SUL BUFALO D’ACQUA
di
Alessandro Fort
Titolo: Sul bufalo d'acqua Autore: Alessandro Fort Editore: Altromondo
Pagine: 400
LA TRAMA Il protagonista, un docente dell’Università di Venezia, il giorno del suo compleanno si ferma a guardare uno stormo di rondini e per la prima volta prova il desiderio di avere le ali. Inizia valutare la propria esistenza e percepisce un sottile senso di insoddisfazione. in occasione Un viaggio di lavoro sarà per lui l’occasione per ritrovarsi a fare una cosa assurda: andarsene. Comincia così un viaggio molto articolato che lo porterà a fare cose per lui inimmaginabili, un viaggio durante il quale affronterà le sue paure e realizzerà cose che prima non aveva potuto fare. Condividerà la povera abitazione di una famiglia alle prese con la sola, fondamentale necessità: sopravvivere, in un mondo immerso nella polvere del carbone. Nell’intreccio di molteplici personaggi, accomunati da grandi ideali frustrati dal mutare degli eventi, conoscerà una sorprendente quanto ruvida donna anziana custode di un segreto che viene dal passato. In un’improvvisa accelerazione degli eventi, il protagonista precipita in situazioni nelle quali perderà il controllo, e si ritroverà a fare cose che prima non avrebbe mai osato nemmeno immaginare. L’avventura è reale in tutta la sua cruda intensità e quel che poteva sembrare impossibile diventa drammaticamente naturale. Grazie all’ennesimo incontro casuale, il protagonista procederà lungo il nuovo cammino alla scoperta della vera essenza delle cose. Recupererà il suo passato, sconfiggendo finalmente l’ultima delle sue paure. Solo allora potrà tornare indietro, al punto di partenza del lungo ed inaspettato peregrinare, affidandosi però alla volontà del suo ultimo compagno di viaggio, un grosso bufalo d’acqua.
DAL PROLOGO

Temporale - Foto di Patrizia Ferraro
“Quando sento arrivare il temporale, mi torna tutto alla memoria. Talvolta mi sorge il dubbio di aver sognato, ma i ricordi sono troppo vivi per considerarli un’invenzione della mente. E poi c’è il bufalo. Lo vedo avanzare annusando ogni dettaglio del terreno, fiatando lentamente come se fosse il suo ultimo respiro. In quei momenti era soltanto un quadrupede, non potevo immaginare che mi avrebbe condotto a tornare da dove ero partito.”
Intervista e recensione a cura di Patrizia Ferraro RECENSIONE Il romanzo è la storia di una fuga da se stessi, da una vita fatta di cose banali. Camminare senza una meta sarà per il protagonista motivo per trovare finalmente un significato alla propria esistenza ed avvicinarsi gradualmente alla felicità. Il lavoro, la compagna che dovrà sposare, le preoccupazioni quotidiane diventano insopportabili: è come se il personaggio si sentisse soffocare e si accorgesse che tutto ciò non ha più significato per lui. Leggendo la prima parte anche il lettore percepisce questo senso di insofferenza, di noia fino a identificarsi e desiderare di cambiare vita. L’autore ha saputo descrivere personaggi, situazioni e dialoghi che trasmettono vere emozioni al lettore.

Il viandante perduto - Foto di Patrizia Ferraro
Le cinque parti, ciascuna con un titolo, rappresentano il percorso seguito da questo uomo qualunque che, suo malgrado, si ritrova a vivere esperienze eccezionali, anche molto negative e legate alla sopravvivenza: Il viandante perduto, Senza tempo, Sospesi, Confini, Senza fine, parole che racchiudono tutto il significato dello svolgersi della storia.
Le ambientazioni sono molto diversificate e, nel loro semplice fascino, coinvolgono il lettore fino a spingerlo a chiedersi che cosa avrebbe fatto lui al suo posto. La lettura può essere fatta su due piani, l’uno della storia, l’altro dei riferimenti filosofici sottointesi. Per questo motivo il titolo lo si deve all’incontro del protagonista con un bufalo, il suo compagno di viaggio nella parte finale. Il bufalo d’acqua è impiegato nelle risaie in quanto dotato di una particolare conformazione degli zoccoli che gli permettono di non affondare troppo nel fango. Ma riconoscendo l’altra lettura, quella filosofica, se ne comprenderà ulteriormente il significato. Lo stile della scrittura, scorrevole e originale, curato nei minimi particolari, fa di questo romanzo un libro della moderna letteratura che si rifà a quella esistenzialista. Dalla magia delle calli veneziane, attraverso la malinconica consapevolezza di non riuscire a liberarsi delle proprie abitudini, sino al fascino di un paese sconosciuto: così comincia il viaggio del protagonista. Ma quel che lo aspetta non è per lui una sorpresa, in cuor suo ha già intuito che alla fine di un viaggio, nessuno è uguale a com’era prima.
L’INTERVISTA

Presentazione - Foro dal sito http://salottoletterario.xoom.it/
Benvenuto su questo sito dedicato ai libri e grazie di aver accettato l’intervista. Ho molte cose da chiederti perché il titolo sicuramente incuriosisce: la fuga sembra essere uno dei temi salienti del romanzo. Sì, la fuga rappresenta la condizione attraverso la quale il protagonista evade da se stesso e dalla propria vita, ma lo fa in una maniera semplice, che tutti potrebbero imitare e, per questo, temere. Si ritrova nel bel mezzo di un temporale e semplicemente si mette a fare un passo dopo un altro, e poi un altro ancora. Non si rende quasi conto di quello che stanno facendo le sue gambe e si scopre in un’altra vita senza volerlo, senza capire.
La storia comincia dunque a Venezia, per quale motivo lo hai ambientato proprio lì? Intanto volevo dare una dimensione grande alla storia, Venezia inoltre è la città dei miei genitori, l’ho visitata parecchie volte… è parte della mia vita e inoltre, il lettore lo capirà, c’è un evidente collegamento storico fra questa città e il paese dove il protagonista si perde.

Scorci di Venezia - Foto di Patrizia Ferraro
La storia è arricchita da una molteplicità di personaggi: quali di questi ti è più piaciuto far vivere e quale invece ti ha creato dei problemi? Il personaggio credo meglio riuscito, penso sia l’anziana Mei, una donna forte, ma allo stesso tempo con un buon cuore alle prese fra la nostalgia del passato e la paura della morte. Il personaggio che meno mi è piaciuto è stato non uno, ma due, due amici dediti alle piccole rapine in strada. Non mi piace molto descrivere i personaggi negativi.
Quanto di te troviamo nel protagonista? Come diceva Fluabert a proposito del suo personaggio principale, “Madame Bovary c’est moi”, quindi credo ci sia la mia personalità in buona parte del protagonista, anche se comunque predomina la dimensione dell’essere un romanzo. Molte delle cose che lui fa, io non le ho mai fatte e nemmeno desiderate.
C’è un particolare momento della giornata in cui trovi l’ispirazione migliore per scrivere? Indubbiamente le sera. E’ con l’arrivo della notte che i personaggi ritornano e cominciano a muoversi da soli, io non invento nulla, mi limito a descrivere quello che fanno e che dicono.
Si dice che gli artisti, compresi gli scrittori, sono personaggi con le loro stranezze e sono proprio queste che li rendono degli artisti. Ti senti anche tu un po’ fuori dai canoni? Mi sento un po’ estraneo ai canoni dei normali romanzi tipicamente italiani, fatti di personaggi spesso perdenti oppure intrappolati in argomenti un tantino frivoli quali i tradimenti, i fatterelli di piccoli paesi di provincia o le descrizioni di vite sostanzialmente comuni e dunque, mi azzardo a dire, inutili. Sul piano personale, beh, forse un po’ strano lo sono, ma da dentro non si vede così tanto come probabilmente si percepisce dall’esterno.
Come nasce l’idea di un romanzo? Alla base di un impegno faticoso e senza alcun corrispettivo economico, com’è quello di scrivere un libro da parte di un autore sconosciuto, ci deve essere una passione, una passione naturalmente abbinata alla voglia di dire qualcosa. Io credo fermamente che un qualunque scritto, sia esso un racconto, un articolo o un libro, debba innanzitutto esprimere qualcosa del suo autore. Avevo voglia di dire delle cose e di dare spazio alla mia fantasia.

In questi ultimi anni, si è moltiplicata la produzione di libri di ogni genere, cosa ne pensi? Le migliaia di libri pubblicati ogni giorno sono caratterizzati da stili insignificanti, privi di quel minimo coraggio stilistico che invece dovrebbe caratterizzare un testo, si sviluppano attorno a paesetti come se lo scrittore italiano avesse il timore di proporre storie grandi (quasi fosse un diritto esclusivo degli autori americani) e inoltre si limitano a rimestare in patetici sentimentalismi, tradimenti e sesso a tutti i costi o protagonisti inevitabilmente perdenti e passivi. Credo di essermi ribellato a questi cliché e di aver presentato una storia con qualcosa da dire, anche sul piano storico, oltre che filosofico. Ma, al di là della storia e dei contenuti, ho curato il romanzo anche nei dettagli.
C’è qualche autore attuale o del passato cui ti ispiri? Pur avendo una mia personale simpatia per la poesia di Leopardi, mi sono accorto di apprezzare molto lo stile preciso di Pirandello. Fra gli autori attuali non trovo un nome che mi colpisce.
Per il futuro, che cosa pensi di scrivere? Scrivere costringe ad attingere a ciò che si ha dentro e con il Bufalo d’acqua ho attinto parecchio. Diciamo che ora sto risistemando il mio interiore, in attesa di ritrovare la nuova ispirazione, che a dire la verità, in parte, si sta lentamente formando. Di certo, se ne riparlerà fra qualche anno.
Ci puoi anticipare qualcosa? Posso solo anticipare che la storia sarà più lunga e comunque si concentrerà su altri temi a me cari e che non sono stati trattati nel romanzo pubblicato.
Rimaniamo allora in attesa di questa tua nuova fatica e ti auguriamo buon lavoro. Grazie e naturalmente un grazie sincero ai miei lettori che un po’ alla volta stanno aumentando, grazie ancora a tutti anche per avermi data l’opportunità di farmi conoscere ulteriormente.
L’AUTORE

CONTATTI http://salottoletterario.xoom.it [email protected] [email protected]
Alessandro Fort e Salotto Letterario sono anche su Facebook
INCONTRI CON L’AUTORE “Sul bufalo d’acqua” è stato presentato a Udine alla Libreria Moderna e a Mestre alla Libreria del Centro (novembre e dicembre 2010)
Le prossime presentazioni:
LIBRERIA BORSATTI, TRIESTE – Sabato 26 febbraio 2011alle ore 17.30 LIBRERIA CANOVA, TREVISO – Venerdì 18 marzo 2011 alle ore 19.00