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Recensione di Una storia semplice di Leila Guerriero

Creato il 25 maggio 2014 da Leggere A Colori @leggereacolori

6 Flares 6 Flares × Recensione di Una storia semplice di Leila GuerrieroUna storia semplice Leila Guerriero
Pubblicato daFeltrinelli
Data pubblicazione in Italia:
Formato:
Collana:I narratori
Genere:Biografia
Pagine:
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La trama:

Promosso da un’associazione chiamata Amigos dell' Arte, il Festival Nacional di Malambo di Laborde è nato nel 1966. Da allora ogni anno centinaia di delegazioni di ballerini arrivano da tutta l'Argentina e anche dalla Bolivia, Cile, Uraguay e Paraguay, per partecipare al concorso più importante e riconosciuto di questa danza folcloristica dalle origine antiche. La storia vera di uno dei più bravi ballerini, appunto di malambo, Rodolfo González Alcántara, è raccontata da Leila Guerriero in questo breve romanzo.

Laborde un paesino sperduto nella pampa argentina per tre giorni all’anno diventa il punto d’incontro di gare canore, musicali, danze tradizionali e di più di seimila danzatori di malambo. Il malambo non è solo un ballo tradizionale ma è uno stile di vita, chi lo balla, infatti, deve possedere le qualità di un gaucho“austerità, coraggio, orgoglio, sincerità, franchezza ed essere rudi e forti per affrontare i colpi” veloci sul duro legno del palcoscenico. Vincere il festival di Laborde significa ottenere un futuro migliore, un riscatto sociale, diventare un simbolo, un maestro ben pagato e ricercato. Questi giovani poco più che ventenni, per lo più figli di povera gente disposti a “ipotecarsi anni di vita e di risparmi”, per coronareil loro sogno di campioni di malambo vuol dire aver dedicato anni per raggiungere una preparazione fisica e psicologica da “centropedista”. Anni di sacrifici, di duro allenamento, di buona condotta, di comportamento irreprensibile perchè questo è richiesto dal regolamento della gara. Leila Guerriero, nota giornalista argentina, decide di seguire nel 2011 il festival e raccontarne la storia per cercare di capire perché questi giovani desiderano “fare qualcosa di simile: elevarsi per poi soccombere”.

Elevarsi come abbiamo detto sia socialmente sia economicamente; soccombere prima della gara per la fatica e le rinunce; dopo perchè una volta diventati campioni dell’anno non si può mai più partecipare ad altre competizioni. Proprio nel 2011 Leila conosce molti ballerini di malambo e molti ex campioni, ormai noti maestri, in particolar modo incontra il protagonista di questa storia, Rodolfo González Alcántara e ne diviene amica. Uomo semplice, molto religioso, dai natali umili, Rodolfo abbandonato dal padre, cresce con la madre e il patrigno. Costretto a lavorare sin da ragazzino, riesce a mantenersi agli studi e a diplomarsi ma soprattutto a seguire la sua passione che è la danza folcloristica e il malambo. Nel 2011 grazie a un ex campione, suo maestro, Rodolfo partecipa alla gara, arriva in finale ma non vince. Leila Guerriera lo incontra alcuni mesi dopo a Buenos Aires e lo intervista, scoprendo che Rodolfo, non demorde, si sta preparando infatti a partecipare all’edizione del 2012, a sostenerlo tutta la sua famiglia e la provincia che egli rappresenta, come richiede il regolamento e la tradizione.

Rodolfo anche questa volta supera le semifinali, tutti i pronostici lo danno come favorito, e di fatto vince la gara di malambo major di quell’anno, ballando e battendo i piedi sino a farseli sanguinare con l’accompagnamento di una chitarra acustica e un tamburo per ben quattro minuti e quantanove secondi. Sfidando tutti gli altri per bravura, destrezza e resistenza, Rodolfo quando balla l’ultimo suo macambo su quel palco: “Ha le mascelle squadrate, gli occhi marroni, dove brilla sempre uno spiraglio di sorriso e in volto un magnetismo insensato e suicida”. Anche per Rodolfo la vita cambia, osannato come un campione olimpionico, ingaggiato come miglior maestro da scuole e privati, viaggia molto e nel 2013 presenterà sul palco di Laborde il suo migliore allievo a seguirlo per raccontare la sua storia Leila Guerriero. Una storia semplice è un reportage dettagliato di un festival ma anche una storia emozionante di vita vera. Narrato dal punto di vista giornalistico, questo romanzo dà spazio anche alla voce, alle emozioni dei ballerini e delle loro famiglie pronte a tutto per coltivare la passione dei figli e portare avanti un’antica tradizione che comporta amore e sacrificio. Leila Guerriero in questo romanzo dimostra che non c’è bisogno di ricorrere alla finzione e alla fantasia per costruire storie che hanno dell’ incredibile eppure sono vere, come questa di un danzatore gaucho di malambo che come un gladiatore entra “nella fossa dei leoni” con enorme bravura, destrezza e coraggio e incanta il pubblico.

Milena Privitera



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