Riporto qui sotto il testo originale della recensione di Stefano Donno.
Devo dire che Stefano ha messo in luce risvolti e caratteristiche del romanzo e della mia scrittura ai quali mai avevo pensato.
Mi riconosco sicuramente nell’indole artistica indomita e concordo sulla singolarità della storia narrata. Il paragone poi con i citati artisti postmoderni di quel calibro non può che lasciarmi basita e lusingata.
Ho già ringraziato Stefano sul suo blog e ho piacere di farlo di nuovo qui. Inutile aggiungere che ogni commento è ben accetto.
Devo ammetterlo! Cinzia Luigia Cavallaro (traduttrice, interprete, studiosa di lingua inglese, poetessa) è una scrittrice che alla letteratura può dare veramente tanto, soprattutto perché è in grado di trasformare ogni singola parola, ogni singolo periodo in piccoli gioielli di eleganza, raffinatezza, e incredibile fascino. Lei è lombarda, ma questo elemento appartiene solo ad una connotazione “topografica”, forse esistenziale, ma nulla a che fare con scuole o tradizioni, dal momento che pare d’indole artistica indomita e non circoscrivibile in rigidi schemi ermeneutici . Ho avuto modo di poter apprezzare un suo lavoro dal titolo “Sogno amaranto” edito da Joker edizioni. Si sa che quando si parla di sentimento sotto qualsivoglia punto di vista, il rischio di banalizzare, di ripetere quanto migliaia e migliaia di pagine scritte da altre centinaia di migliaia di scrittori e poeti hanno detto, è proprio dietro l’angolo. E ancora più rischiosa risulta essere una forte tendenza di una certa porzione di scrittori o sedicenti tali (ormai presente in molta produzione editoriale nel nostro paese), di inserire, quando i romanzi parlano d’amore, scene, testi e contesti conturbanti, shokkanti o ad alto potenziale erotico, che fanno un po’ “la respirazione bocca a bocca” ad una vicenda che narratologicamente stenta a decollare. In “Sogno amaranto” la storia d’amore c’è, ma ha qualcosa di singolare, strano, morboso. Morboso come può essere l’inquietudine di due anime amanti che si cercano in perenne tensione in una dimensione ideale, ma che nella realtà sono vicendevolmente assenti, lontani, quasi entità fantasmatiche, irriconoscibili l’uno all’altra. In “Sogno amaranto” la storia d’amore Cinzia Luigia Cavallaro la racconta ai lettori, e lo fa nel migliore dei modi, spingendo la forza lirica sino alle estreme conseguenze semantiche, divenendo quasi prosa poetica, e poi presentando come nella migliore tradizione dell’iper/realismo oggettivo (che in arte ad esempio va da Pintaldi a De Grandi per passare poi a Luigi Presicce e in letteratura comprende a mio avviso William Gibson e Don De Lillo) ogni porzione di colori, sensazioni, emozioni, azioni così come si presentano, senza falsi pudori, censure, limitazioni, e con tanto di slanci, entusiasmi, tristezze, complicità, silenzi. In questo romanzo breve, l’autrice fa parlare d’amore la protagonista che confeziona un dialogo monologante con il suo amato in un intersecarsi di storie e vicende rese magistralmente da una scrittura efficace ed espressiva che ha come tematica unica l’illusione dell’esistenza, anche quando questa sembra regalarci autentici paradisi.
La potete trovare in originale a questo link
http://stefanodonno.blogspot.com/2010/07/sogno-amaranto-di-cinzia-luigia.html