Titolo: Essere Melvin. Tra finzione e realtà
Autore: Vittorio De Agrò
Editore: self publishing
Pagine: 420
Prezzo cartcaeo: 10, 50
Prezzo Ebook: 0,99
Disponibile qui
Descrizione:
Essere Melvin è per un
verso la storia di un cavaliere temerario che deriva la sua audacia da un
rapporto con la realtà tutto trasfigurato dalla finzione; per altro verso è la storia di una vendetta lungamente preparata e
macchinosamente architettata. Dirò di più: il libro stesso è una gigantesca
rivalsa, non contro qualcuno in particolare, ma contro la misura colma delle
frustrazioni e delle delusioni, contro una vita che somiglia troppo poco a
quella sognata. Un romanzo d’avventure, dunque? Certo. Purché il lettore sia
avvertito che le terre di conquista sono tutte interiori, e che l’eroe era ben
poco equipaggiato ad affrontare i mostri, i draghi, gli stregoni e i briganti
che non sospettava di nascondere in sé. Melvin è una storia vera. (Dalla
prefazione di Guido Vitiello).
L'autore:
Vittorio De Agrò è nato in Sicilia, ma vive a Roma dal
1989. È un proprietario terriero e d’immobili.
Dopo aver ottenuto la maturità classica nel 1995, ha gestito i beni e l’azienda
agrumicola di famiglia fino al dicembre 2012. Nel Gennaio 2013 ha aperto il
blog: ilritornodimelvin.wordpress.com che è stato letto da 13000 persone e
visitato da 57 paesi nei 5 continenti.
“Essere
Melvin” è il suo primo romanzo. Nel 2014 produrrà un corto ispirato al
libro.
La mia recensione:
La personale odissea di un ragazzo
alla ricerca della sua dimensione nel mondo: il romanzo di cui sto per parlarvi è, è
in parte, questo. È l’autobiografia di un essere sensibile, forse troppo per la
realtà che lo circonda, è la cronaca di un’estenuante battaglia per la
conquista della propria identità. Una
storia di dolore, morte e rinascita, estremamente singolare ma che reca in sé
tracce di universalità.
Melvin sceglie di raccontarsi
mettendo a nudo l’anima; lo fa accogliendoci nell’intimità della stanza in cui
si svolgono le sedute con il suo psichiatra, lo Splendente. È dunque attraverso
un dialogo schietto, privo di filtri quanto sofferto, che si delineano i
contorni di una vita, assai dissimile da quella sognata, una vita oscurata
dall’ombra della follia.
In principio è la storia di un
bambino come tanti, amato, probabilmente
in modo soffocante e sbagliato, da due genitori che già lo immaginano adulto, perfettamente
aderente al modello che hanno prefigurato per lui.
Il padre lo vorrebbe playboy; la
madre laureato e con un posto fisso.
Melvin non è tagliato per essere né
l’uno né l’altro. Le donne lo inibiscono, se non nella sua fantasia, e di studiare non ha voglia.
Si sforza di essere ciò che i suoi
vorrebbero ma colleziona un fallimento dopo l’altro e, quando il padre muore
prematuramente, gli rimane il senso di colpa per averlo deluso. È solo l’inizio
di un lungo percorso in discesa. Il senso di inadeguatezza sviluppato nei
confronti della figura paterna, accompagnerà Melvin lungo tutto il suo cammino,
marchierà a fuoco il suo rapporto con l’altro sesso e con la realtà in senso
lato inducendolo a comportamenti sempre più patologici che lo condurranno
sull’orlo di un baratro.
La sua risposta a una realtà per cui
non si sente all’altezza, sarà la fuga in un mondo immaginario, alimentato
dall’universo patinato delle fiction televisive, per cui nutre una smodata
passione, e dal nido virtuale offertogli dal web.
Vivrà in bilico, Melvin, fino a che
non perderà di vista il confine e si riscoprirà spaccato in due.
Il suo è il racconto, quasi surreale,
di una realtà continuamente trasfigurata dalla finzione in un eterno
sovrapporsi di avvenimenti reali e interpretazioni distorte degli stessi. Melvin
finisce per vivere la sua stessa vita come fosse una fiction nella quale gioca
a interpretare diversi ruoli, a fingersi quello che non è. Intesse relazioni
virtuali, vive intense storie d’amore nella sua testa e si scontra puntualmente
con le stesse delusioni ogni volta che esce fuori dal guscio delle sue fantasie.
Flavia, Ambrosia, Caterina,
l’Aspirante… tante sono le donne protagoniste delle fiabe d’amore che si
racconta. Sono donne reali, vicine eppure irraggiungibili per un ragazzo che
non riesce a scendere a patti con la possibilità concreta di essere amato.
Qualcosa è cambiato, è il titolo della fiction che segue con ardore mentre nella sua vita,
quasi per ironia della sorte, niente
cambia mai perché Melvin è intrappolato nel terribile meccanismo della coazione
a ripetere.
Ci si stupisce e ci si commuove leggendo,
e allo stesso tempo si entra in forte empatia con il protagonista. Nonostante
le sue stranezze e la sua patologia, a tratti, ci si rispecchia persino nel suo
disagio. Sì, perché essere Melvin non è da tutti, ma il senso di inadeguatezza,
il timore di deludere le aspettative di chi ci ama, la schizofrenia di una
società in cui la linea di demarcazione tra reale e virtuale è sempre più
labile, sono difficoltà con cui più o meno tutti, sebbene in misura diversa, ci
ritroviamo a fare i conti.
Scendere a patti con la realtà e con
il dolore di crescere è un’esperienza difficile per tutti. C’è chi è più forte
e ne esce indenne, ma c’è anche chi si rivela più fragile. In tal caso, la
conquista della propria identità può trasformarsi in un’impresa epica, come per
Melvin che, quasi fosse un Don Chisciotte dei tempi moderni, si ritrova a
combattere con i suoi mostri (file), immaginari, ma non meno pericolosi di
quelli in carne e ossa.
Un romanzo insolito, coinvolgente e
coraggioso, che ci offre con onestà una difficile esperienza di vita realmente
vissuta e, nello stesso tempo ci regala la speranza, mostrandoci come sia
possibile rialzarsi dopo aver toccato il fondo, come si possa combattere con
dignità e fierezza l’incubo della malattia psichica, non solo con un aiuto
medico adeguato, ma soprattutto con l’ausilio della propria volontà.