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Recensione di Sottosopra di Milena Agus

Creato il 09 novembre 2015 da Leggere A Colori @leggereacolori

Informazioni sul libro
Titolo:
Autore: Milena Agus
Pubblicato: Nottetempo
Collana:Narrativa
Genere: Narrativa Contemporanea
Formato: BrossuraPagine:

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Giudizio: three-stars


In un palazzo la gerarchia dei piani può essere sconvolta, se la signora del piano di sotto porta la sua vita sgangherata al piano di sopra, convincendo il ricco e annoiato signore di sopra a cercare una via di fuga al piano di sotto. Un salire e uno scendere continui che mescola le vite di tutti gli inquilini, fino a creare un unico mondo alla rovescia. Sottosopra, per l’appunto.

Un palazzo nobile in un quartiere povero di Cagliari, la Marina, custodisce al suo interno le vite di due personaggi strampalati, un’anziana signora, Anna, che mantiene se stessa e la figlia facendo la donna delle pulizie, e un americano, Mr. Johnson, famoso violinista ritiratosi dalle scene all’apice del successo. I due sembrano appartenere a due mondi differenti: non a caso, la prima abita al piano di sotto, dove “è sempre buio”, con la “stanza buona” vicino alla scala di servizio, mentre il secondo fa il signore in un ricco appartamento pieno di luce, al piano di sopra. A fare da cerniera tra questi personaggi c’è una studentessa di Lettere, che è anche la narratrice di Sottosopra: una ragazza avida osservatrice delle vite degli altri, come per attingerne suggerimenti per la propria, dopo che il suicidio inaspettato del padre e la pazzia della madre l’hanno circondata di solitudine.

Nel momento in cui il “sotto” incontra il “sopra”, ovvero quando Anna diventa la governante dell’appartamento di Mr. Johnson, tutto si rovescia, le scale sembrano dileguarsi, per lasciar spazio ad un unico grande piano (azzeccata, a tal proposito, appare la scelta della foto di copertina: una grande scala a chiocciola, che risucchia l’osservatore in una voragine, senza che si riesca a distinguere tra salita e discesa). Ecco allora che i due scoprono di assomigliarsi nelle loro stranezze e diventano amanti, nonostante la poca fiducia della figlia di Anna e la presenza di un’algida moglie, la signora Johnson, una ricca donna sarda, che ormai sa di non aver più nulla in comune con il marito.

C’è un fil rouge che sembra legare tutti i personaggi, un’ossessione che aleggia prepotente nel palazzo della Marina, una forza brutale che attrae e che spaventa. L’ossessione del sesso. Così, la studentessa ha in mente di diventare una “macchina del sesso”, perché un bieco adulterio è all’origine della sua disgrazia familiare, un’onta che si trascina dietro, che la spinge a evitare e ad essere evitata da amici e conoscenti; il violinista nasconde riviste erotiche, mentre Anna spende in biancheria intima piuttosto azzardata; Natascia, la figlia di Anna, è nella morsa della gelosia per un fidanzato che tiene ben stretto proprio attraverso il sesso. Poi c’è Johnson junior e la sua naturale omosessualità, il suo amore per il bellissimo Omar ed un figlio voluto a tutti costi, Giovannino: un bambino nato da una relazione “distorta” agli occhi della signora Johnson, “allevato da omosessuali, come un piccolo Tarzan allevato dalle scimmie”, eppure un bambino solare, sereno, a dimostrazione di come anche i pregiudizi possano essere rovesciati e messi “sottosopra”.

La storia scorre veloce, con uno stile sobrio, a volte scarno, senza indugi descrittivi: la stessa Cagliari rimane appena suggerita, con il suo “mare dentro”, con i suoi colori “bianco e blu oltremare”. Così il palazzo, con i suoi piani rovesciati, diventa semplice simbolo di una sfida a un’intera società, che con i suoi giudizi e pregiudizi decide a priori quale sia il sotto e il sopra. Forse con troppa leggerezza Milena Agus ha voluto raccontarci tutto d’un fiato e senza pause introspettive il dramma di chi non vive secondo l’ordine convenzionale e non ne capisce il senso. Gente “aliena”. Sottosopra, per l’appunto.

A photo posted by Leggere a Colori (@leggereacolori) on Oct 14, 2015 at 12:41pm PDT

Approfondimento

I personaggi di Sottosopra vengono fuori attraverso azioni e dialoghi, senza indugi psicologici, così da apparire forse troppo stilizzati, come stereotipi con i loro ruoli ben fissati, decisi e coerenti per le loro strade a senso unico. Non c’è dramma nelle loro vite, pur così complesse; non c’è contraddizione nelle loro scelte. Certo, il palazzo è “chiacchierato” dalla gente del posto (forse il personaggio meglio riuscito): c’è un violinista fallito, una donna sarda ricca che si è lasciata dilapidare dal marito, un omosessuale con un figlio, una ragazza con un padre suicida e una madre pazza, un’anziana donna che cerca ancora l’amore. Eppure, tutte queste storie così drammatiche vengono raccontate con una naturalezza che le svuota di umanità e le lascia semplici storie di carta.

Il DNA dei personaggi è chiaramente pirandelliano, e umoristiche sono le loro vite. Eppure di quella meraviglia che è la teoria del “sentimento del contrario” emerge solo la prima fase, la più superficiale: il semplice riscontro di vite fuori dalla norma, il cosiddetto “avvertimento del contrario”. Ma le maschere non si scoprono mai “nude”, non combattono per uscire dalla forma. Sono così e basta, rinchiuse nel loro condominio senza sotto e sopra, senza sopra e sotto.

Alessia Palestini



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