Informazioni sul libro
Titolo:Mattia Zadra
Genere:PoesiaRacconti
Formato e pagine:
€ in offerta
€ scontato
Trama:
Brevi racconti e poesie essenziali, parlano del perdimento per amore, della vita per come è. Delle cose che ti restano e che non ti restano e molto semplicemente sono così complicate che non le risolvi più.
Souvenir è quello che è rimasto a Mattia Zadra dal suo percorso, quello che ci fa leggere in questo libro in cui mischia racconti brevi e poesie tra loro compatibili, anzi, complementari. Per chi si stesse chiedendo che effetto fa. Ognuno ha i suoi souvenir, il più delle volte li chiudiamo in un cassetto e pace. Zadra invece li affronta, perché i souvenir non sono mica facili per tutto quello che c’è dietro, li respira, li beve, li scrive, li mette al loro posto. Insomma, fanno il loro giro, com’è giusto che sia, ma prima di tornare a casa lasciano segni neri sulla carta.
Zadra si ispira evidentemente al realismo di Bukowski, anche se meno “sporco” e “crudo” del poeta-scrittore innovatore del ‘900. Qualche elemento è preso in prestito, forse, anche dallo stile beat, ma in ogni caso Zadra si discosta da queste due correnti grazie a uno stile personale che definirei sia cinico sia romantico, tormentato. Non disilluso del tutto. Con una sensibilità di fondo di cui non è sempre necessario parlare, che come un interruttore si accende e si spegne. Il senso di estraneità riguardo all’amore, che a tratti emerge, si legge in alcuni versi della poesia Padre Mio:
Nessuna redenzione signore,
nessuna assoluzione.
Il vostro peccato lo state pagando,
avete scelto d’amare,
e avete amato la persona sbagliata.
Tracce di realismo ovunque, dicevo, sia nelle descrizioni sia nei concetti, spogliati dal superfluo, nudi e (quasi) crudi. Prendere o lasciare. Ne è un esempio la poesia Sopravvivere:
… È allora che te ne accorgi,
che alla solitudine ti ci abitui,
ma perché la solitudine ti cambia.
Ti affila la lingua,
ti avvelena il sangue,
e gli occhi con cui vedi
non sono occhi normali,
sono occhi difettosi,
che vedono il mondo
per quello che è.
L’impressione è che Mattia Zadra, raccontando, parlando di sé a cavallo del confine tra realtà e fantasia, combatta con il concetto di scrittore maledetto e con quello di ragazzo con dei sentimenti incompresi. Un accenno di tentativo di fermare i mulini a vento durante una tempesta. Non manca il meccanismo autodistruttivo del vino, che scorre a fiumi, la noia, i ricordi nostalgici, i riferimenti al sesso pacatamente soddisfacente. Non si può valutare quest’opera tralasciando i tratti passionali che la arricchiscono, una sorta di verve “spenta” che illumina egualmente. Con semplicità.
La verità profonda, per fare qualunque cosa, per scrivere, per dipingere, sta nella semplicità. La vita è profonda nella sua semplicità. (C. Bukowski)
Approfondimento
I racconti sono spaccati di vita personale, o come personali sono presentati, in cui sostanzialmente Zadra visita il rapporto conflittuale con l’amore, suona, si fa aprire e poi esce di nuovo. Una costante è il tema dell’immutabilità delle cose, sebbene non si faccia riferimento al Destino, sembra assodato che con la stessa maniera con cui accettiamo gli eventi e le persone sia anche necessario lasciarli andare. La giostra di sentimenti e di disperazioni-mancamenti nello stomaco sono discorsi muti a parte.
C’è un cuore da trovare in queste storie, una complicità da mantenere nel modo in cui ci si guarda, c’è il resto da incassare prima di sparire. O se preferite il Souvenir da portarsi a casa.