Autore: Sante Bandirali
Editore: Uroboros
ISBN: 9788890528583
Numero pagine: 148
Prezzo: € 11,00
Voto:
Trama:
Un disastro, nell’accezione più comune del termine, è una sciagura, una disgrazia di notevoli proporzioni che arreca gravi danni alle cose e alle persone. Più in generale un disastro è un danno rilevante e spesso irrimediabile. Se è economico si parla di fallimento, bancarotta, rovina, dissesto. Per estensione la parola può significare disordine, grande confusione, o ancora pasticcio, guaio. Tutti i sinonimi di disastro possono essere applicati in senso figurato alla condizione umana.
Di piccoli e grandi disastri si narra nei quindici racconti di EAN 13. Ci sono i disastri del cuore – amori mai sbocciati o non corrisposti, speranze disattese e amori contrastati – e i disastri della vita coniugale; i disastri della guerra e quelli esistenziali. Talvolta il disastro può essere evitato, oppure si verifica un capovolgimento e il danno apparente ha invece conseguenze positive.
L’ironia è la cifra stilistica che accomuna la maggior parte dei testi. In alcuni è un’ironia sottile, leggera, in altri più cattiva. Infine, soprattutto, nei racconti di Sante Bandirali c’è la scrittura. Una prosa nitida, precisa, di grande scorrevolezza, che con levità ci porta da una storia all’altra, fino all’ultima pagina. E quando chiudiamo il libro ci sorprendiamo che sia già finito, e restiamo con il desiderio di leggere ancora.
Recensione:
Trama interessante e accattivante, soprattutto nell’ultima riga. Un libro che si presenta promettendo di lasciare il lettore soddisfatto e con il desiderio di leggere ancora dà un’idea di sicurezza di sé che può svilupparsi in due modi: se la trama regge, è una prova di autoconsapevolezza non indifferente; ma basta poco per cambiare giudizio, e in questo caso una frase del genere assume toni fin troppo autocelebrativi.
Purtroppo quest’ultimo è stato il caso in questione.
In un’antologia, come già detto in una recensione precedente, è normale avere stili diversi nel rispetto dell’eterogeneità degli autori; sta alla cura di grafici ed editori uniformare le norme stilistiche per dare coerenza all’intera opera. Quindi, in una raccolta di racconti di un solo autore sarebbe lecito aspettarsi già in partenza una certa continuità anche solo a livello visivo.
In questo libro manca del tutto l’ordine. Spiccano due soli racconti ben architettati, mentre tutti gli altri spariscono in un groviglio di scene incomplete, punteggiature che saltano (addirittura alcuni dialoghi non sono introdotti da alcun segno grafico) e un intero brano strutturato come un copione teatrale ma spacciato per narrativa. Qua e là spicca qualche tocco di genialità, come la scelta grafica di rappresentare l’annullamento di una persona con le parole che sfumano dal nero al grigio fino a dissolversi nella pagina bianca, ma l’altro piatto della bilancia rimane decisamente più pieno, ulteriormente appesantito anche da un certo numero di errori anche grammaticali su cui non si può sorvolare.
È un peccato, dato che in alcuni casi l’autore dà prova di un certo talento, che ci siano stati così tanti punti negativi. Il racconto di apertura, per esempio, offre al lettore lo spaccato di vita di una persona sola e fantasiosa, che contempla un amore impossibile come dietro un muro di vetro infrangibile e ciononostante ha il coraggio di escogitare un piano brillante per tentare di avvicinare l’oggetto del desiderio. Qui i personaggi sono ben delineati nella loro rassicurante quotidianità, scene del genere non sono senz’altro nuove per la maggior parte della gente, e più di un lettore probabilmente potrebbe riconoscersi in loro.
In definitiva, un’opera con un buon potenziale che però non è stato sviluppato, e una delusione per chi si aspettava di veder mantenuta la promessa accennata nella trama.