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Recensione di "Storie di Jazz" di Enrico Bettinello, Arcana, 2015

Creato il 16 gennaio 2016 da Empedocle70

Se devo essere sincero non mi ricordo neanch'io quando ho conosciuto Enrico Bettinello. Cioè non mi ricordo l'istante esatto, ma sono sicuro che ci siamo incontrati a causa della musica: se hai vent'anni e ti interessa il jazz in un momento temporale in cui i tuoi coetanei stravedono per Sabrina Salerno, Sandy Marton e Samantha Fox ... tutti i tuoi coetanei che vedi sbirciare e frugare nella piccola parte destinata al jazz nei pochi negozi di dischi presenti a Mestre e Venezia, prima o poi te li fai amici. Primo perché non sono sicuramente molti, secondo perché poi li rivedi ai concerti, terzo perché in un epoca in cui il top era avere il Walkman della Sony (tutti gli altri prima o poi ti masticavano le cassette) e in cui i libri sul jazz in italiano si contavano sulle dita di una mano (Arrigo Polillo dettava legge e la rivista Musica Jazz indicava la via da seguire) conoscere un appassionato in più rappresentava una nuova fonte di informazione, di consigli e magari la possibilità di avere una copia su cassetta, appunto, di qualche disco indispensabile. quindi o ci siamo conosciuti in un negozio di dischi, o a un concerto, magari presentati da qualche amico comune.
Enrico con la musica, e con il Jazz in particolare, ha sempre continuato a flirtare, riuscendo a farla diventare la sua professione, oltre che la sua grande passione e, finalmente, ha scritto e pubblicato il suo primo libro, "Storie di Jazz" appunto, sottotitolato "Guida sentimentale alla vita e alla musica di cinquanta (e più) maestri. 
Prendente nota di quel "sentimentale" perché la dice lunga e la dice giusta. Se cercate il classico libro accademico o una lunga serie di bibliografie corredate da una precisa discografia questo libro non fa per voi. Se invece cercate delle storie o magari, dato che siete già appassionati di Jazz, volete provare a rivivere le storie dei musicisti che già conoscete e amate, questo libro fa per voi. Sia ben chiaro le biografie sono precise e ci sono, come è giusto che sia, i consigli per gli acquisti discografici, ma Enrico riesce ad andare oltre: riesce a raccontare. E non è cosa da poco. Con uno stile pacato e cortese, potrei dire anche "confidenziale" ci introduce passo passo nelle vite dei giganti che hanno creato, inventato, reinventato e innalzato una musica tra le più belle che ci siano e che rappresenta uno dei grandi regali che il XX secolo ha donato al nuovo millennio che stiamo vivendo. Musicisti straordinari e visionari, in grado con il loro talento di andare oltre le proprie personalità e le proprie quotidiane esistenze per darci attraverso le loro musiche emozioni, esperienze, gioie, tristezze e una loro personale rappresentazione della vita, in una parola la loro Arte.
Chi sono questi giganti? Lascio a voi il piacere di scoprirlo, vi dico solo che tra essi c'è un solo chitarrista. Avevo scommesso tra Charlie Christian e Django Reinhard e Enrico ha scelto Django e va bene così. Alla fine potreste anche dirmi che anche questa è una recensione un po' sentimentale, ma non è vero, vi risponderei che questa è una recensione un po' emotiva, o magari più intuitiva, ma che va bene così. La mia Stratocaster, come vedete, è contenta di leggersi il libro lo stesso.
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