correre contro il tempo per trovare il “bacio dell’amore vero”; quella finestra di 24 ore che, unica, gli permetterà di rimettere gli eventi al posto giusto.
Primo dei film della serie ad essere girato in 3D (sinceramente si ha la sensazione che, ultimamente, questa tecnologia venga applicata anche là dove non necessaria), tra nuovi personaggi (un pifferaio magico che, con i suoi brani melodici e ipnotici, attira gli orchi facendoli uscire dalla loro clandestinità) e vecchie glorie corrose dal tempo (un Gatto con gli stivali qui decisamente ingrassato a dismisura), la pellicola inizia a perdere i colpi.
L’originalità e la comicità incontrate nei precedenti episodi, cedono il passo ad una versione un po’ più sbiadita e non più così brillante come lo era fino a qualche anno fa.
Le situazioni divertenti hanno un po’ perso la loro verve e la consueta morale (credere in se stessi e rispettare il prossimo; è meglio la bellezza interiore di quella esteriore) si è appannata in ossequio ai nuovi personaggi dalle parrucche sgargianti e interscambiabili con il loro esercito di donne tutte streghe.
Si completa così il viaggio di quell’orco verde, iniziato nel 1995 e proseguito con ben altri tre episodi, un Oscar come migliore film di animazione, alcuni speciali televisivi, un musical a Broadway, attrazioni in vari parchi tematici e numerosi riconoscimenti da parte dell’industria degli effetti visivi.
Ebbene sì, perché con “Shrek e vissero felici e contenti” sembra proprio che questa icona, amata da milioni di persone, sia arrivata al capolinea.
La sorpresa della novità ora non c’è più. Spiacerà un pochino a genitori e figli; ma stiamo tranquilli: troveremo presto un nuovo eroe per tornare tutti insieme in sala, all’insegna di un paio d’ore di svago e sano divertimento.