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Recensione ed Intervista “Non passare per il sangue” di Eduardo Savarese

Creato il 03 aprile 2013 da Wsf

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196571_147427068734371_386334344_n Eduardo Savarese nasce nel 1979, vive a Napoli ed è un Magistrato e studioso di diritto internazionale. Con i suoi racconti è presente nelle raccolte La città difficile (Ippogrifo 2006), Fughe ed altri racconti (Giulio Perrone 2009), Un tappo nelle nuvole ed altri racconti (AMP 2007).
Nel 2010 è stato finalista al premio Italo Calvino segnalato dalla giuria con il suo romanzo L’amore assente, da cui verrà rielaborato Non passare per il sangue, pubblicato da edizioni e/o nella Collezione Sabot/age.

Non passare per il sangue è un romanzo che si muove attorno ad una relazione omosessuale. Luca, un ufficiale dell’esercito italiano, si ritrova a dover confrontarsi con Agar (nonna del defunto compagno), che non è direttamente a conoscenza del rapporto amoroso che c’era tra loro due.
In seguito ad una serie di rivelazione entrambi rendono afferrabile la figura dell’ormai scomparso Marcello. Sebbene la notizia delle tendenze omosessuali sconvolga l’anziana (che considererà questo tipo d’amore “contro natura”), non riuscirà a scalfirla del tutto, infatti, a causa delle problematiche che l’hanno accompagnata nella vita (come quella di avere un solo polmone e di essere sterile) tende ad imporsi con molta forza nei confronti di chiunque.
Luca ad un certo punto, non riuscendo più a sopportare il comportamento di Agar inizierà a scontrarsi frontalmente con lei.

 È un romanzo che permette di conoscere i personaggi nella loro pienezza grazie ai loro comportamenti, alle storie che raccontano e al modo in cui le raccontano. È ambientato in uno scenario molto vicino a noi, quello della guerra in Afghanistan.
Non sono pochi i colpi di scena “visivi” che accompagnano alcune scene del racconto.

Abbiamo avuto il piacere di intervistare l’autore.

Quali sono le sensazioni e i pensieri che hanno accompagnato la scrittura di questo testo?

Le sensazioni principali riguardano i ricordi, dell’infanzia  e dell’adolescenza: le voci, le frasi sussurrate o gridate, i colori, gli abiti, le immagini delle fotografie. I pensieri … c’era un pensiero ricorrente, quello di creare una struttura narrativa complessiva, perché a più livelli di spazio e di tempo, ma al contempo semplice, trasparente, essenziale.  Una struttura dove comunicassero generazioni diverse e si confrontassero guerre diverse.

Qual è il principale messaggio che hai voluto comunicare?

La fecondità delle relazioni non si esaurisce nei legami di sangue. E la ricerca di questa fecondità attiene sempre, profondamente, alla realizzazione di ciò che siamo e di ciò che siamo chiamati ad essere.

Cosa t’è rimasto e ti accompagnerà di quest’opera?

Le reazioni commosse di molti lettori. E il coraggio di aver ricostruito e dato un senso ad una trama ricca e non facile di relazioni dentro la famiglia, la mia famiglia, in primo luogo, e la “Famiglia”, in generale, cioè come struttura universale dove si combattono le battaglie peggiori e si consumano i silenzi più omertosi.


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